Archivi del mese: gennaio 2011

Demand Media

Demand Media, start up dedicata alla creazione e diffusione di contenuti, al suo esordio in borsa a metà della scorsa settimana, ha ottenuto una valutazione superiore a quella del New York Times.

Al riguardo, Search Engine Land ha effettuato una simulazione, prendendo ad esempio proprio il quotidiano statunitense, di come cambierebbe la pagina di un giornale se si basasse esclusivamente sulla domanda dell’utenza rilevandone interessi e gusti attraverso algoritmi, tag e ricerche sui motori.

Si evidenzia fondamentalmente come si verificherebbe un’appiattimento generale a causa della carenza di contenuti originali.

Per quanto mi riguarda non è certamente questo il giornalismo del futuro.

Giornalismo è “testa e cuore”, capacità di selezionare ed elaborare informazioni con passione ed etica professionale, utilizzando tutti i mezzi e le tecnologie come supporto, integrazione al lavoro non come sostituzione.  Non ho dubbi.

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Update. Per approfondire: Good news for journalism: no way is Demand Media really worth more than the New York Times

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Mappatura della Crisi Egiziana

The CrisisMapper ha condiviso su Twitter diverse mappe della rivolta egiziana in corso nell’ultima settimana, lista alla quale ho aggiunto quanto trovato dal sottoscrittto per fornire un elenco il più completo possibile.

Cliccando sulle immagini, sugli screenshot, avrete accesso alle mappe interattive originali sotto riportate.

Per chi volesse approfondire il tema del “crisis mapping”, della mappatura delle crisi, credo che il sito dell’ Harvard Humanitarian Initiative sia il punto di partenza ideale.

Esri, impresa privata statunitense che fornisce sistemi d’informazione geografica, ha realizzato quella che, a mio avviso, è probabilmente la più interessante tra  tutte poichè integra la localizzazione dei video caricati su YouTube, le foto condivise su Flickr e, naturalmente, i teewts.  La realizzazione rappresenta anche un’ottimo esempio indubbiamente di come dimostrare il proprio expertise in ambito social.

ANHRI, The Arabic Network for Human Rights, fonte informativa da seguire in questi giorni, ha realizzato la Jan 25th CrowdMap. Mappa che, come suggerisce il nome, viene aggiornata grazie ai contributi degli utenti.

Il Guardian pubblica una mappa generale che visualizza i punti e i momenti della rivolta in tutta la penisola araba ed il dettaglio di quelli in Egitto.

Anche le edizioni online del Los Angeles Times e del New York Times hanno prodotto la loro versione delle mappe della crisi in corso.

[Via]

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Nilometro

Il tentativo del governo egiziano di ingabbiare, di bloccare qualunque contatto con il mondo oscurando la rete non funziona.

Lo testimonia l’ampissima documentazione video e fotografica, disponibile nonostante la censura, raccolta da The Lede, blog del NYT dedicato alle notizie internazionali.

Il Nilometro, colonna a gradi chiusa in una sorta di tempietto e custodita dal governo per misurare l’escrescenza del Nilo, torna d’attualità nella definizione di ben altre piene . Quelle delle persone, mostrate nel video, che chiedono a gran voce il rispetto dei loro diritti umani.

The tweets must flow!

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Ipad is Iconic

eMarketer ha pubblicato la sintesi dei risultati di una ricerca comparativa sull’efficacia della pubblicità su iPad rispetto alla stampa. Dall’indagine emergerebbe una netta supremazia del tablet Apple in tutti i parametri considerati, ad esclusione dell’intenzione d’acquisto, rispetto agli annunci pubblicati a mezzo stampa.

Non avendo i dati completi della ricerca è difficile valutare approfonditamente quanto affermato, ma sorgono dei dubbi rispetto a risultati “sponsorizzati”.

In primis non ritengo metodologicamente corretto il paragone tra un mezzo interattivo e dinamico ed uno statico, manca inoltre il dato sulla memorabilità degli annunci che tutti sanno essere fondamentale.

