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Racconto di Natale 2013

Massimo si alza presto la mattina, tutti i giorni da vent’anni alle 5 è già in piedi, ormai non ha neanche più bisogno della sveglia, si è abituato. Si gira guarda la moglie che dorme e la bacia, un caffè bollente, una sigaretta, la barba e si parte.

Il tragitto è breve, circa 5 chilometri per una stradina di campagna con poche case ai margini a quell’ora deserta. D’estate la percorre in meno di dieci minuti, ricorda a memoria le curve, i dettagli e quella volta che dovette frenare di colpo per non investire una lepre che sbucò dal prato all’improvviso. Adesso che è inverno impiega un paio di minuti in più, deve andare piano a quell’ora il fondo stradale è ghiacciato ci vuole prudenza.

Prima delle sei arriva al paese dove ha l’edicola. La luce del retrobottega del fornaio è l’unico segno di vita, la guarda distrattamente ancora assonnato, si fruga nelle tasche alla ricerca delle chiavi del negozio, apre, disinserisce l’antifurto, accende le luci e richiude la porta dietro di se, a quest’ora non si sa mai chi può esserci in giro meglio usare tutte le cautele.

Apre il cassetto per riporvi un po’ di contante per i resti sperando che non arrivi, come al solito, Antonio, quello che, manco a farlo apposta, ogni mattina arriva e compra il giornale con 50 euro interi. Alle volte deve andare al bar affianco a chiedere se, per favore, hanno loro il cambio perchè dopo un quarto d’ora è già rimasto senza resto. Ci pensa e sbuffa. Sarà un’altra lunga giornata.

Sente in lontananza il rumore di un furgone, è quello delle consegne, inconfondibile, un vecchio ducato del 1982 con il fanalino posteriore destro rotto da anni ed una corda per tenere chiuso il portellone laterale. Massimo si chiede come faccia ancora a funzionare, sembra sempre a punto di crollare a pezzi.

Riapre la porta e tira fuori le casse della resa, sempre più abbondante, si mette i guanti e aspetta di vedere Francesco, il conducente del furgone delle consegne, un romanaccio mezzo matto che grida come un pazzo tutte le mattine. In  fondo gli sta simpatico e lo capisce, lui, Francesco, inizia alle 3 ogni giorno per caricare giornali e riviste da consegnare alle “sue” 40 edicole.

Arriva, scende sbattendo la porta, slega la corda ed apre il portellone. Oggi sono 3 casse, il lunedì è sempre così, ci sono i settimanali televisivi e i supplementi dei giornali. Questo è l’unica cosa che Massimo sa, cosa contengano quelle casse gli è ignoto, lui non ordina le pubblicazioni a lui le mandano d’ufficio nella varietà e nella quantità che qualcuno, non si capisce con quale criterio, decide.

Ritira le casse saluta Francesco ed apre il tavolino pieghevole, vi apre sopra la bolla di consegna, un lenzuolo di carta che non finisce più, e inizia a spuntare, a controllare la corrispondenza tra quanto riportato e quello che gli è stato consegnato. Tira fuori giornali e periodici dalle casse, li conta, li posiziona al loro posto e spunta ogni voce. Sbuffa ancora, anche oggi 12 copie di “L’almanacco del sudoku” e solo 5 di “Sorrisi e Canzoni TV”, come al solito. Ti mandano sempre quello che non si vende e poco di quel che si vende, ammesso che ci siano ancora prodotti vendibili. Negli ultimi tre anni le vendite si sono più che dimezzate. Alza il capo chino sulla bolla e sbuffa di nuovo, “ma chi me l’ha fatto fare?” pensa tra se e se.

Oggi è Natale, la gente arriverà più tardi rispetto al solito, non lavorano, loro, può fare le cose con un po’ più di calma rispetto agli altri giorni quando deve interrompersi, frugare nelle casse alla ricerca di l’unica copia di “Armi e Tiro” che Francesco, il figlio del salumiere affianco, pare abbia sempre urgenza di leggere alle 6:30 della mattina.

