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Ciao Mamma Sono alla Tele

Tech and the City è una trasmissione girata completamente con smartphone e tablet che va in onda tutte le domeniche alle 18 su Italia 7 Gold network televisivo nazionale.

Al suo interno Gianluigi Bonanomi, giornalista hi-tech, tiene una propria rubrica in cui ogni settimana viene recensito un libro. Domenica scorsa è toccato al mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”.

Se in questa prima domenica di giunembre non avete di meglio da fare potete vederla, ascoltarla, nel video sottostante.

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Se Spunta il Sole sulle Edicole

Maniscalchi, ciabattini, lattai e perfino “spegnilumini” le professioni accomunate a quella dell’edicolante nei 132 commenti alla mia intervista-recensione pubblicata pochi giorni fa su «Il Fatto». Commenti che prevalentemente denotano un’ignoranza sul tema e che si aggrovigliano su luoghi comuni sfociando in querelle sul finanziamento pubblico ai giornali ed altre amenità distanti dal tema di fondo ma che concordano, quasi, tutti su un una cosa: il destino delle edicole, e della carta stampata, è irrimediabilmente segnato.

Newspaper seller

Il caso vuole, diciamo, che in un momento di slacking, di intermezzo durante la produzione compulsiva di slides per un corso che terrò la settimana prossima, incappi nell’edicola del sole. Edicola la cui storia è ben descritta su “L’Arancia”, progetto del Consiglio Nazionale del Notariato, che racconta come ci sia il tentativo di realizzare un  franchising di edicole su Roma, di software gestionali ed informatizzazione dell’edicola gestita e di quelle affiliate, e persino  di fidelity card e di un progetto di riqualificazione delle edicole, con “finanziamenti dal basso”, come riassume il video sottostante.

Temi proposti, in maniera più articolata, se posso dirlo, nel mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”, che il caso dell’edicola del sole dimostra quanto, volendo, siano concretamente realizzabili.

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La Carta Stampata di Fatto

Oggi su «Il Fatto» una mia intervista che partendo dal mio libro: “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”, ne riprende i concetti principali.

Se l’indissolubile connubio tra edicole e carta stampata e gli sviluppi futuri vi interessano potete leggerla integralmente qui. Riporto solamente la frase introdutttiva:

Secondo Pier Luca Santoro, autore di “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole – Ovvero che fine farà la carta stampata”, internet non è nemico della carta, anzi: “Il loro futuro è sempre più inscindibile”

Bonus track la marketing map delle edicole del futuro ed il futuro delle edicole contenuta nell’e-book

Comment is free.

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Correlazioni

Mark J. Perry, professore di economia e finanza alla School of Management dell’ University of Michigan, che recentemente aveva prodotto un interessante grafico sull’andamento dei ricavi pubblicitari, sia carta che online, dei quotidiani statunitensi, ora ha prodotto un altro grafico in cui mette in relazione l’andamento dei ricavi pubblicitari con il livello occupazionale.

Come ci si potrebbe attendere al calo della raccolta pubblicitaria corrisponde, in maniera più che proporzionale, un calo nel livello di occupazione all’interno dei giornali statunitensi. Un fenomeno che, come noto, non è caratteristico soltanto di quanto avviene oltreoceano ma che è altrettanto evidente, anche, nel nostro Paese come testimonia il SurvivalCamp che si terrà durante l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Giornalismo la prossima settimana.

newspaper adv jobs

Si tratta di fenomeni che hanno attraversato altri comparti, altri segmenti di mercato, nel passato più o meno recente.

Se il taglio dei costi in periodi di crisi diviene spesso un male inevitabile, la sfida resta quella di come generare ricavi poichè è evidente come altrimenti l’involuzione sarebbe inevitabile.

Restando alla nostra realtà nazionale sorprende la dicotomia tra dichiarato e realizzato che emerge da una frase del Presidente di FIEG[*] Giulio Anselmi durante il convegno “Carta e Web: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”:

La carta rappresenta sempre il 90% dei ricavi del settore editoria – dice Giulio Anselmi, presidente della Fieg – L’editoria nel 2012 presenta dati in rosso per il quinto anno consecutivo nonostante l’integrazione in atto con il digitale, che dà segnali positivi. La filiera della carta occupa 213mila addetti, pari al 5% dell’occupazione nel settore manifatturiero, che diventano 740mila con i 527mila addetti dell’indotto. Serve un sostegno forte per un settore strategico per l’informazione e per l’economia del paese”.

