Come spiegato nell’articolo di ieri, questo spazio non sarà più aggiornato. Le pubblicazioni proseguono con la consueta regolarità all’interno di DataMediaHub.
Vi aspetto, vi aspettiamo a braccia aperte. Grazie per l’attenzione.
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Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi, Personal
Dopo il social media marketing, il content marketing ed il marketing editoriale ”de noantri”, definizione romanesca nella quale ho pensato abbia un senso far ricadere “il peggio di” per una volta al mese, è oggi la volta del social care, la cura del cliente attraverso social media e social network.
Una nota compagnia telefonica, che evidentemente utilizza un software per il social crm dotato di un risponditore automatico per i messaggi sulla propria pagina Facebook, incorre in un errore davvero grossolano. Come mostra lo screenshot sotto riportato, ad un messaggio che non aveva nulla a che fare con i propri servizi viene risposto: “abbiamo preso in carico la tua segnalazione”, segno di un problema non trascurabile, di una gestione che non è social care.
Sull’automazione nella gestione dei social è da leggere l’articolo pubblicato ieri relativamente all’inserimento di tre nuovi social media editor al «The New York Times» e, appunto, il valore del contributo umano, anche, in questo ambito, in quest’area della comunicazione d’impresa.
Io, nel mio piccolo, ieri ho provato a farlo. A dialogare con le persone e dar ascolto e risposta alle loro istanze.
Se volete farvi un’idea di quante disattenzioni ed errori vi siano nella gestione della relazione attraverso social media e social network, su Facebook esiste una pagina chiamata, appunto, social media epic fails che quotidianamente raccoglie alcuni casi.
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Sono stati pubblicati i dati delle condivisioni sociali di contenuti nel mondo nel terzo trimestre del 2013, con il dettaglio per ciascun social media e social network, per settore e per i diversi continenti.
Se complessivamente è Facebook a dominare la scena, emeregono fondamentalmente due aspetti. Da un lato il peso consistente di Pinterest e dall’altro la rilevanza di Twitter in termini di condivisioni.
Per quanto riguarda l’e-commerce è addirittura proprio Pinterest a dominare la scena sorpassando sia Facebook che Twitter. Nel segmento media-publishing invece la situazione è molto simile a quella generale complessiva con il 40% delle condivisioni che avvengono attraverso Facebook, seguite dal 30% di Twitter e dal 20% di Pinterest. In tutti gli altri segmenti identificati prevale in maniera decisamente maggiore il peso di Facebook.
Il “fenomeno Pinterest” sembra però quasi esclusivamente statunitense, in Europa infatti è pressochè assente con però Facebook e Twitter che si contendono la leadership delle condivisioni rispettivamente al 47% e 45%. Google+ non pervenuto, as usual.
Il peso di Twitter, relazionato al numero di utenti attivi, di gran lunga inferiore a quello di Facebook come noto, suggerisce che a fronte di una numerosità inferiore vi sia però una frequenza di condivisione di gran lunga superiore. Su Twitter insomma vi sarebbero meno utenti, meno persone, ma decisamente più attive.
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We Are Social, agenzia di comunicazione con sedi in diverse nazioni nel mondo, recentemente acquisita da un importante gruppo di pubbliche relazioni cinese, ha pubblicato un report davvero molto ampio e dettagliato sulla penetrazione e l’utilizzo della Rete, dei social e Internet in mobilità.
Il rapporto prende in considerazione 24 nazioni nel Mondo, Italia compresa. La fonte dei dati riportati sono: United States Census Bureau, InternetWorldStats.com e the China Internet Network Information Centre, dati forniti da Facebook, Google+, Qzone, Sina Weibo, Tencent Weibo Twitter, e VKontakte, dati estrapolati dal GlobalWebIndex Wave 11 [3° trimestre 2013] ed una serie di altre fonti che vengono dettagliate alla pagina, alla slide 180 della presentazione.
Il rapporto fornisce un panorama davvero completo ed esaustivo sia in termini di scenario complessivo che di dettaglio di ciascuna delle nazioni prese in considerazione. Per quanto riguarda la penetrazione e l’utilizzo di Internet e dei social i valori, quali quelli sopra riportati, sono riferiti agli utenti unici mensili che, come noto, hanno valori superiori a quelli nel giorno medio.
