Archivi del mese: agosto 2010

Come Produrre Notizie “Smart” per il Telefonino

A margine dell’articolo pubblicato ieri relativamente alla “bocciatura” dei siti web per mobile dei quotidiani e delle applicazioni per smartphones realizzate allo scopo, nei commenti su friendfeed, si è mescolato stupore rispetto ad una inadeguatezza che pare scontata per chi vive la rete con intensità e frequenza.

Nella stessa giornata, l’eccellente Monday Note, ha toccato lo stesso argomento arricchendolo da una prospettiva diversa e contribuendo a comprendere l’ovvio, quello che, come spesso avviene, si ha dinnanzi eppure non si vede.

Nell’articolo vengono portati avanti due possibili spiegazioni sulla realtà delle applicazioni per le notizie su smartphones.

La prima è che non saranno mai “ricche” come quelle per l’accesso ai contenuti da pc poiché rispondo ad un bisogno diverso. Frédéric Filloux sostiene che la lettura da telefonino risponde ad una esigenza molto più vicina a quella della lettura tradizionale su carta, senza le “distrazioni” che l’ipertesto, con rimandi ed approfondimenti esterni, genera. Nella sua visione il web avrebbe una funzione sociale mentre il telefonino sarebbe più orientato alla lettura in quanto tale.

Filloux, inoltre, sostiene che la semplicità delle applicazioni deriverebbe dall’essere frutto del lavoro di tecnici e che un miglioramento in tal senso si può ottenere solamente nel momento in cui saranno invece i giornalisti e l’area della redazione [che dovrà sviluppare competenze in tal senso] a dedicarsi a quest’ambito.

Sono considerazioni che, da un lato, confermano la complementarietà dei diversi mezzi e, dall’altro lato, rappresentano una sfida che anche nella mia esperienza rappresenta molto spesso una difficoltà oggettiva allo sviluppo, all’innovazione, all’interno delle imprese: la difficoltà reciproca di comunicazione tra reparti, funzioni, aziendali, con particolare riferimento al conflittuale rapporto tra tecnici che sviluppano un prodotto [in questo caso le app per telefonini di ultima generazione] e chi poi veicola, valorizza, questo lavoro presso l’utenza finale.

La sfida su questo fronte, in ambito editoriale come negli altri settori, è aperta da sempre.

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Multimedia Standards

Multimedia Standards è un progetto sperimentale realizzato da un gruppo di studenti statunitensi dell’Università di Miami focalizzato sulle basi, sugli strumenti del giornalismo multimediale.

Grazie ad una griglia interattiva, sul modello questions and answers, è possibile ascoltare le opinioni, i suggerimenti di alcuni tra i principali opinion leader in ambito editoriale. Gli argomenti trattati spaziano dai progetti multimediali di maggior successo all’etica giornalistica applicata nel contesto multimediale passando per storytelling e citizen journalism.

Ottimo lavoro, davvero interessante e completo per chiunque si avvicini, per curiosità o interesse professionale, al tema.

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Notizie Poco “Smart” sul Telefonino

Massimo Mantellini riprende i dati Nielesen & comScore sulla penetrazione degli “smatphones” che mostrano come l’Italia sia la nazione come la maggior penetrazione di questo tipo di supporti. Nonostante la leadership in quest’ambito parla di paradosso cellulare esprimendo dubbi sulla positività di questi dati, che in questo spazio, con specifico riferimento alla letture di notizie, sono stati segnalati più volte.

L’Università del Colorado ha pubblicato recentemente i risultati di una ricerca proprio in riferimento alla lettura delle notizie da cellulare ed alle applicazioni realizzate da diversi giornali..

Colorado’s Digital Media Test Kitchen, questo il titolo della desk research condotta nel maggio 2010, ha valutato e comparato le applicazioni ed i siti web per mobile di numerosi quotidiani statunitensi ed inglesi quali quelli di: CNN, USA Today, the New York Times, Associated Press, MSNBC, The Guardian, Politico, The Huffington Post e molti altri ancora.

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Il risultato è davvero senza appello. Basso livello di interattività e scarsa propensione all’innovazione è il giudizio complessivo che emerge dai risultati della ricerca che giudica quanto realizzato sin ora estremamente basico, poiché non incoraggia interattività, personalizzazione nè creatività da parte degli editori esaminati.

Le raccomandazioni conclusive del rapporto, suggeriscono tre punti fondamentali:

  • Migliorare l’interattività
  • Creare nuovi contenuti esclusivi per le notizie in mobilità
  • Richiedere e facilitare la partecipazione ed i contributi dell’utenza.

