Archivi del mese: febbraio 2010

Passaggi & Paesaggi [3]

“Immaginate che un essere umano [potete immaginare di essere voi] sia stato sottoposto ad un’operazione da parte di uno scienziato malvagio. Il cervello di quella persona [il vostro cervello] è stato rimosso dal corpo e messo in un’ampolla piena di sostanze chimiche che lo tengono in vita. Le terminazioni nervose sono state connesse ad un computer superscientifico che fa sì che la persona a cui appartiene il cervello abbia l’illusione che tutto sia perfettamente normale. Sembra che ci siano persone, oggetti, il cielo ecc…ma in realtà l’esperienza della persona [la vostra esperienza] è in tutto e per tutto il risultato degli impulsi elettronici che viaggiano dal computer alle terminazioni nervose.

Il computer è così abile che se la persona cerca di alzare il braccio la risposta del computer farà sì che <<veda>> e <<senta>> il braccio che si alza. Inoltre, variando il programma lo scienziato malvagio può far sì che la vittima <<esperisca>> [ovvero allucini] qualsiasi situazione o ambiente lo scienziato voglia. Può anche offuscare il ricordo dell’operazione al cervello, in modo che la vittima abbia l’impressione di essere sempre stata in quell’ambiente. […..]

Potremmo anche immaginare che tutti gli esseri umani…siano cervelli in un’ampolla. Naturalmente lo scienziato malvagio dovrebbe trovarsi al di fuori. Dovrebbe? Magari non esiste nessuno scienziato malvagio; magari l’universo…consiste solo in macchinari automatici che badano a un’ampolla piena di cervelli. Supponiamo che il macchinario automatico sia stato programmato per dare a tutti noi un’allucinazione collettiva….Quando sembra a me di star parlando a voi, sembra a voi di star ascoltando le mie parole. Naturalmente le mie parole non giungono per davvero alle vostre orecchie, dato che non avete [vere] orecchie, né io ho una vera bocca e una vera lingua. Invece, quando produco le mie parole quel che succede è che gli impulsi efferenti viaggiano dal mio cervello al computer, che fa sì che io <<senta>> la mia stessa voce che dice quelle parole e <<senta>> la lingua muoversi, ecc., e che anche voi <<udiate>> le mie parole e mi <<vediate>> parlare, ecc.

In questo caso, in un certo senso io e voi siamo davvero in comunicazione. Io non mi inganno sulla vostra esistenza reale, ma solo sull’esistenza del vostro corpo e del mondo esterno, cervelli esclusi”

H.Putnam – Brains in a Vat

Passaggi & Paesaggi 1

Passaggi & Paesaggi 2

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La resa dei conti

In tempi di crisi qualunque buon gestore di una impresa sa che il risparmio sui costi è la leva fondamentale per reggere l’impatto del periodo congiunturale sfavorevole.

Come si sente spesso dire, in una battuta, ogni centesimo risparmiato è un centesimo guadagnato.

Nel processo di distribuzione della stampa uno dei costi di maggior rilevanza è rappresentato dall’ìncidenza della resa, la quantità di prodotto invenduto che i punti vendita restituiscono al channel leader [l’editore] che si è fatto carico del rischio commerciale.

Secondo quanto riportato, l’Italia è una delle nazioni maggiormente soggetta a questo fenomeno.  Sulla base dei dati diffusi dalla Federación de Asociaciones Nacionales de Distribuidores de Ediciones, solamente Francia e Spagna avrebbero un’ incidenza superiore a quella registrata per il nostro paese [38,2%]; best performer il Regno Unito con “solamente” il 23,7% di prodotti editoriali resi.

Ovviamente, come in tutte le statistiche, la media nasce da una molteplicità di casistiche che hanno connotazione e peculiarità ben distinte tra loro.

Che da un lato le edicole siano molto frequentemente in rottura di stock delle pubblicazioni “alto vendenti” ed al tempo stesso strabocchino di prodotti editoriali di scarso successo è un fenomeno che persino la semplice visita presso un qualsiasi giornalaio evidenzia a chiunque.