Il mondo del web “rappresenta il nostro naturale interlocutore come via d’uscita da questa situazione – aggiunge Anselmi – ma la carta resta il nostro punto di riferimento. Non lo dico da nostalgico e non nativo digitale, ma lo dico guardando i numeri. L’online è il futuro, ma oggi la carta resta il nostro cuore

Dichiarazioni che stridono, come avevo già rilevato, rispetto allo scarso impegno, ed ai risultati nulli, relativamente all’informatizzazione delle edicole, tema al quale è dedicata una parte rilevante del mio libro pubblicato scorsa settimana.

Se le correlazioni tra calo dei ricavi e taglio dei costi del lavoro sono evidenti, restano invece inconsistenti quelle su un’area che potrebbe non solo garantire saving significativi ma anche produrre virtuosismi del sistema, della filiera editoriale, in grado di rilanciarlo.

copertina libro PLS

[*] Via 

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Grazie [e dintorni]

Nel primo giorno di lancio il mio libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata” è primo nella categoria giornalismo su Amazon e nella top ten di BookRepublic. Secondo TweetReach i numerosi contributors su Twitter hanno generato il raggiungimento di oltre 54mila account e 68.550 impression. Numerosissime le condivisioni anche su Facebook ed altri social media, social network.

Oltre a ringraziare tutti coloro che hanno acquistato il libro e/o contribuito alla sua diffusione, resto in attesa di un feedback sulle proposte operative in esso contenute. Cosa che è possibile fare o all’interno dell’apposito spazio dei commenti o, se preferite, inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica contenuto nel libro stesso o, ancora, attraverso i diversi social media e social network come sempre più avviene da tempo.

Si segnala inoltre che ora il libro è disponibile su tutte queste piattaforme, bookstores: Amazon, Apple Store, BookRepublic, Kobo Store, Mediaworld, Ultima Books. Come dicevo ieri, la lettura da PC, anche se più “povera”, è possibile utilizzando dei programmi liberamente scaricabili.

libro pls classifica Amazon

Il giorno prima della pubblicazione del libro, a Roma si è tenuta la conferenza stampa su “CARTA & WEB: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”. Come riportato sul sito web della FIEG, conferenza stampa della filiera carta, editoria, stampa e trasformazione.

Osservando l’elenco delle associazioni presenti, promotrici – Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg – non si può non rilevare la completa assenza della distribuzione e della rete di vendita, delle edicole. Una filiera che non raccoglie intorno a se, che non si confronta con lo sbocco commerciale dei propri prodotti fornisce la dimensione di chiusura e di pericolosità dell’approccio ai problemi in essere tenuto sin ora.

Proposte per la ripresa che non tengano conto di dove, come [e a chi] vengano venduti i prodotti editoriali sono zoppe, ad essere magnanimo, per definizione.

Un motivo in più, se posso dirlo, per essere felice di aver scritto il mio libro sul tema e dell’attenzione sin qui ricevuta. Grazie ancora.

grazie tastiera

Update: Grazie anche ad Anna Masera per la segnalazione di oggi su «La Stampa»

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Che Fine Farà la Carta Stampata

E’ disponibile da oggi il mio libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata”.

Seppure possa forse apparire singolare che un libro dedicato ad una delle reti commerciali al dettaglio di maggior capillarità nel nostro Paese sia esclusivamente in formato digitale, questo ha consentito tempi estremamente ridotti dalla stesura alla pubblicazione rendendo l’e-book aggiornato a fatti ed informazioni che risalgono a non più di dieci giorni fa e dunque di grande attualità.

Il libro introduce all’abc della filiera editoriale mostrando l’edicola sotto diversi punti di vista con l’obiettivo di far comprendere i meccanismi di tutta la filiera editoriale-giornalistica: dall’editore passando per i distributori – nazionali e locali –  fino, appunto, alle edicole.

A cavallo tra il saggio divulgativo ricco di informazioni ed opinioni e proposte, credo davvero, concrete, incisive, vengono analizzati punti sensibili del sistema editoriale tradizionale quali il finanziamento ai giornali e l’informatizzazione come strumento per una riforma dell’intera filiera.