Sono aspetti che con il passare del tempo divengono sempre più cruciali.

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Passaggi & Paesaggi [18]

L’esperienza comprende ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che ricercano, amano, credono e sopportano, e anche il modo in cui gli uomini subiscono l’azione esterna, i modi in cui essi operano e soffrono, desiderano e godono, vedono, credono, immaginano, cioè i processi dell’esperire.

J. Dewey – Esperienza e natura –

Passaggi & Paesaggi 1Passaggi & Paesaggi 2Passaggi & Paesaggi 3Passaggi & Paesaggi 4Passaggi & Paesaggi 5Passaggi & Paesaggi 6Passaggi & Paesaggi 7Passaggi & Paesaggi 8Passaggi & Paesaggi 9Passaggi & Paesaggi 10Passaggi & Paesaggi 11Passaggi & Paesaggi 12Passaggi & Paesaggi 13Passaggi & Paesaggi 14,Passaggi e Paesaggi 15Passaggi & Paesaggi 16, Passaggi & Paesaggi 17.

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L’Edicola del Futuro & Il Futuro delle Edicole

Nella crisi che sta attraversando l’editoria i diversi soggetti coinvolti trovano tavoli a cui sedersi ed interlocutori con i quali trattare, negoziare possibili soluzioni. Che si tratti di giornalisti o di editori gli interessi della categoria rappresentata sono portati avanti.

Nell’affannosa ricerca di un’ancora di salvezza si perseguono molto spesso interessi che sono specifici di questa o quella categoria senza che vi sia una visione d’assieme di implicazioni e soluzioni organiche. Testimonianza concreta di ciò è rappresentato dal sostanziale silenzio, dopo tentativi inqualificabili, sotto il quale sono passate le raccomandazioni emerse dal documento redatto dall’antitrust quasi un anno fa e rimasto, ad oggi, lettera morta.

I giornalai mal rappresentati, stretti nella morsa del “si salvi chi può”, sono in una condizione di sofferenza sia economico-finanziaria che psicologica. Condizione che passa sotto il silenzio generale da tempo anche per l’incapacità [o peggio] degli organismi delegati a rappresentarli la cui inadeguatezza ha dato vita a gruppi di protesta virtuale ed ora ad un nascente “sindacato padano” con la Lega pronta a cavalcare lo scontento che serpeggia da lungo tempo.

In oltre venti anni di lavoro ho avuto l’opportunità di conoscere molti settori e mercati ed ovviamente anche i relativi canali di sbocco commerciale o distributivo, quel che avviene nel canale edicole non ha uguali e non può continuare oltre con le modalità praticate sin ora, né per quella frangia qualificata dell’editoria né tanto meno per chi gestisce una rivendita, un’edicola.

Al momento della redazione di questo articolo una proposta, della quale avevo parlato in questi spazi tempo fa, ha registrato 38 preferenze [“likes”] e ben 293 commenti spingendomi a tentare di dare organizzazione e concretezza all’insieme di temi.

Nella maggior sintesi possibile, per punti, schematizzando.

1) Sviluppo Aree & Logiche di Business per il Canale Edicole:

  • Differenziazione tra negozi “misti” [promiscui] che rappresentano già il 50% del totale ed esclusivi, in termini di offerta, livelli compenso, premi, assortimento.
  • Creazione di circuiti di comunicazione nazionali, regionali e provinciali che affittino spazi di comunicazione in vetrina e sul banco delle edicole.
  • Rinegoziazione degli attuali margini sui servizi accessori offerti a partire dalle ricariche telefoniche i cui costi dell’abolizione del fee a carico del consumatore sono stati ribaltati esclusivamente sulle rivendite.
  • Qualificazione del canale attraverso l’offerta esclusiva di prodotti nell’ ambito editoriale seppure in maniera allargata [libri, musica….etc.]
  • Introduzione di servizi integrativi esclusivi coerenti con la mission di servizio pubblico del canale [biglietterie treni, concerti, bus lunga percorrenza…etc.Introduzione di servizi coerenti con la mission istituzionale del canale quali quelli di “print on demand” con articolazione dell’offerta dalla stampa del quotidiano personalizzato a altri collaterali legati alla carta stampata nel suo complesso.