I risultati inoltre, stridono con quelli di altre indagini e sono in contraddizione con il recentissimo lancio di Ongo, prodotto editoriale digitale a pagamento il cui plus è nell’assenza di pubblicità.

Intanto Apple ha lanciato il nuovo spot per la campagna pubblicitaria caratterizzata da immagine iconiche, a cominciare da quella di Marilyn Monroe, ed il claim, appunto, “iPad is Iconic”. Che anche l’indagine possa essere parte della strategia di comunicazione dell’azienda è un dubbio che attendo venga smentito.

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Buio

Dalla mezzanotte, anche se i media ufficiali italiani non riportano ancora la notizia, il Governo Egiziano ha ordinato a tutte le compagnie telefoniche, ai service providers, di chiudere completamente tutte le connessioni internet internazionali escludendo, con una decisione senza precedenti, per qualsiasi attività, banche, scuole e perfino uffici governativi, la possibilità di collegarsi alla rete dall’Egitto.

Nella mia rubrica dell’Indro, stamane si approfondisce “la Twitter revolution” con un’ analisi del ruolo della rete, dei social media e social networks nella rivolta araba in atto, dati e considerazioni.

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La Verifica delle Informazioni Online

Ai tempi di internet il confine tra vero e verosimile può facilmente essere sorpassato dando origine alla diffusione di informazioni errate, non veritiere.

Dal caso di Tiger Woods alla presunta morte di Owen Wilson, complice troppo spesso la priorità data alla tempestività rispetto alla qualità dell’informazione, i casi di “bufale” anche da parte di media autorevoli non sono davvero mancati.

Anche la costruzione di notizie costruite ad hoc per creare buzz intorno ad un marchio, un prodotto, sono una realtà che il caso di Klaus Davi ha evidenziato.

D’attualità ed interesse dunque la mappa realizzata da Online Journalism come strumento, guida, dei criteri da seguire per la verifica delle informazioni online.

Suddivisa in tre aree principali: contenuto, contesto e codice, suggerisce quelli che possono essere gli elementi basici da seguire per la verifica delle notizie prima della loro diffusione.

Come ricordava pochi giorni fa Arthur Sulzberger, Direttore del NYT, “Le menzogne sul web si diffondono molto più rapidamente della verita”, è indubbiamente anche questo un ulteriore criterio generale da ricordare per i giornalisti e per tutti coloro che desiderano fare informazione con serietà.

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Dal Quadrato al Triangolo

Edelman ha pubblicato i risultati generali dell’undicesima edizione del Trust Barometer. La ricerca ha coinvolto oltre 5mila individui in 23 nazioni diverse del mondo, Italia inclusa, analizzando il livello di fiducia nei confronti di imprese, istituzioni e media.

Il rapporto indica chiaramente come nei paesi maggiormente sviluppati economicamente, tra i quali l’Italia, vi sia il maggior tasso di sfiducia nei mainstream media. In particolare riferimento al nostro paese emerge come circa la metà della popolazione [il 45%] non nutra fiducia in quanto viene riportato dai mezzi di comunicazione di massa.

Complessivamente, tra i settori analizzati, i media hanno lo scoring tra i più bassi, appena al di sopra di assicurazioni, banche e servizi finanziari, con una percentuale del 52% di individui che ha fiducia in quanto viene riportato.

L’Indagine evidenzia come i fattori qualificanti per la reputazione aziendale siano l’alta qualità dei prodotti o servizi e trasparenza ed onestà,  elementi che, visti i risultati, non vengono riconosciuti ai media.

Come fonte per la ricerca di notizie ed informazioni sulle imprese al primo posto figurano i motori di ricerca ed al secondo le news online, stampa e pubblicazioni periodiche si collocano solamente al terzo posto con una percentuale del 15% dei casi.

Il panorama attuale dei media e lo scetticismo di cui è contonato richiedono molteplicità di voci e canali di comunicazione.

