Archivi del mese: marzo 2009

Maniaci del tesserino

E’ di stamattina la notizia della denuncia per abuso della professione del conduttore del telegiornale di TeleJato, emittente del palermitano decisamente fuori dal coro per le battaglie sostenute.

Secondo quanto riportato, la procura di Palermo avrebbe denunciato Pino Maniaci che “con più condotte poste in essere in tempi diversi ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso” avrebbe svolto l’attività di giornalista pur essendo sprovvisto dell’abilitazione.

A denunciarlo pare sarebbe stato un collega, maniaco del tesserino.

No comment!

siamo tutti pino maniaci

siamo tutti pino maniaci

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Ritagli solari

Dopo la recente revisione di formato di Nova24 è ora la volta dei dorsi regionali allegati il mercoledì al più autorevole quotidiano economico nazionale.

Dal 1° di aprile infatti anche questi inserti passeranno al formato tabloid. L’editoriale di Luca Orlando al riguardo ha passaggi condivisibili ed offre spunti di riflessione interessanti, in particolare quando afferma: “Il cambiamento ha più di una controindicazione, genera ansia, è meno comodo della continuità, quasi sempre è però necessario per restare competitivi e rispondere alle esigenze dei clienti“. Peccato però che poi si ritorni al tema della maneggevolezza e della praticità per argomentare il cambio di formato.

Certo, quando si lavora sotto padrone [che sia una persona o degli azionisti] si ha sempre dei piccoli – grandi bavagli con i quali si è costretti a mediare; personalmente però mi sarei aspettato, ed avrei gradito di gran lunga, l’ammissione della necessità di contenere i costi magari argomentandone i benefici in termini di maggior disponibilità per inchieste ed articoli di ancor maggior qualità. Penso che la maggioranza di lettori avrebbe compreso ed apprezzato di più che non la solita ben costruita mezza bugia.

Che la realtà sia distinta da come Orlando abbia [pour cause] cercato di rappresentarla è evidente anche dal concomitante taglio del quotidiano free press che fa capo sempre a “Il Sole24 Ore” che proprio dal 1° aprile chiude definitivamente i battenti per la scarsa raccolta pubblicitaria dal lancio ad oggi.

I lettori [ed ancor più un pubblico evoluto quale quello del quotidiano in questione] sanno distinguere l’informazione dalla disinformazione anche nelle sue sfaccettature più morbide. Avere il coraggio e la responsabilità di parlare con chiarezza, senza farsi prendere dal panico o peggio, rappresenta assolutamente una delle sfide da vincere affinché i giornali possano davvero avere un futuro. E’ necessario che editori e giornalisti se lo stampino bene in mente.

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Vie de merde

Raccontare la propria vita di merda è un successo.

La versione 2.0 del nostrano Fantozzi a soli 15 mesi dal lancio può contare su circa 400mila visite e 220mila utenti unici al giorno.

Vie de Merde [Ma vie c’est de la merde, et je vous emmerde] ha attirato addirittura l’attenzione del Wall Street Journal grazie ai numeri davvero strepitosi realizzati.

Gli argomenti sono quelli della vita quotidiana, si va dall’amore al lavoro passando per salute e sesso. Dopo poco più di un anno è già stato pubblicato un libro, aperta un area ad hoc per la commercializzazione di gadget quali magliette, stickers ed altro. Interessante anche l’area dedicata alle illustrazioni inviate dai lettori sempre dedicate al tema.

Dall’inizio di quest’anno è stata creata la versione inglese F My life [My life sucks, but I don’t give a F***], già un successo, e sono in cantiere le versioni in spagnolo e russo. Su Facebook ci sono migliaia di fans di FML ed un altro libro è alle stampe.

Technorati riporta oltre 4000 blog reactions ed Alexa [vd. immagine sottostante] conferma, se necessario, l’importanza dei numeri realizzati.

I contributi dei lettori non possono superare i 300 caratteri e viene attuata una forte selezione tra quelli ricevuti e quelli effettivamente pubblicati che nella versione francese sono 10 ogni 1000 mentre in quella statunitense scendono addirittura a 30 ogni 10mila. Non si parla della crisi o di altri problemi strutturali della società contemporanea ma si narrano i “piccoli – grandi problemi” individuali della quotidianità. Questa, a titolo esemplificativo, una delle tante frasi pubblicate giornalmente : “Aujourd’hui j’ai mis des commentaires sur mon propre blog avec des pseudos différents pour faire croire aux gens que j’ai des amis … VDM

Sociologi ed antropologi hanno un immenso laboratorio a disposizione per analizzare e dissertare sulla condizione dell’individuo nella società contemporanea.