L’immagine sotto riportata riproduce l’indice del libro che sintetizza i contenuti dello stesso.

libro pls indice

L’e-book è arricchito da interviste condotte tra febbraio e marzo di quest’anno a diverse personalità nel mondo editoriale, che colgo l’occasione per ringraziare, da Paolo Peluffo, Sottosegretario di Stato con delega all’editoria ad Amilcare Digiuni, del sindacato nazionale giornalai d’Italia SINAGI, fino a Sergio Bonelli, Direttore commerciale de «La Stampa» e Massimo Ciarulli, illuminato edicolante di Terni.

Infine, tra i diversi contenuti all’interno del libro, ho elaborato la marketing map delle edicole inserendo, evidenziandoli, i prodotti ed i servizi dello sviluppo del canale e dunque del sistema editoriale tradizionale nel suo complesso.

Il prezzo di vendita, 2,99€, è davvero alla portata di tutti ed possibile acquistare l’e-book per Kindle, iPad o altro dispositivo. In caso non aveste nessuno di questi device resta comunque la possibilità di leggerlo da PC utilizzando dei programmi liberamente scaricabili. 

Vi lascio con quello che è uno degli ultimi paragrafi nel capitolo delle conclusioni del libro:

La rivoluzione che ha colpito l’editoria passa attraverso Internet ma non è causata dalla Rete di per se stessa. Il sistema editoriale, la sua filiera, dall’organizzazione interna e dal tipo di proposta di lettura degli editori, alle rivendite, passando per distributori nazionali e locali, richiede un profondo ripensamento. L’attuale crisi non è il frutto della tanto declamata rivoluzione digitale ma della staticità dell’offerta e del sistema nel suo complesso che allo scossone dato da crisi economica e dall’avanzare dei media digitali ha mostrato con chiarezza la propria inadeguatezza.

Ovviamente ogni feedback è assolutamente apprezzato ed il libro contiene anche il mio indirizzo di posta elettronica se preferite farlo in maniera privata. Buona lettura.

copertina libro PLS

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Ottimizzazione della Filiera Editoriale

Come promesso ieri, oggi si parla di ottimizzazione e razionalizzazione dei processi con particolare riferimento alla filiera editoriale, alla sua distribuzione.

Il Rapporto 2012 sull’industria dei quotidiani in Italia, segnalato e commentato ieri, si apre con la tavola, sottoriportata, relativa alle vendite dei quotidiani ed alle rese. Emerge come le rese nel 2011 abbiano pesato per oltre un quarto [28,3%] del totale.

Nella presentazione, effettuata da Salvatore Curiale, direttore di ASIG [Associazione Stampatori Italiana Giornali], effettuata sempre nel corso della XV Edizione di WAN-IFRA Italia, emerge come per ogni 100 copie stampate, meno di 70 generano reddito per le aziende editoriali. In totale, ogni anno si stampano oltre settecento milioni di copie di giornale che non producono ricavi o che, nel caso delle rese, determinano costi aggiuntivi.

Costi che sono riconducibili alla voce dei servizi [in prevalenza trasporti e composizione e stampa presso terzi] e materie prime [essenzialmente la carta] che pesano per il 60% del totale dei costi che gravano sull’indistria dei quotidiani nel nostro Paese.

Se non sbaglio i conti, questo significa che annullare le rese, o comunque minimizzarle al massimo, porterebbe un beneficio economico di recupero contributivo per le imprese del settore che potrebbe arrivare sino al 18%. In tempi come questi recuperare il 18% di ricavi sarebbe una boccata di ossigeno straordinaria che consentirebbe di guardare al futuro, ai suoi sviluppi, senza la spada di damocle sulla testa.

Già, ma come? La soluzione, come punto di partenza, è tanto semplice quanto, sin ora, inapplicata. Si chiama informatizzazione delle edicole.

Aspetto sul quale mi sono soffermato più volte all’interno di questi spazi, anche di recente, evidenziando come l’informatizzazione delle edicole, consenta dialogo, comunicazione, e dunque conoscenza specifica, di ogni singola realtà.

L’informatizzazione delle edicole [ad oggi sono circa 5mila – su 3omila – quelle informatizzate con due applicativi distinti che dialogano solo con il distributore locale] consentirebbe all’editore di conoscere in tempo reale il venduto per ciascun punto vendita garantendo ottimizzazione del costo delle rese, l’attenuazione [o scomparsa] delle micro rotture di stock che paradossalmente caratterizzano le pubblicazioni alto vendenti.