Sono quasi le sette quando arriva la prima cliente, Antonella, una vedova sui cinquant’anni che più di una volta gli si è messa a piangere all’improvviso mentre scambiavano quattro chiacchiere di cortesia. Massimo prende il giornale e glielo porge, ormai conosce a memoria quello che la maggior parte dei propri clienti, quelli rimasti, vuole.

Pian piano iniziano ad arrivare alla spicciolata gli altri. Anziani, pensionati, svegli da ore che nella visita all’edicola riescono ad occupare un quarto d’ora della loro vuota giornata, poi papà con figli piccoli alla ricerca dell’ultimo mostriciattolo in formato tascabile [a soli 2.50€, eh!] fuggiti da casa per non ritrovarsi coinvolti nei preparativi. “Cara vado a prendere il giornale, porto con me il bambino, non ti preoccupare, così tu puoi fare le tue cose con calma”, e via fino a mezzogiorno al bar a giocare a scopa con un bicchiere, o due, di vino mentre il figlio/la figlia, giustamente, gli saltano sui piedi.

Ecco adesso che è finita la messa ci sarà l’assalto. E’ sempre così. In due minuti gli accalcano davanti al bancone 30 persone indiavolate che pare non siano in gradi di aspettare ordinatamente il loro turno. Si spingono, protendono mani con i soldi e prendono il giornale infilando il braccio in mezzo a chi gli sta davanti. Lui sorride e ringrazia mentre pensa che un giorno gli piacerebbe andare a sentire che dice il parroco per ottenere quest’effetto sulle persone appena escono dalla chiesa di fronte alla sua edicola.

Poi la calma, ancora qualche, raro, cliente che si è ricordato che domani non escono i giornali e vuole avere i programmi televisivi anche per s.Stefano e Pina, un’anziana che tutti i giorni cambia idea almeno cinque volte su quello che vuole.

Massimo con calma inizia a riporre i giornali ed a scrivere le rese sula foglio della bolla. Ha venduto 150 giornali e 40 riviste incassando circa 200 euro per un guadagno, lordo, di una quarantina di euro.

Arrivano le 13:00 si chiude, finalmente, oggi solo mezza giornata di lavoro.

Buon Natale a tutti i giornalai d’Italia, a quelli che ancora continuano ad andare in edicola e, naturalmente, a chi ha avuto la [s]ventura di leggere questa breve storia. AUGURI!

Santa Inflatable

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Ciao Mamma Sono alla Tele

Tech and the City è una trasmissione girata completamente con smartphone e tablet che va in onda tutte le domeniche alle 18 su Italia 7 Gold network televisivo nazionale.

Al suo interno Gianluigi Bonanomi, giornalista hi-tech, tiene una propria rubrica in cui ogni settimana viene recensito un libro. Domenica scorsa è toccato al mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”.

Se in questa prima domenica di giunembre non avete di meglio da fare potete vederla, ascoltarla, nel video sottostante.

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Se Spunta il Sole sulle Edicole

Maniscalchi, ciabattini, lattai e perfino “spegnilumini” le professioni accomunate a quella dell’edicolante nei 132 commenti alla mia intervista-recensione pubblicata pochi giorni fa su «Il Fatto». Commenti che prevalentemente denotano un’ignoranza sul tema e che si aggrovigliano su luoghi comuni sfociando in querelle sul finanziamento pubblico ai giornali ed altre amenità distanti dal tema di fondo ma che concordano, quasi, tutti su un una cosa: il destino delle edicole, e della carta stampata, è irrimediabilmente segnato.

Newspaper seller

Il caso vuole, diciamo, che in un momento di slacking, di intermezzo durante la produzione compulsiva di slides per un corso che terrò la settimana prossima, incappi nell’edicola del sole. Edicola la cui storia è ben descritta su “L’Arancia”, progetto del Consiglio Nazionale del Notariato, che racconta come ci sia il tentativo di realizzare un  franchising di edicole su Roma, di software gestionali ed informatizzazione dell’edicola gestita e di quelle affiliate, e persino  di fidelity card e di un progetto di riqualificazione delle edicole, con “finanziamenti dal basso”, come riassume il video sottostante.

Temi proposti, in maniera più articolata, se posso dirlo, nel mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”, che il caso dell’edicola del sole dimostra quanto, volendo, siano concretamente realizzabili.