Confronto videmerde.fr vs. beppegrillo.it

Confronto videmerde.fr vs. beppegrillo.it

Ci sono due aspetti che credo valga la pena di sottolineare.

Da un lato la conferma del passaggio generale da valori collettivi a valori ed aspirazioni più strettamente individuali, dall’altro la schiettezza del linguaggio che seppur mediato sfora e trascende dai canoni della comunicazione ufficiale dei media tradizionali.

Osservando ed analizzando con maggiore attenzione questi due aspetti, che ovviamente non possono essere sviscerati in quest’ambito che funge fondamentalmente da segnalazione del fenomeno, ritengo possano esserci opportunità concrete anche per l’editoria off line; pensiamoci.

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Saluti di Marta

Mi chiamo Marta

e son partita in quarta

con sol tre botte

et voilà, le acque eran rotte

luci, colori, ostetriche & dottori

per una vita senza dolori

la mamma, il papà e tutti i parenti

smaniavano impazienti

tanto son stata chiamata

che al fin sono arrivata

eccomi qua nella mia tutina rosa

piena di vita a succhiar latte sin posa

Bentrovati!

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E commerce & Editoria

Casaleggio & Associati ha presentato la settimana scorsa i risultati della ricerca “Focus E commerce 2009“: Tendenze, strategie, numeri ed opportunità dell’ e commerce in Italia.

La società di consulenza, nota ai più per “il sostengo” alla comunicazione on line di Beppe Grillo ed Antonio Di Pietro, previa registrazione, consente di scaricare l’abstract della ricerca che tra i vari settori presi in considerazione annovera anche l’editoria.

In generale si rileva come siano numerosi ed importanti i fattori sia strutturali che legislativi che tutt’ora limitano lo sviluppo dell’ e commerce nel nostro paese. In particolare vengono citati i costi di spedizione e di connettività, oltre ad una scarsa diffusione sia del wi fi che dell’ adsl sul territorio nazionale.

Il risultato complessivo è che nonostante tassi di crescita a due digits l’ e commerce in Italia ha pochi utenti e sviluppa un fatturato poco significativo rispetto agli altri paesi europei con un valore complessivo stimato in 6,4 miliardi di euro nel 2008.

Il settore dell’editoria, così come classificato, comprende: homevideo, libri, musica, software e informazione.

Il fatturato complessivo sviluppato dal comparto è di 192 milioni di euro e rappresenta solamente il 3% del totale mercato. In termini di transazioni [numero di atti di acquisto] l’incidenza sale al 5,75%. con oltre 3 milioni di ordini. A parità di condizione, dunque, il valore unitario delle transazioni è basso.

Il grafico sottostante sintetizza quanto riassunto ed offre una panoramica generale dei fatturati dell’ e commerce nel nostro paese.

e commerce editoria

e commerce editoria

A fronte di questi dati, così come sinteticamente descritti, mi chiedo se coloro che parlano di micropagamenti e/o di altre soluzioni più o meno fantasiose come strumenti per risollevare le sorti dell’editoria italiana, siano consapevoli dello scenario di riferimento o se finalizzino le proprie ipotesi di lavoro basandosi esclusivamente su sogni ed innamoramenti del momento.

Innamorarsi ed avere dei sogni, secondo me, è bellissimo ma probabilmente quando si parla di business tenere i piedi per terra e basare le proprie ipotesi su un visione fondata, anche, su elementi razionali e dati è doveroso.

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Hello, Kitty?

Poiché parrebbe che il messaggio non sia passato ci si arroga unilateralmente il diritto/dovere di riproporlo.

Anche noi questa volta abbiamo preso le misure seppur da una prospettiva distinta.

Si riceve in edicola non più tardi del 21 marzo scorso l’ennesima nuova pubblicazione partorita non vi è dubbio dopo un brain storming a base di peyote.

Hello Kitty Party“, questo il nome della pubblicazione, è una raccolta a fascicoli – in realtà si tratta di piatti & ceramiche varie – con la bellezza di 50 uscite previste. Il sottoscritto ne ha ricevute 8 copie sabato scorso ed ha, ahimè, avuto l’opportunità di verificare personalmente che le misure della prima uscita sono esattamente di 58 cm di larghezza per 40 cm di altezza contraddistinte da un peso unitario certamente non consono per i più piccini.

Sul retro della confezione di cotanta magnificenza leggiamo scritto a caratteri minimi di legge: “L’editore si riserva il diritto di introdurre modifiche per quanto riguarda la struttura, la composizione, le caratteristiche e il prezzo delle uscite della collezione se circostanze tecniche o commerciali lo consigliassero“.