Ciò non toglie che oggettivamente per gli editori in generale, ed ovviamente a maggior ragione nel caso dei quotidiani, le rese del prodotto rappresentino un  grave problema in termini di disefficienza e relativi costi.

Le difficoltà di prevedere con un buon livello di approssimazione il numero di copie vendute, per  consentire, dunque, importanti saving in quest’area di costo,  avrebbero sicuramente un beneficio importante dall’ information communication technology, anche, attraverso l’informatizzazione delle edicole.

In tempi in cui le marginalità lo consentivano,  questo non è avvenuto. Si è preferito concentrare la spesa in ambito produttivo, ricercando maggiore efficienza nel processo di stampa e concentrandosi sulle esigenze delle inserzionisti con il colore.

Oggi questo tema viene, ancora una volta, tralasciato per far fronte a contingenze e non turbare i delicati equilibri sui quali si basa la relazione tra editori e distributori locali.

Superfluo ricordare che la resa dei conti è, ahimè, sempre più prossima.

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Carta straccia: il mercato delle notizie e i giornali del futuro

Il 07 Marzo alle 15.30 presso la Fiera di Padova, nell’ambito di Expogadget 2010, si terrà un workshop [gratuito] sul mercato delle notizie ed i giornali del futuro.

I relatori sono:

Google farà estinguere i giornali? Chi pagherà il lavoro di ricerca e redazione delle notizie? Questi e altri interrogativi verranno spiegati in modo fresco e semplice in questo seminario adatto a tutti, che spiega i meccanismi e i nuovi trend di mercato. Non ce la possiamo più cavare con un: “E’ la stampa bellezza!”

Queste le tematiche rispetto alle quali converseremo insieme a chi vorrà partecipare.

Il programma completo dei tre giorni di seminari abbraccia temi in grado di coinvolgere e soddisfare, mi pare, una variegata composizione di interessi. Tra tutti non posso esimermi dal consigliare quello relativo alle logiche collaborative per le imprese [crowdsourcing] tenuto dall’amico Maurizio Goetz.

Ci vediamo lì.

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Base per Altezza

Gedis è un editore italiano di proprietà dello S.N.A.G. – Confcommercio – uno dei più importanti sindacati dei giornalai italiani.

Secondo quanto viene riportato sul sito web, Gedis ha sviluppato una conoscenza profonda del mercato delle edicole, composto da piccoli imprenditori indipendenti sparsi in tutta Italia, visitati e riforniti settimanalmente dalla rete di distribuzione.

La divisione Gedis Edicola che produce collezionabili in bustina abbinati prevalentemente alle licenze è quella che maggior dinamicità, in termini di numerosità di proposte e capacità di cavalcare la moda del momento, pare dimostrare.

Una delle ultime proposte associa alla possibilità di collezionare minerali e “pietre preziose” elementi di gioco. Rispetto ad altre iniziative non mi pare che il riscontro sia di particolare successo, ma non è questo il punto.

Sono estremamente perplesso rispetto al significato di questa doppia veste che assume uno dei principali sindacati dei giornalai che, da un lato riveste il ruolo di tutelare la categoria e, dall’altro diviene fornitore della stessa.

Il potenziale conflitto d’interessi e la confusione che deriva da questo duplice ruolo traspare nelle dichiarazioni di Armando Abbiati, che non pare brillare per visione strategica rispetto al futuro delle edicole, come testimoniato dalle dichiarazioni rese nell’ultimo editoriale pubblicato sull’ external magazine dello SNAG.

Anche il vantato expertise in termini di conoscenza del settore non sembra avere riscontri oggettivi se si considerano sia i casi più eclatanti che, per restare all’attualità, le realizzazioni cartotecniche degli espositori che ultimamente sono sviluppati sempre più in orizzontale, come testimonia l’immagine sottoriportata.

L’occupazione degli spazi è elemento di fondamentale importanza all’interno di qualsiasi punto vendita, a maggior ragione all’interno delle edicole il cui affollamento è uno dei maggiori problemi da risolvere.

Non sono richieste, a questo livello, competenze straordinarie, bensì la semplice memoria di formule geometriche basiche quali quella per il calcolo della superficie dell’area: bxh.