Le regole ed i criteri sui quali si fonda l’attribuzione di fiducia si sono evolute, trasformando la mappa degli elementi che la compongono, dal quadrato del passato all’attuale triangolo, come illustra la figura sottostante.

Il problema dei media non risiede nel web e nella perdita di redditività che ne consegue ma nella mancanza di relazione e fiducia con i pubblici di riferimento. Sarebbe bene avere il coraggio di ammetterlo ed intervenire prontamente invece di continuare a girarci intorno.

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Il Valore di una Intervista

El Pais, nell’ennesima sintesi su quali siano le pietose condizioni in cui versa il nostro paese, pubblica un box che quantifica il valore di un’intervista a Karima El Mahroug [aka Ruby Rubacuori] secondo le tariffazioni che il fidanzato-pr manager definisce. Secondo quanto riportato, esiste, e viene corrisposta, una specifica quantificazione del valore delle dichiarazioni della giovane di origini marocchine che chiede 10mila euro per una presenza televisiva e 5mila per una a mezzo stampa di solo testo; la presenza di immagini o video per l’edizione online della pubblicazione la rende assimilabile a quella televisiva riportandone la quotazione ai medesimi 10mila di quella per il piccolo schermo.

Contemporaneamente The Economist ha pubblicato una sintesi dello stato dell’informazione  nella Corea del Nord, citando il caso del Rimjingang unica pubblicazione indipendente che sfugge alla censura del regime totalitario di quella nazione.

I reporters del Rimjingang sono stati specificatamente addestrati all’estero  sulle tecniche di “undercover reporting” per poter realizzare il loro lavoro senza essere scoperti, pena la certezza della condanna a morte in tal caso.

Gli articoli, i reportage vengono contrabbandati all’interno di memory stick o trasmessi grazie all’utilizzo di telefonini cinesi che ricevono il segnale anche al di là della frontiera coreana; ultimamente vengono utilizzati anche dei telefoni satellitari che sono a minor rischio di intercettazione. Il risultato è esemplificato nel video sottoriportato pubblicato a fine 2010 dal Telegraph.

La differenza tra chi si fa una vita rilasciando interviste e chi la rischia per raccoglierle ne stabilisce indiscutibilmente il valore segnando il confine tra gossip e informazione.

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Attrarre l’Attenzione dell’Utenza

Nella mia rubrica all’interno dell’Indro, oggi si analizzano le implicazioni di uno studio che demolisce il valore dei testimonials nella comunicazione pubblicitaria. Ennesima conferma della necessità di rovesciare i paradigmi nella relazione tra imprese e pubblici di riferimento.

Al tempo stesso, Yahoo presenta i risultati di una ricerca che rivela come l’86% di coloro che utilizzano internet in mobilità siano impegnati in altre attività, prevalentemente non collegate, mentre guardano la televisione.

Segnali forti della concretezza del messaggio di David Scott Meerman che nel suo libro, tradotto in 26 lingue, <<The New Rules of Marketing & PR>>, suggeriva ai marketers di “earn their way in”.

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L’Importanza della User Experience

Foursquare, attualmente la più nota applicazione di geolocalizzazione, annuncia una crescita del 3400% [si avete letto bene] nel 2010 ed il raggiungimento la scorsa settimana  della ragguardevole cifra di sei milioni di utenti che utilizzano questo sistema condivisione.

La lezione da trarre da quello che ormai è un successo indiscutibile si basa su due capisaldi:

  • Il meccanismo legato al gioco ed al riconoscimento di premi è vincente.
  • La user experience, l’esperienza fatta dagli utenti durante l’utilizzo, è fattore discriminante di estrema rilevanza. Non bisogna mai progettare architetture che risultino troppo complesse da utilizzare.

Obiettivi quali community e coinvolgimento, termini ampiamente usati ed abusati di questi tempi, non possono prescindere da questi fattori.

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