In specifico riferimento all’Italia emerge un utilizzo, una fruizione della Rete di quasi cinque ore al giorno da PC e di due ore in mobilità. Di queste due ore e mezza vengono trascorso su social media e social network che, a loro volta, vengono utilizzati attraverso applicazioni per mobile [smartphone e tablet] nel 47% dei casi.
Nell’utilizzo di social media e social network emerge non solo il noto predominio di Facebook ma anche come il social network in questione abbia il miglior rapporto tra utenti iscritti ed utilizzo effettivo. Il minor tasso di uso spetta a Google+ che, come mostra il grafico di sintesi dei risultati sotto riportato, viene usato dal 30% degli iscritti.
Anche se la base di utenti di Twitter è quasi doppia rispetto a Linkedin il tasso di utilizzo è pressochè identico assestandosi per entrambi al 37% di utenti effettivamente attivi. È invece di quasi il 50% il tasso di utilizzo effettivo di Instagram, con relativamente pochi utenti che però lo usano con buona frequenza mediamente.
Il dati assemblati da We Are Social sono un buon esempio di content curation. Da conservare per consultazione alla bisogna.
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Outbrain, la piattaforma di content discovery che permette a brand, editori e agenzie di incrementare l’engagement della propria audience, ha analizzato i dati sulla base di tutti i link a pagamento all’interno del proprio network, di circa 10mila testate giornalistiche a livello internazionale, Italia inclusa, tra metà gennaio e metà aprile 2013.
Dai dati pubblicati, in un “guest post” su «The Wall» di Sarah Gavin, Direttore Marketing di Outbrain Europa, emergono due aspetti d’interesse.
In primis si evidenzia come a livello internazionale vi siano variazioni significative a livello di orario in termini di picco di consumo di informazioni, di contenuti in Rete. Se siete un’azienda che opera a livello internazionale, un associazione di categoria e/o una fiera che guarda al di là dei confini nazionali l’informazione non è da trascurare.
Di ancora maggior interesse è la classificazione dei dati per nazione e tipologia di contenuto, argomento.
Per quanto riguarda le notizie, l’informazione, si tratta della categoria che crea maggior engagement, misurato in termini di bounce rate medio, in 8 nazioni delle 10 analizzate. Non è così per l’Italia che invece si colloca all’ultimo posto per engagement, così come definito, per quanto riguarda le notizie.
Se “content is king e distribution is queen” sapere quali sono i contenuti che maggior interesse generano presso il pubblico potenziale di riferimento è un’informazione preziosa nell’era del brand journalism in cui le aziende, i brand diventano media.
Nel caso dell’Italia pare che non sia l’informazione. Come sempre accade, ci sarà un perchè.
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Tra gli addetti ai lavori è nota la questione della vendita di followers, ovetti senza identità creati ad hoc per gonfiare l’ego di qualche responsabile marketing dalle vedute offuscate e/o di qualche sedicente agenzia di comunicazione che propone risultati garantiti ad allocchi dell’ultima ora.
L’ultima frontiera adesso diventa la vendita di social click, di tweet e like promozionali per spingere un determinato prodotto o marchio aziendale, e c’è chi parla già di “big business”, di grandi affari che ruoterebbero intorno a questa squallida compravendita.
Esiste una piattaforma di un’azienda turca, adMingle, attiva però anche in Italia che propone questo tipo di servizio e che secondo quanto dichiarato sul proprio sito web annovera marchi ed aziende “di tutto rispetto”. Il video sottostante riassume il funzionamento della proposta.
Non si tratta, ahimè, dell’unica realtà di questo tipo. Esiste infatti un’altra piattaforma spagnola, Twync, che però ancora una volta opera a livello internazionale, che propone il medesimo tipo di servizio.
In entrambi i casi la proposta per utonti [no, non è un refuso] contempla sia Twitter che Facebook e sembra che esistano servizi simili anche per Linkedin e YouTube. Ovviamente, da quanto si legge, vi è assoluta mancanza di trasparenza ed i propri followers o amici non sanno che si tratti di operazioni commerciali e pare che vi sia abbondanza di proposte di questo genere.
Inutile dire, al di là di ogni altra possibile considerazione, che la reputazione aziendale, quando prima o poi emergessero questo tipo di pratiche scorrette, sarebbe fortemente danneggiata. In caso di dubbi leggete “Don’t Buy Your Programmatic Audience, Build It”.