L’informatizzazione delle edicole agevola la possibilità di sondaggi, di ricerche su argomenti ad hoc e favorisce l’implementazione di servizi a partire, per citarne almeno uno, dalla possibilità di effettuare in edicola il servizio di print on demand, che consentirebbe la quadra tra desiderio di personalizzazione da parte del lettore e mancanza di redditività che questo ottiene online nella sua declinazione all digital.

L’informatizzazione delle edicole consente, termine in voga, di disintermediare l’intermediazione, fare rete per dare voce, corpo e sostanza a questi concetti e a tutti quelli che è possibile aggiungere.

Concetti che vengono ribaditi ed ampliati nella presentazione, ancora una volta effettuata durante la XV Edizione di WAN-IFRA Italia, da Bain & Company, nota società di consulenza, che effettua un’analisi sul panorama della distribuzione editoriale estremamente puntuale e interessante.

La presentazione [da leggere assolutamente] analizza gli elementi strutturali e ciclici della crisi del settore suggerendo gli interventi necessari sul prodotto editoriale, sull’evoluzione della sua concezione, sulla necessità di ridisegno dei processi di redazione, sulla proposta pubblicitaria che i giornali, nei diversi formati, debbono effettuare, e la sua veicolazione attraverso le concessionarie, per arrivare, appunto, alla distribuzione ed all’informatizzazione delle edicole.

Dallo slideshow emerge come dal 2008 ad oggi siano state chiuse 6mila edicole, passate dalle 40mila del 2008, alle 34mila del 2011, e 40 distributori locali, scesi da 170 a 130 nello stesso periodo. La slide 23, sottoriportata, evidenzia, i benefici immediati e le prospettive offerte dal processo di informatizzazione delle edicole.

Tutti i dettagli anche relativi al refill e dunque all’abbattimento delle micro rotture di stock che si verificano puntualmente, paradossalmente, per le testate alto vendenti, sono ben spiegati nella presentazione, che continua con una proposta evolutiva che parte dalla base dell’informatizzazione dei punti vendita.

Proposta di specializzazione che condivido ed ho richiamato a più riprese, sostenendo che alla strada del generalismo, del vendere di tutto o del fornire servizi che già vengono forniti in altri canali [pagamento bollette, ad esempio] con margini inesistenti, privilegio quella della specializzazione sia per aver verificato direttamente che i servizi integrativi sin ora ipotizzati non apporterebbero alcuna marginalità integrativa al canale che per visione strategica e coerenza.

Bain & Company ipotizza, suggerisce, l’introduzione di card, sia mono editore che pluri editore, che permettano di raccogliere informazioni sul lettore e avviare programmi di fidelizzazione nel canale edicole. Card che consentirebbe anche di raccogliere dati sul lettore utili per profilare l’offerta editoriale e pubblicitaria, sottoprodotto assolutamente non trascurabile.

Il recupero di efficienza contributiva e le prospettive offerte dall’informatizzazione delle edicole sono IL passaggio necessario per la ripresa di tutta la filiera editoriale dagli editori alle edicole. Se n’é parlato troppo alungo e troppo a vuoto sin ora, è giunto, davvero, il momento per la FIEG, il Governo e le rappresentanze sindacali dei giornalai di darvi la giusta priorità a partire dall’incontro che si terrà oggi tra le parti. Mi auguro che queste riflessioni possano essere spunto e base di un confronto fattivo; le ho esposte, anche, con questo obiettivo.

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Libertà Complementare

La pioggia di emendamenti rischia di annacquare e intorbidire i provvedimenti del Governo relativi alle liberalizzazioni.

Tra tutti gli emendamenti proposti, per quanto riguarda gli interessi dello scrivente e degli argomenti trattati all’interno di questi spazi, è quello relativo alle edicole che pare essere a rischio di snaturare in maniera significativa lo spirito ed il significato della prima stesura. Emendamento “bipartisan” presentato da Simona Vicari [PDL] e Filippo Bubbico [PD] del quale, forse non casualmente, i giornali non parlano nonostante l’ampia copertura generale del tema, che rappresenta una pericolosa marcia indietro rispetto alla concezione originaria.

L’emendamento proposto infatti eliminerebbe la possibilità precedentemente prevista da parte dei giornalai di rifiutare i prodotti collaterali ricevuti, quell’accozzaglia di perline ed amuleti che inonda quotidianamente le edicole in viurtù di una pretestuosa ed anacronistica interpretazione della parità di trattamento, così come la possibilità di defalcare il valore del materiale restituito ai distributori locali in compensazione dei pagamenti delle nuove consegne.