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La Carta Stampata di Fatto

Oggi su «Il Fatto» una mia intervista che partendo dal mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”, ne riprende i concetti principali.

Se l’indissolubile connubio tra edicole e carta stampata e gli sviluppi futuri vi interessano potete leggerla integralmente qui. Riporto solamente la frase introdutttiva:

Secondo Pier Luca Santoro, autore di “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole – Ovvero che fine farà la carta stampata”, internet non è nemico della carta, anzi: “Il loro futuro è sempre più inscindibile”

Bonus track la marketing map delle edicole del futuro ed il futuro delle edicole contenuta nell’e-book

Comment is free.

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Grazie [e dintorni]

Nel primo giorno di lancio il mio libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata” è primo nella categoria giornalismo su Amazon e nella top ten di BookRepublic. Secondo TweetReach i numerosi contributors su Twitter hanno generato il raggiungimento di oltre 54mila account e 68.550 impression. Numerosissime le condivisioni anche su Facebook ed altri social media, social network.

Oltre a ringraziare tutti coloro che hanno acquistato il libro e/o contribuito alla sua diffusione, resto in attesa di un feedback sulle proposte operative in esso contenute. Cosa che è possibile fare o all’interno dell’apposito spazio dei commenti o, se preferite, inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica contenuto nel libro stesso o, ancora, attraverso i diversi social media e social network come sempre più avviene da tempo.

Si segnala inoltre che ora il libro è disponibile su tutte queste piattaforme, bookstores: Amazon, Apple Store, BookRepublic, Kobo Store, Mediaworld, Ultima Books. Come dicevo ieri, la lettura da PC, anche se più “povera”, è possibile utilizzando dei programmi liberamente scaricabili.

libro pls classifica Amazon

Il giorno prima della pubblicazione del libro, a Roma si è tenuta la conferenza stampa su “CARTA & WEB: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”. Come riportato sul sito web della FIEG, conferenza stampa della filiera carta, editoria, stampa e trasformazione.

Osservando l’elenco delle associazioni presenti, promotrici – Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg – non si può non rilevare la completa assenza della distribuzione e della rete di vendita, delle edicole. Una filiera che non raccoglie intorno a se, che non si confronta con lo sbocco commerciale dei propri prodotti fornisce la dimensione di chiusura e di pericolosità dell’approccio ai problemi in essere tenuto sin ora.

Proposte per la ripresa che non tengano conto di dove, come [e a chi] vengano venduti i prodotti editoriali sono zoppe, ad essere magnanimo, per definizione.

Un motivo in più, se posso dirlo, per essere felice di aver scritto il mio libro sul tema e dell’attenzione sin qui ricevuta. Grazie ancora.

grazie tastiera

Update: Grazie anche ad Anna Masera per la segnalazione di oggi su «La Stampa»

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Che Fine Farà la Carta Stampata

E’ disponibile da oggi il mio libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”.

Seppure possa forse apparire singolare che un libro dedicato ad una delle reti commerciali al dettaglio di maggior capillarità nel nostro Paese sia esclusivamente in formato digitale, questo ha consentito tempi estremamente ridotti dalla stesura alla pubblicazione rendendo l’e-book aggiornato a fatti ed informazioni che risalgono a non più di dieci giorni fa e dunque di grande attualità.

Il libro introduce all’abc della filiera editoriale mostrando l’edicola sotto diversi punti di vista con l’obiettivo di far comprendere i meccanismi di tutta la filiera editoriale-giornalistica: dall’editore passando per i distributori – nazionali e locali –  fino, appunto, alle edicole.

A cavallo tra il saggio divulgativo ricco di informazioni ed opinioni e proposte, credo davvero, concrete, incisive, vengono analizzati punti sensibili del sistema editoriale tradizionale quali il finanziamento ai giornali e l’informatizzazione come strumento per una riforma dell’intera filiera.

L’immagine sotto riportata riproduce l’indice del libro che sintetizza i contenuti dello stesso.

libro pls indice

L’e-book è arricchito da interviste condotte tra febbraio e marzo di quest’anno a diverse personalità nel mondo editoriale, che colgo l’occasione per ringraziare, da Paolo Peluffo, Sottosegretario di Stato con delega all’editoria ad Amilcare Digiuni, del sindacato nazionale giornalai d’Italia SINAGI, fino a Sergio Bonelli, Direttore commerciale de «La Stampa» e Massimo Ciarulli, illuminato edicolante di Terni.