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I 5 articoli più letti nel 2013 di questa TAZ [*] sono stati, in ordine decrescente di numero di visualizzazioni:
I 5 principali referrers sono stati, in ordine decrescente di numero di visualizzazioni:
Le 5 nazioni di provenienza con il maggior numero di visualizzazioni, in ordine decrescente, sono state:
Vi ringrazio davvero di cuore poiché anche nel 2013 il mantenimento, la cura di questa modesta TAZ [*] mi ha consentito di apprendere davvero molto.
Scriveva Ernest Hemingway che “tutti, uomini e animali, ogni anno che passa acquistano un anno, ma alcuni ne acquistano uno in più in conoscenza”, per me è stato davvero così, spero possiate dire altrettanto. AUGURI!
[*]TAZ: Temporary Autonomous Zone. Una definizione e gli approfondimenti/spiegazione di perchè questo spazio sia una TAZ e NON un blog.
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Non è esattamente un regalo di Natale quello che Facebook ha fatto alle aziende circa una quindicina di giorni fa abbattendo notevolmente la visibilità organica delle fan page, anche se non era difficile immaginare che prima o poi sarebbe avvenuta una forzatura a pagare per avere visibilità soprattutto se, come avviene ancora oggi nella maggior parte dei casi, l’approccio delle imprese è prevalentemente broadcast.
Sempre Facebook ha creato una pubblicazione, da cui è tratta anche l’immagine sopra riportata, da inviare a partner selezionati e clienti top: “The Annual” in cui presenta i dati relativi alle principali nazioni europee, Italia inclusa ovviamente, e le principali case histories di successo per diversi settori, categorie merceologiche.
TechCrunch è venuto in possesso delle pubblicazione, i cui dati sono riferiti al giugno 2013, e l’ha resa disponibile.
Dai dati pubblicati, in Italia ci sono 17 milioni di utenti attivi nel giorno medio e 23 milioni di utenti attivi nel mese [pari al 71% del totali degli italiani che mensilmente si collegano ad Internet], di questi 10 milioni si collegano nel giorno medio utilizzando Internet in mobilità, cifra che cresce a 16 milioni nel mese. L’infografica sottostante sintetizza i valori di tutte le nazioni prese in considerazione.
Oltre ai dati sulla penetrazione vengono resi disponibili anche i dati di Instagram, senza però il dettaglio per singola nazione, e quelli stimati da Deloitte sull’impatto economico di Facebook nelle medesime nazioni. Secondo quanto pubblicato grazie a Facebook sarebbero stati creati quasi 34mila posti di lavoro nel nostro Paese e generato nel complesso un giro d’affari di 2.5 miliardi di euro.
A margine, se in questi giorni avete un po’ più di tempo, si consiglia la lettura di “Facebook News Feed Changes & What They Mean for Businesses”, sintesi basica ma efficace dei cambiamenti e di come porvi rimedio non solo pagando, “Il medico pietoso”, articolo le cui conclusioni sono da stampare ed appendere per evitare di dimenticarsene come spesso avviene nella pratica quotidiana, ed infine la presentazione di Vadim Lavrusik, Facebook journalism programme manager, con suggerimenti per i giornalisti [ma anche per altri, eh!] su come utilizzare Facebook per raccogliere informazioni, condividere contenuti ed ingaggiare le persone.
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L’articolo di sintesi e commento ai risultati presentati da Human Highway, relativi a quelle che sono state le notizie e le fonti d’informazione più condivise su social media e social network nel nostro Paese, ha provocato alcune perplessità sia nei commenti all’articolo stesso che in alcuni messaggi diretti che mi sono stati inviati con richiesta di spiegazioni.
Mi sono interfacciato con Giacomo Fusina, titolare della società di ricerche, al riguardo, che dimostrando grande correttezza ha integrato la presentazione originaria dei risultati con la nota metodologica sulla misurazione e l’interpretazione dei risultati.
Per i dettagli si riporta alla precitata presentazione che viene sotto riportata per facilità di lettura. Fondamentalmente se un articolo, anche molto popolare, scompare dall’homepage, UAC, il tool di rilevazione, non lo seguirà più e non aggiornerà più da quel momento in poi i dati di condivisione ad esso riferiti. Ecco da dove nascono le discrepanze tra i dati riportati e i risultati visibili dai counter dei bottoni social.
ConversAzione e SpiegAzioni.
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