Sono elementi che alleggerirebbero di non poco la pressione finanziaria alla quale 30mila le edicole sin qui sopravvisute sono sottoposte e, soprattutto, restituirebbe dignità imprenditoriale ad una categoria troppo spesso vituperata dagli altri attori del sistema favorendo il necessario processo di modernizzazione che dovrebbe essere alla base delle proposte di liberalizzazione e del quale la filiera editoriale ha tanto bisogno.

Se le modifiche venissero approvate i giornalai italiani,  che inizialmente erano stati promossi a lavoratori autonomi, che avevano facoltà di  decidere del loro destino, che, pur nei i limiti della legge, potevano scegliere cosa far entrare nelle loro rivendite e cosa no, ritornerebbero al loro status di peones per garantire a loro spese flussi di cassa ad editori disonesti inquinando, forse in maniera definitiva, la possibilità di un’evoluzione positiva di tutto il sistema.

Mi segnala un rappresentante della categoria che Pietro Barcellona, un giurista, docente di diritto, scrive che “la certezza di esistere non è data dal denaro,ma dall’universo simbolico”, da quell’insieme di segni, usi, consuetudini, simboli insomma che sono capaci di mantenere un individuo nel suo mondo. La parete è ora liscia, buona per precipitare a terra con un grande tonfo. I ganci sulla parete messi da chi aveva scritto la prima parte del decreto, erano l’ universo simbolico dei giornalai. Se fosse confermato che ora non c’è più, sarà impossibile ripristinarlo.

Un concetto di libertà complementare agli interessi deviati, ancora una volta, di pochi. Un’opzione senza ritorno che chiunque abbia a cuore uno sviluppo sano e sostenibile del nostro Paese non può accettare.

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Giornalai: Liberi di Fare che Cosa?

Le norme generali sulle liberalizzazioni approvate in questi giorni, per quanto riguarda i giornalai hanno introdotto una serie di novità che complessivamente possono essere giudicate positivamente. Riporto gli elementi salienti per evitarvi la difficoltà di ricercarli all’interno del testo generale.

Art. 39 Liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica e disposizioni in materia di diritti connessi al diritto d’autore

1. All’articolo 5, comma 1, dopo la lett. d) decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170 sono aggiunte le seguenti:

e) gli edicolanti possono rifiutare le forniture di prodotti complementari forniti dagli editori e dai distributori e possono altresi’ vendere presso la propria sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa;

f) gli edicolanti possono praticare sconti sulla merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore;

g) fermi restando gli obblighi previsti per gli edicolanti a garanzia del pluralismo informativo, la ingiustificata mancata fornitura, ovvero la fornitura ingiustificata per eccesso o difetto, rispetto alla domanda da parte del distributore costituiscono casi di pratica commerciale sleale ai fini dell’applicazione delle vigenti disposizioni in materia.

f) le clausole contrattuali fra distributori ed edicolanti, contrarie alle disposizioni del presente articolo, sono nulle per contrasto con norma imperativa di legge e non viziano il contratto cui accedono.

2. Al fine di favorire la creazione di nuove imprese nel settore della tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori, mediante lo sviluppo del pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicita’ di gestione nonche’ l’effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti, l’attivita’ di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n.633, in qualunque forma attuata, e’ libera;

3. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da emanarsi entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge e previo parere dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, sono individuati, nell’interesse dei titolari aventi diritto, i requisiti minimi necessari ad un razionale e corretto sviluppo del mercato degli intermediari di tali diritti connessi;

4. Restano fatte salve le funzioni assegnate in materia alla Societa’ Italiana Autori ed Editori (SIAE). Tutte le disposizioni incompatibili con il presente articolo sono abrogate

Sono aspetti di rilevanza non trascurabile. Per la prima volta si stabilisce un freno agli abusi che la parità di diritto generava e, finalmente, gli edicolanti possono rifiutare le forniture di prodotti complementari forniti dagli editori e dai distributori. Viene previsto inoltre, che fermi restando gli obblighi previsti per i giornalai a garanzia del pluralismo informativo, costituiscono casi di pratica commerciale sleale le seguenti ipotesi:

  1. ingiustificata mancata fornitura,
  2. fornitura ingiustificata per difetto,
  3. fornitura ingiustificata per eccesso.