Infine, tra i diversi contenuti all’interno del libro, ho elaborato la marketing map delle edicole inserendo, evidenziandoli, i prodotti ed i servizi dello sviluppo del canale e dunque del sistema editoriale tradizionale nel suo complesso.

Il prezzo di vendita, 2,99€, è davvero alla portata di tutti ed possibile acquistare l’e-book per Kindle, iPad o altro dispositivo. In caso non aveste nessuno di questi device resta comunque la possibilità di leggerlo da PC utilizzando dei programmi liberamente scaricabili. 

Vi lascio con quello che è uno degli ultimi paragrafi nel capitolo delle conclusioni del libro:

La rivoluzione che ha colpito l’editoria passa attraverso Internet ma non è causata dalla Rete di per se stessa. Il sistema editoriale, la sua filiera, dall’organizzazione interna e dal tipo di proposta di lettura degli editori, alle rivendite, passando per distributori nazionali e locali, richiede un profondo ripensamento. L’attuale crisi non è il frutto della tanto declamata rivoluzione digitale ma della staticità dell’offerta e del sistema nel suo complesso che allo scossone dato da crisi economica e dall’avanzare dei media digitali ha mostrato con chiarezza la propria inadeguatezza.

Ovviamente ogni feedback è assolutamente apprezzato ed il libro contiene anche il mio indirizzo di posta elettronica se preferite farlo in maniera privata. Buona lettura.

copertina libro PLS

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Il Trade Marketing Questo Sconosciuto

Se per l’industria editoriale del segmento quotidiani e periodici già il marketing è una disciplina esercitata prevalentemente per dedicarsi all’acquisto di monili e collanine made in china et similia da termoretrarre, incellophanare al prodotto editoriale, il trade marketing è un’area assolutamente sconosciuta, non esercitata.

Non si spiega altrimenti la lentezza con la quale la FIEG [e i sindacati di rappresentanza] stanno approcciando la vitale questione dell’informatizzazione delle edicole che di questo passo non sarà attiva neppure per fine 2013.

Una situazione ancora più paradossale se si tiene conto che dall’analisi sulla stampa nel nostro Paese tra il 20o9 ed il 2011, realizzato sempre dalla FIEG stessa, si evidenzia come oltre l’80% delle vendite di quotidiani passino per il canale edicole e che i ricavi del digitale pesavano a fine 2011 solo l’1,4% dei ricavi dell’intero settore.

Sono proprio gli abbonamenti, insieme alle operazioni di cut price, una delle principali evidenze della disattenzione, del disinteresse degli editori nei confronti del trade, delle edicole, con il riproporsi quotidiano di proposte che arrivano sino all’80% di taglio del prezzo di copertina e che, paradossalmente, vengono veicolate proprio attraverso il canale edicole. Operazioni di concorrenza tra canali che, davvero, non mi pare esistano in nessun altro settore o segmento di mercato.

Il video sottoriportato, realizzato da un gruppo di giornalai, che sta imparando ad usare la Rete ed i suoi diversi mezzi, uscendo dal recinto di Facebook dove vi sono molti gruppi di edicolanti che spesso divengono solo degli sterili “sfogatoi”, testimonia il conflitto esistente su quest’area.

Il trade marketing questo sconosciuto.

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Il Futuro dell’Informazione e’ Racchiuso in 8 m²?

Giuseppe Granieri negli ultimi giorni ha scritto di futuro, utilizzando la metafora davvero efficace della differenza tra guidare l’automobile e guidare la moto della quale mi sono già abusivamente appropriato, e dell’industria delle notizie vecchie, quella dei giornali di carta non in grado di personalizzare l’informazione. Articoli tutti da leggere per gli spunti e gli approfondimenti che consentono.