L’ennesimo segnale di come all’interno del canale edicole sia tutto ancora da fare ed evidenza di come, per restare nelle “formulette”, invertendo i fattori il risultato, ahimè, non cambi essendo, infatti, la base dei giornalai distante dall’altezza dei vertici sindacali.

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Nano Share

Ogni anno i “guerriglieri della comunicazione” si ritrovano a Barcellona al festival The Influencer nel quale per tre giorni vengono illustrate le tecniche di comunicazione, convenzionalmente definite alternative, per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di interesse generale per la collettività quali, ad esempio, il riscaldamento globale o la confisca degli spazi pubblici.

Tra i partecipanti dell’edizione che si è appena conclusa spicca il collettivo italiano Iocose che in quel contesto ha lanciato la sua ultima creazione: SØKKØMB, una ghigliottina in kit facilmente assemblabile, “stile IKEA”, soluzione << low-cost disegnata appositamente per tutti i cittadini interessati nella giustizia fai da te. >>.

Sempre Iocose, parallelamente, ha lanciato il concorso on line NoTube Contest 2010. Come si legge nel regolamento, si tratta di identificare e segnalare il video caricato sulla celebre piattaforma di condivisione dei video che, da un lato, sia il più possibile privo di significato e, dall’altro, non risponda ai criteri più basici della comunicazione sul web quali l’assenza di parole chiave e il collegamento ad un sito web.

Una giuria d’eccezione, composta dall’italiano “Bifo” Berardi, Konrad Becker e Patrick Lichty, giudicherà le segnalazioni pervenute entro il 28 Marzo 2010.

Il concorso, coerentemente con la mission del collettivo, ha l’obiettivo provocatorio, a mio avviso in chiave positiva, di evidenziare i limiti dell’ossessione del numero, degli accessi, dei contenitori tanto ampi quanto potenzialmente insignificanti.

A testimonianza della frammentazione dell’audience, persino in ambito televisivo inizia a farsi largo il concetto di nano share, anche per quello che è considerato il mass media per eccellenza

Gli aspetti sollecitati dal lavoro del collettivo formano dunque parte a pieno titolo del dibattito in corso sul futuro dei media trascurarli perchè espressi provocatoriamente in chiave non convenzionale o apparentemente visionari potrebbe rivelarsi l’ennesimo limite da rimpiangere a posteriori.

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Vivo Morto o X

Nell’epoca della digitalizzazione dei media assistere al percorso inverso è una notizia.

E’ il caso di MilanoX settimanale gratuito che nasce dalle esperienze dell’omonimo sito web e dalle sue declinazioni.

Sono, in particolare, Smogville e Ecotopia, critica documentata sulla vita nella metropoli milanese e sulle utopie ecologiste dei movimenti legati alla controcultura, le aree dalle quali, con una scelta coraggiosa in assoluta controtendenza, il 18 Febbraio scorso il primo numero cartaceo è stato diffuso gratuitamente nelle stazioni della metropolitana, bar, circoli e centri sociali.

Quello che si autodefinisce il primo weekly eretico ha una foliazione di 12 pagine tutte a colori e secondo quanto dichiara in un’intervista il suo principale ispiratore, Alex Foti, per il momento ci sono i soldi per stamparlo, forse, sino a fine giugno.

Come riporta il comunicato stampa diffuso in occasione del lancio, il settimanale free press vuole essere “una voce nella metropoli che s’indirizza al pubblico potenziale degli spazi sociali e dell’associazionismo di sinistra. Sarà piattaforma per lo street reporting, veicolo dell’ecologia urbana, dell’agitazione sociale e del fermento artistico e musicale dal basso, delle sperimentazioni della classe creativa”.

Se non vivete a Milanopoli, come la definisce Foti, e volete dare un’occhiata al numero in distribuzione è possibile scaricarne gratuitamente la versione in pdf.

Spiace doverlo dire ma l’impressione che si ottiene è che delle ecotopie resteranno ben presto solo ricordi di sogni che, seppur legittimi, appaiono decisamente utopici nei termini e con le modalità attraverso le quali vengono esplicitati.