Mi consenta: modifichi, modifichi, cribbio!

Infine, vista e verificata la mission di un gruppo editoriale di rilevanza internazionale che grazie ad “una costante ricerca orientata all’innovazione di prodotto permette di sviluppare collane originali, in grado di soddisfare un pubblico sempre più vasto” sono certo che non potranno che cogliere in termini di stimolo il suggerimento anche di inserire il nome di un essere vivente nei riferimenti del loro servizio clienti.

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Gnu Media

L’hype del momento per il nostrano giornalismo parrebbero essere le nuove tecnologie ed i relativi nuovi mezzi di pubblicazione messi a disposizione dalle stesse.

In ordine di apparizione si presentano le seguenti meraviglie:

  • Mine, suggestivo progetto editoriale di realizzazione di un magazine apparentemente personalizzato [5 testate preselezionate] stampato in 31mila copie ed inviato come pdf ad ulteriori 200mila lettori/indirizzi email con la benedizione di Lexus. I fundamentals del progetto e la straordinaria innovazione si basano parrebbe su 3 elementi distintivi che non potranno che determinarne il successo tracciando finalmente il percorso smarrito da mass media e giornalisti d’antan:
    • L’esiguità dei numeri che rispetto al totale dei lettori statunitensi è irrisoria
    • L’abolizione dei feed rss che prima consentivano un livello di personalizzazione decisamente superiore
    • L’ignoranza dell’esistenza, da tempo, di Meehive che attinge ad un numero di fonti di gran lunga superiore, consente [previa registrazione] una maggior personalizzazione e, a completamento, ha un aggiornamento con frequenza quasi in tempo reale.
  • L’annuncio trionfante per l’innovazione del “Corriere della Sera” che diviene il primo quotidiano italiano a poter essere sfogliato con Kindle2. Trascurando elementi insignificanti quali:
    • Un prezzo di abbonamento eccessivo se paragonato al saving che l’editore realizza rispetta all’edizione cartacea, immediatamente rilevato dai lettori.
    • La disponibilità effettiva solo per i lettori dall’estero che sono una frazione minima evidentemente del quotidiano in questione. Per l’esattezza stiamo parlando di un potenziale massimo di circa 41mila al giorno [copie diffuse all’estero – dati ads 2008] contro una tiratura media su carta di 780mila copie. Big deal!
    • L’essere oggetto di pubblica “tirata d’orecchie” in cui Anna Masera ricorda che “La Stampa” ha vinto la corsa con almeno un paio di settimane di vantaggio.

Non me ne voglia Luca De Biase se prendo in prestito il motto della testata di cui è responsabile, ma mi pare davvero calzante al contesto generale: “Affacciamoci al futuro ovunque sia arrivato“. Che non si sappia dove ci porti, con quali effettivi benefici ed a costo di cosa paiono aspetti trascurabili a molti sembrerebbe.

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Il mondo non si è fermato mai un momento

Le Monde fornisce due “piccole – grandi lezioni” rispetto alle quali vale la pena, a mio avviso, di soffermarsi relativamente al coinvolgente dibattito a più voci che si sta sviluppando sul futuro dei giornali.

Lezione numero 1:

Mentre dalle nostre parti praticamente tutti gli editori si aggrovigliano alla ricerca di soluzioni di recupero delle vendite ed ancor più, se possibile, della redditività, il noto quotidiano francese passa ad un prezzo di vendita al pubblico in edicola di 1,40 €.

Il 40% di aumento rispetto a quello che è attualmente quello dei due maggiori quotidiani nazionali nostrani aiuterebbe probabilmente più di tagli e ritagli le finanze dell’editoria.

Probabilmente il problema attuale non è nel prezzo ma nella qualità riconosciuta dei contenuti che se effettiva viene pagata come avevo provato a sottolineare di recente.

Lezione numero 2:

Nell’edizione on line del giornale [vedi immagine sottostante] si può leggere con chiarezza: “Se amate Le Monde su internet, lo adorerete su carta“. Inoltre, cliccando sulla cartina, viene reso disponibile l’elenco di tutte le edicole della zona d’interesse che vendono il quotidiano.

Contrariamente a quanto avviene alle nostre latitudini non vi è dunque prevaricazione ma integrazione tra giornali e giornalai e convergenza tra on & off line, così come naturalmente dovrebbe essere.