Anche Arianna Ciccone, prendendo spunto dai dati sui quotidiani online e superblog pubblicati in questi spazi ieri, con sapiente humor fa riflessioni molto serie a tutto campo sul futuro dell’informazione. Dati, che seppure non vengano citati esplicitamente, sono fonte di riflessione anche per Luca Conti che sostiene che la causa del calo sia una questione legata al calo di interesse verso il tipo di notizie pubblicate e verso le fonti, i quotidiani online, che le pubblicano.

Interesse ed attenzione sono elementi chiave sui quali si gioca la partita, in termini di proposta di contenuti, del futuro dell’industria dell’informazione, non vi è dubbio davvero.

Da un lato gran parte dell’informazione è light, snack e gran parte degli utenti va sui portali per seguire l’attualità come dimostrano i dati relativi a Vigilio che da solo vale come tutti i quotidiani online in termini di utenti unici e il calo di pagine viste e di tempo di permanenza per le edizioni online dei giornali. Dall’altro lato tutte le evidenze sin ora raccolte confermano che la lettura sulla carta facilita attenzione e memorabilità delle informazioni, questione di grande valore sia a livello giornalistico che altrettanto per quanto riguarda la capacità di attirare investimenti pubblicitari.

Personalmente ritengo che le attese, i proclami apocalittici di scomparsa della carta si confermano essere eccessivi ed enormemente amplificati rispetto alla realtà [da “guru pour cause”?] con stampa e digitale, media tradizionali e digitali, a costituire le due facce della stessa medaglia, entrambi importanti nell’attualità e per il futuro; se dovessi sbilanciarmi direi per almeno i prossimi 50 anni nel nostro Paese.

Un futuro fatto dunque di sperimentazione, in una logica di medio  – lungo periodo, per quanto riguarda l’ambiente digitale nel suo complesso, e di miglioramenti e razionalizzazioni progressive in riferimento alla carta.

Interessante sotto questo profilo quanto pubblicato dal «The Wall Street Journal» che riporta dell’installazione all’interno della Brooklyn Public Library di una macchina in grado di stampare on demand, in pochi minuti, un  intero libro sulla base delle preferenze del lettore. La stampante, della quale allo stato attuale sono state realizzate 70 installazioni, misura poco più di 8 m², e permette alle persone di scegliere da un database di 8 milioni di volumi quale sia il proprio preferito.

La possibilità di effettuare in edicola il servizio di print on demand, consentirebbe la quadra tra desiderio di personalizzazione da parte del lettore e mancanza di redditività che questo ottiene online nella sua declinazione all digital. Grazie alla tanto auspicata, quanto sin ora disattesa, informatizzazione delle edicole il lettore potrebbe, ad esempio, come succede oggi con i preferiti, i bookmark del browser, o con applicazioni dedicate,  salvare le informazioni che trova di proprio interesse e trovarle stampate nel suo quotidiano.

Scriveva Hermann Hesse “Se tracci una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perchè non è pericoloso. Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l’aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi del mondo”.

Almeno una parte del futuro dell’industria dell’informazione potrebbe essere racchiusa in 8m².

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Libertà Complementare

La pioggia di emendamenti rischia di annacquare e intorbidire i provvedimenti del Governo relativi alle liberalizzazioni.

Tra tutti gli emendamenti proposti, per quanto riguarda gli interessi dello scrivente e degli argomenti trattati all’interno di questi spazi, è quello relativo alle edicole che pare essere a rischio di snaturare in maniera significativa lo spirito ed il significato della prima stesura. Emendamento “bipartisan” presentato da Simona Vicari [PDL] e Filippo Bubbico [PD] del quale, forse non casualmente, i giornali non parlano nonostante l’ampia copertura generale del tema, che rappresenta una pericolosa marcia indietro rispetto alla concezione originaria.

L’emendamento proposto infatti eliminerebbe la possibilità precedentemente prevista da parte dei giornalai di rifiutare i prodotti collaterali ricevuti, quell’accozzaglia di perline ed amuleti che inonda quotidianamente le edicole in viurtù di una pretestuosa ed anacronistica interpretazione della parità di trattamento, così come la possibilità di defalcare il valore del materiale restituito ai distributori locali in compensazione dei pagamenti delle nuove consegne.