Spero di sbagliarmi ma dovendo fare la scelta tra vivo o morto, personalmente, la x la metto sulla seconda casella.

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Passaggi & Paesaggi [2]

“In realtà il valore che noi attribuiamo all’opinione degli altri e la nostra preoccupazione costante al riguardo oltrepassano di regola ogni ragionevole giustificazione, tanto da sembrare una specie di mania diffusa, o piuttosto innata.  In tutto ciò che noi facciamo o non facciamo si prende in considerazione l’opinione altrui quasi prima di ogni altra cosa, e con un’attenta analisi vediamo che da tale preoccupazione nasce quasi la metà di tutte le afflizioni e le ansie da noi provate”

A. Schopenhauer  – L’arte di insultare

Passaggi & Paesaggi vuole essere uno spazio, una rubrica si sarebbe detto una volta, di immagini mentali traslate per metafora.

Passaggi & Paesaggi è l’inserto domenicale del “Giornalaio”.

Qui il numero 1.

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Io Manifesto Apertamente

La qualità di un un quotidiano si misura sempre più anche dal livello di apertura, di interazione con l’utenza. E’ un bisogno che, come noto, quello che viene raggruppato sotto il denominatore comune di Web 2.0, ha reso esplicito, evidente a chiunque voglia ascoltarlo.

Va segnalata sotto questo profilo la lodevole iniziativa del Manifesto che dal 16 di questo mese ha pubblicato gli interventi dei membri del comitato di gestione del quotidiano ed aperto ai lettori, , invitandoli esplicitamente, la possibilità di fornire il loro contributo.

Obiettivo dichiarato del dibattito è quello di definire in maniera partecipata il percorso di rilancio del quotidiano in questione.

Sono almeno due gli aspetti che rendono, a mio avviso, straordinaria, in termini positivi evidentemente, questa iniziativa.

In primis è la trasparenza ed il coraggio di rendere pubblici gli interventi del gruppo dirigenziale del giornale a costituire esempio senza precedenti, per quanto a me noto, di cosa sia apertura verso l’esterno.

Si va così definendo concettualmente un nuovo standard sia in termini di costruzione dell’informazione che nel processo di concretizzazione di quel che in chiave manageriale ed organizzativa viene classificato sotto l’egida dell’ enterprise 2.0 e che, a ben vedere, è di assoluta coerenza con il termine e la definizione di comunista che la cooperativa, nella mia visione, fortunatamente, si ostina, apparentemente “against all odds”, a mantenere per la testata.

Inoltre, all’interno dei commenti anche le critiche più aspre e, talvolta, anonime vengono pubblicate, a conferma, se necessario, della trasparenza e, fatto forse ancor più straordinario rispetto a quella che è la norma, la consuetudine dei giornali on line, quando del caso vengono fornite delle risposte.

Sono questi elementi che esemplificano e concretizzano i concetti portanti di quelle che recentissimamente sono state definite come le tre C dell’informazione.

Non vi è dubbio che Il Manifesto con questa iniziativa si sia posto, come si suol dire, una spanna al di sopra degli altri.

Dopo la pubblicazione di oggi degli altri interventi proverò ad aggiungere il mio contributo a quelli di chi mi ha preceduto, azzardando i miei “2 cents” su ambiti e possibilità di rilancio on & off line. Stay tuned!

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Senza ScrEzio

Italia Oggi riporta le dichiarazioni di Ezio Mauro, rilasciate a margine della presentazione agli investitori del nuovo D qualche giorno fa, ci sono un paio di passaggi che vale la pena assolutamente di riprendere.

Da un lato il direttore di Repubblica afferma che bisogna “offrire al lettore pacchetti di notizie online con approfondimenti, commenti e consigli. Offerte speciali di news a pagamento, estrapolate dal nastro continuo dell’informazione giornaliera, in modo che il pubblico impari a cogliere il valore aggiunto dell’indagine giornalistica“.