Quindi tutta la pratica di cattiva gestione delle forniture da parte dei distributori locali potrà essere sanzionata. Dovrebbero così cessare i casi di sovrastoccaggio per ottenere un flusso finanziario a beneficio del DL ed altrettanto le microrotture di stock sui [pochi] prodotti alto vendenti. Aspetti che, ovviamente, dovranno andare di pari passo con la tanto attesa, ed auspicata, informatizzazione delle edicole.

Se nel suo insieme dunque la legge pare possa essere elemento di soddisfazione per il trade, per la rete di 30mila edicole sparse sul territorio, è giunto il momento di interrogarsi sui passi successivi.

Se le vendite di quotidiani e periodici, settimanali e mensili, poco verosimilmente avranno un recupero, ora che sono possibili alcune aree di recupero di efficienza grazie alle norme soprariportate, resta la domanda relativamente a quale sia l’indirizzo strategico che le edicole vogliono, vorranno, intraprendere.

Alla strada del generalismo, del vendere di tutto o del fornire servizi che già vengono forniti in altri canali [pagamento bollette, ad esempio] con margini inesistenti, privilegio quella della specializzazione sia per aver verificato direttamente che i servizi integrativi sin ora ipotizzati non apporterebbero alcuna marginalità integrativa al canale che per visione strategiuca e coerenza. Grazie all’informatizzazione mi piace pensare alle possibilità esistenti che questo processo consentirebbe, a partire, per citarne almeno una, dalla possibilità di effettuare in edicola il servizio di print on demand, che consentirebbe la quadra tra desiderio di personalizzazione da parte del lettore e mancanza di redditività che questo ottiene online nella sua declinazione all digital.

La specializzazione, con integrazione di servizi e offerta a monte ed a valle rispetto all’attuale modello, e non il generalismo sono LA scelta per il futuro delle edicole. Non ho dubbi.

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Nuotare Controcorrente è Difficile ma Possibile

Guido Veneziani Editore, a cui fanno capo riviste quali «Vero», «Top» e «Vera»,  pubblicazioni “popolari” leader o co-leader nel loro segmento, ha scelto la strada del dialogo con la Rete delle edicole invece di quella maggiormente praticata della contrapposizione o, nel migliore dei casi, dell’indifferenza.

E’ una case history che merita di essere raccontata.

L’editore ha inserito, circa due anni fa, nel proprio staff la figura del Responsabile dei Rapporti con le Edicole scegliendo una persona di field, un professional con una lunga esperienza sul campo in grado di interpretare necessità e sentiment dei giornalai.

Da allora il tempo non è trascorso invano.

Uno degli elementi di contrasto tra editori e punti vendita sta nella consuetudine di ribaltare sul trade il costo delle operazioni, sempre più frequenti se non permanenti, di cut price, di taglio del prezzo di copertina. Guido Veneziani ha scelto la strada del riconoscimento dell’aggio pieno, indipendentemente dal cut-price, stabiliendo un precedente memorabile mai neppure contemplato dall’accordo [scaduto] nazionale. La tabella comparativa sottoriportata ne esemplifica la concretezza della portata paragonando la maggior marginalità riconosciuta da GVE rispetto ad una testata concorrente.

A questa iniziativa, adottata come pratica da circa un anno, nel tempo si sono aggiunti un forum di discussione, punto d’incontro per mantenere una relazione costante tra le parti, e, di recente, un minisito dove gli edicolanti possono inserire le giacenze delle testate del gruppo editoriale al fine di ottimizzare il processo di distribuzione – resa nei singoli punti vendita. Ottima iniziativa “tampone” in attesa della tanto auspicata, anche in questi spazi, informatizzazione delle edicole.

Iniziative tanto interessanti ed opportune quanto poco considerate sia dai sindacati di rappresentanza della categoria, che invece di cavalcare l’onda del “nuovo” si sono pure messe per traverso, che dalla FIEG  e dagli altri editori associati.

Si tratta di attività che, nella mia personale visione, dovrebbero costituire l’ABC, la base, di quello che in altri canali viene implementato ormai da oltre un decennio in maniera diffusa, collocate nel più ampio spettro delle attività di trade marketing. Un termine, e soprattutto una pratica, sconosciuta al comparto editoriale.

A Guido Veneziani Editore va indubbiamente riconosciuto il merito di aver dimostrato che nuotare controcorrente è difficile ma non impossibile.

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