Sono elementi che alleggerirebbero di non poco la pressione finanziaria alla quale 30mila le edicole sin qui sopravvisute sono sottoposte e, soprattutto, restituirebbe dignità imprenditoriale ad una categoria troppo spesso vituperata dagli altri attori del sistema favorendo il necessario processo di modernizzazione che dovrebbe essere alla base delle proposte di liberalizzazione e del quale la filiera editoriale ha tanto bisogno.

Se le modifiche venissero approvate i giornalai italiani,  che inizialmente erano stati promossi a lavoratori autonomi, che avevano facoltà di  decidere del loro destino, che, pur nei i limiti della legge, potevano scegliere cosa far entrare nelle loro rivendite e cosa no, ritornerebbero al loro status di peones per garantire a loro spese flussi di cassa ad editori disonesti inquinando, forse in maniera definitiva, la possibilità di un’evoluzione positiva di tutto il sistema.

Mi segnala un rappresentante della categoria che Pietro Barcellona, un giurista, docente di diritto, scrive che “la certezza di esistere non è data dal denaro,ma dall’universo simbolico”, da quell’insieme di segni, usi, consuetudini, simboli insomma che sono capaci di mantenere un individuo nel suo mondo. La parete è ora liscia, buona per precipitare a terra con un grande tonfo. I ganci sulla parete messi da chi aveva scritto la prima parte del decreto, erano l’ universo simbolico dei giornalai. Se fosse confermato che ora non c’è più, sarà impossibile ripristinarlo.

Un concetto di libertà complementare agli interessi deviati, ancora una volta, di pochi. Un’opzione senza ritorno che chiunque abbia a cuore uno sviluppo sano e sostenibile del nostro Paese non può accettare.

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Nuotare Controcorrente è Difficile ma Possibile

Guido Veneziani Editore, a cui fanno capo riviste quali «Vero», «Top» e «Vera»,  pubblicazioni “popolari” leader o co-leader nel loro segmento, ha scelto la strada del dialogo con la Rete delle edicole invece di quella maggiormente praticata della contrapposizione o, nel migliore dei casi, dell’indifferenza.

E’ una case history che merita di essere raccontata.

L’editore ha inserito, circa due anni fa, nel proprio staff la figura del Responsabile dei Rapporti con le Edicole scegliendo una persona di field, un professional con una lunga esperienza sul campo in grado di interpretare necessità e sentiment dei giornalai.

Da allora il tempo non è trascorso invano.

Uno degli elementi di contrasto tra editori e punti vendita sta nella consuetudine di ribaltare sul trade il costo delle operazioni, sempre più frequenti se non permanenti, di cut price, di taglio del prezzo di copertina. Guido Veneziani ha scelto la strada del riconoscimento dell’aggio pieno, indipendentemente dal cut-price, stabiliendo un precedente memorabile mai neppure contemplato dall’accordo [scaduto] nazionale. La tabella comparativa sottoriportata ne esemplifica la concretezza della portata paragonando la maggior marginalità riconosciuta da GVE rispetto ad una testata concorrente.

A questa iniziativa, adottata come pratica da circa un anno, nel tempo si sono aggiunti un forum di discussione, punto d’incontro per mantenere una relazione costante tra le parti, e, di recente, un minisito dove gli edicolanti possono inserire le giacenze delle testate del gruppo editoriale al fine di ottimizzare il processo di distribuzione – resa nei singoli punti vendita. Ottima iniziativa “tampone” in attesa della tanto auspicata, anche in questi spazi, informatizzazione delle edicole.

Iniziative tanto interessanti ed opportune quanto poco considerate sia dai sindacati di rappresentanza della categoria, che invece di cavalcare l’onda del “nuovo” si sono pure messe per traverso, che dalla FIEG  e dagli altri editori associati.

Si tratta di attività che, nella mia personale visione, dovrebbero costituire l’ABC, la base, di quello che in altri canali viene implementato ormai da oltre un decennio in maniera diffusa, collocate nel più ampio spettro delle attività di trade marketing. Un termine, e soprattutto una pratica, sconosciuta al comparto editoriale.

A Guido Veneziani Editore va indubbiamente riconosciuto il merito di aver dimostrato che nuotare controcorrente è difficile ma non impossibile.

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