Sono dichiarazioni che veicolano una visione sul futuro delle notizie che mi appaiono in assoluto contrasto rispetto a quelle rilasciate in precedenza secondo le quali “L’edicola….è un luogo dove si incontrano l’offerta di informazione e il diritto consapevole di essere informati. I lettori fermano l’automobile, scendono dal tram per cercare in edicola proprio questo. Questo luogo dove si cerca e si offre informazione

Il timore che le dichiarazioni fossero solo parole di circostanza, auguri di speranze in cuor proprio dimenticate, adattate al contesto in maniera evidentemente studiata era già stato espresso in questi spazi, ma che la dicotomia fosse così profonda preoccupa poiché potrebbe essere il frutto di una carenza di visione strategica oltreché la manifestazione di profonde lacune di memoria.

Ezio Mauro continua affermando che ” L’errore dell’ultimo decennio? Aver avvalorato nel lettore l’idea che tutte le notizie fossero gratuite. Adesso dobbiamo dare il via a un  inversione culturale e valorizzare il lavoro che c’è dietro ogni pubblicazione“.

Vale la pena di ricordare [pare che le lacune di memoria siano una costante] che quel che viene descritto in sintesi è l’effetto. La causa è l’illusione di aver creduto che tutti i proventi potessero derivare da una crescita inarrestabile degli investimenti pubblicitari.

Non è molto distante il tempo, per citare il caso più lampante, in cui gli editori compravano intere piattaforme di blog, o ne creavano di nuove tout court, realizzando investimenti significativi che ritenevano sarebbero stati [stra]ripagati dalla raccolta pubblicitaria. L’amica Titti ed io, tra gli altri, c’eravamo al tempo [e qualcosa dicemmo al riguardo nell’oblio generale che regnava allora sul tema], immagino che anche Ezio Mauro fosse presente.  Se i vuoti di memoria fossero così numerosi si potrebbe pensare, a malincuore, ad aspetti patologici.

Ed infine, perché ci si riferisce esclusivamente all’informazione, alle notizie, on line e sempre meno a quelle su carta? Al [ri]lancio di una testata che è fondamentalmente l’inserto cartaceo di un quotidiano cartaceo perchè parlare solo di on line?

Senza scrEzio, caro direttore, faccia memoria e ci rifletta. Grazie.

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In Blog we Trust

I blog sembrano essere diventati l’ultima scialuppa di salvataggio delle versioni on line dei principali quotidiani on line.

Il fenomeno, come sempre più frequentemente avviene, pare essere di carattere internazionale.

Dopo le iniziative del NYTimes e del Guardian, tra i media di fama internazionale, si aggiunge El Pais che, secondo quanto segnalato da Periodistas 21 dell’ottimo Juan Varela, scommette sui blog per rilanciare il processo di convergenza editoriale del << periodico global en español  >> di Madrid.

Negli ultimi giorni, infatti, El Pais ha inaugurato tre nuovi blog, tra i quali va segnalato, per chi si occupa a vario titolo di editoria e media, l’interessantissimo Estrategia Digital.

La tendenza non pare essere appannaggio solo dei quotidiani esteri ed anche in Italia vi è una fervente attività al riguardo. Tra tutti il giornale torinese pare essere il più attivo con la recentissima inaugurazione di una sezione dedicata al meglio della blogosfera internazionale grazie alla collaborazione con Global Voices.

Il fenomeno ha già creato l’ennesimo neologismo ed i Journoggers, questo il termine coniato per definire i giornalisti – blogger, sono ormai un fenomeno relativamente diffuso anche nel nostro paese.

Si tratta di iniziative ancora in una fase sperimentale di difficile comprensione a tromboni ed indossatrici di pailletes.

Personalmente non posso che augurarmi che non si tratti di una moda passeggera, di un tentativo, ma che si possa finalmente contare su una schiera di giornalisti d’avanguardia in grado di comprendere e dialogare con le fasce più evolute dell’utenza on line.

Per completezza di visione, vale la pena di segnalare quanto affermato di recente da Biz Stone, uno dei fondatori di Twitter, che, giustamente, pare ricordi come “ I media sociali sono paragonabili a quelli tradizionali: la credibilità è la chiave”.

Dimenticarsene sposterebbe l’asse del ragionamento da “in blog we trust” a “in blog we hope”, le conseguenze per le versioni on line dei quotidiani potrebbero essere davvero catastrofiche in tal caso.

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