Personalmente ritengo che prima di pensare a misure anti-crisi che si ispirano a modelli economici tanto futuribili quanto improbabili potrebbe valere la pena di riflettere anche su queste due “lezioncine”.

le-monde-kiosko

We are continually faced with a series of great opportunities brilliantly disguised as insoluble problems“. – John W. Gardner – Potrebbe valere la pena di stamparselo bene in mente.

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Micromarketing dell’edicolante – 2nd round

Continuiamo, come promesso, il percorso intrapreso relativamente al micromarketing dell’edicolante.

Poiché l’edicolante ipso facto non ha la possibilità di selezionare autonomamente l’assortimento di quotidiani e periodici da trattare o meno nella propria attività, opera fondamentalmente in un’area di business molto simile a quella delle commodities, con beni/prodotti indifferenziati rispetto ai propri colleghi – concorrenti.

Che fare, dunque?

2nd round diversificazione.

Evidentemente la diversificazione è da effettuarsi in funzione di alcuni parametri di base quali:

  • Posizione dell’edicola, residenziale o passaggio.
  • Tipologia prevalente della clientela abituale.
  • Tipologia del punto vendita, semplificando, chiosco o negozio.
  • Contesto competitivo in cui è inserita l’attività, presenza nelle vicinanze di librerie, cartolerie, negozi di dischi/dvd………etc.
  • Presenza di punti d’attrazione specifica, tribunali, scuole……..etc,
  • Attitudini, interessi e capacità del titolare dell’edicola.

Le aree di diversificazione possibili sono fondamentalmente due:

  • Tipologia di prodotti collaterali da inserire nell’assortimento standard.
  • Tipologia di servizi accessori.

Questi aspetti andranno integrati con gli obiettivi e le attese in termini di fatturato e relativa marginalità.

Tendenzialmente, in quella che è la mia esperienza ad oggi, a servizi accessori ad elevata attrattività e significativo sviluppo di fatturato [uno per tutti: le ricariche telefoniche] corrispondono quasi sempre marginalità estremamente ridotte. Nella valutazione andranno perciò verificati, da un lato, i costi accessori quali fideiussioni, spese bancarie……etc e, dall’altro, l’impegno personale richiesto – specialmente nel caso, non raro, della presenza di una sola persona – ed i volumi attesi/il punto di break even. Nel mio caso [a titolo esemplificativo] ho rifiutato offerte di inserire un “betting corner”, visto che i fee d’ingresso e le royalties da pagare al provider del servizio innalzavano il punto di pareggio a livelli che personalmente non ho realisticamente ritenuto raggiungibili.

I prodotti al contrario tendono ad avere margini unitari maggiori ma volumi sensibilmente inferiori. La scelta, a mio avviso, oltre che in funzione dei parametri accennati deve essere guidata da due elementi di base. Da un lato si dovrebbe tendere alla maggiore esclusività possibile per la scelta della categoria merceologica da trattare prevalentemente; dall’altro si può lavorare sull’assortimento con prodotti a bassa diffusione.

Possiamo, sempre a titolo esemplificativo, creare una linea di magliette che commercializziamo solo noi [questa è un’esperienza che sto finalizzando proprio attualmente, a breve maggiori news sul tema specifico]. Altrettanto, nell’ambito dell’assortimento standard, le caramelle, possiamo scegliere una determinata tipologia/marca a bassa diffusione che funga, relativamente parlando, da attrazione e diversificazione per la clientela.

Per sintesi ho dovuto inevitabilmente generalizzare e semplificare, schematizzando punti ed aspetti che ovviamente sono da espandere in funzione delle specificità di ciascuna edicola. Prendeteli come una check list di base per le vostre personali riflessioni.

Nella prossima puntata, a voi piacendo, parlerò di [micro]indagini di mercato. Il programma è suscettibile di modifiche a fronte di eventuali vostre richieste specifiche.

Nota Bene: Le riflessioni sono relative all’edicolante “puro” la cui unica attività/licenza sia quella, appunto, relativa alla vendita di giornali e periodici. Questo – per trasparenza – non è il mio caso specifico.

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Postulato dell’edicolante

Dopo oltre un anno di attività ho finalmente compreso il paradigma sul quale si basa “il postulato dell’edicolante”:

Se si vende non te lo mandano, se te lo mandano non si vende, se non te lo mandano e lo richiedi non te lo mandano lo stesso.

logistica editoriale

logistica editoriale

Corollario al “Postulato dell’Edicolante”:

Se nella bolla di consegna è impresso “La sua richiesta è stata memorizzata e verrà evasa prossimamente“, non lo riceverai mai ugualmente.

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