2) Sviluppo di Canale & Comunicazione della Filiera Editoriale:

  • Contributi sino ad un massimale di 2000 euro per punto vendita/ragione sociale per l’informatizzazione della rete di edicole. Contributo statale del 70% a fondo perduto e dal 10 al 15% a carico degli editori in ragione del volume d’affari del singolo punto vendita.
  • Censimento e stratificazione dei circa 35mila punti vendita al dettaglio che coprono il territorio nazionale, affinché per ciascuna realtà possano essere adottate le logiche di fornitura e distribuzione realmente adeguate alle esigenze.
  • Introduzione di incontri mensili a livello provinciale tra giornalai, distributore locale e un editore a rotazione.
  • Creazione di un osservatorio permanente su il futuro dell’edicola e l’edicola del futuro composto da rappresentanti di tutta la filiera [inclusi giornalisti e concessionarie pubblicità] che con cadenza semestrale si confrontino, aggiornino e lavorino congiuntamente sul tema.
  • Creazione di campagne di comunicazione promo pubblicitaria che abbiano l’obiettivo di valorizzare la funzione delle edicole in virtù della loro considerazione di servizio pubblico, la loro capillarità in termini di presenza sul territorio ed ancora il servizio offerto con orari di apertura spesso vicini alle 24h/die.

3) Le Regole del Gioco:

  • Abrogazione della parità di trattamento ed introduzione di un fee [quotidiani esclusi] per l’introduzione di nuovi prodotti editoriali nel canale edicole.
  • Tagli prezzo a carico dell’editore e non del canale di vendita con riconoscimento di una compensazione rispetto al margine in valore assoluto consueto in caso di operazione di cut price o abbinamento riviste [banded].
  • Penali in caso di inserimento coupon per abbonamenti nei quali lo sconto offerto superi il valore riconosciuto al trade [distributori+edicole]
  • Riconoscimento di un fee per inserimento campioni di prodotto nelle riviste settimanali e mensili.
  • Revisione dei criteri di definizione di cosa sia prodotto editoriale e relative autorizzazioni.
  • Ripristino del contratto estimatorio tra edicolanti ed editori
  • Penali ai distributori locali, che gestiscono le zone di competenza come feudi barocchi, che non effettuino forniture adeguate sulla base dello storico delle vendite del singolo cliente [edicola]
  • Riconoscimento di un fee per il lavoro di inserimento di allegati svolto dall’edicolante

Diceva l’indimenticabile De Curtis in una delle sue celebri battute “dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?” Ho cercato di osservare la situazione da più di una prospettiva tentando di comprendere nei temi proposti una visione che sia funzionale ed interessante non solo per questa o quella categoria, convinto che un sistema si [ri]costruisca solo facendo sistema, includendo e considerando interessi di tutti gli attori coinvolti.

Credo che sia importante disintermediare l’intermediazione, fare rete per dare voce, corpo e sostanza a questi concetti e a tutti quelli che è possibile aggiungere. Anche per riuscire ad ottenere il giusto risalto mediatico credo sia importante sancire un primo momento del percorso in cui ritrovarsi, discutere, programmare e ripartire le attività nate dalle proposte condivise. Con questo obiettivo, vorrei organizzare un barcamp, in concomitanza con eventi legati al mondo dell’informazione quale [per citare il più vicino temporalmente] il Festival Internazionale di inizio ottobre.

Chi vuole collavorare e collaborare a questa ipotesi metta, cortesemente, “un dito qui sotto” nei commenti. Grazie.

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Questa [NON] è una Pubblicazione Editoriale

Come fare per vendere in edicola ogni sorta di cianfrusaglia?

Che si tratti di piatti, coltelli, giocattoli cinesi o, come in questo caso, occhiali, non fa differenza alcuna, basta allegare al prodotto desiderato un volantino, un foglietto ed il gioco è fatto come le immagini sottostanti dimostrano.

Sono spunti, evidenze raccolte sul campo che fanno parte del discorso più generale relativo all’edicola del futuro ed al futuro delle edicole.

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Investire sulle Edicole

Italia Oggi del 24 agosto scorso pubblica un’intervista a Luca Dini, Direttore dell’edizione italiana di Vanity Fair.

Dini, nell’articolo titolato Vanity Fair cresce senza sconti, dopo aver elencato i successi raccolti nell’ultimo periodo dalla rivista, sostiene che il taglio prezzo di una rivista sia pericoloso poiché svaluta la pubblicazione agli occhi del lettore acquirente, concludendo: “una prima risposta è investire in edicola e sulla fidelizzazione: in tal senso Vanity Fair è cresciuto negli anni e in qualità” .

Sono concetti che mi trovano assolutamente d’accordo sia pour cause in veste di giornalaio che, come ho avuto modo di affermare, indossando la giacca di [sedicente] esperto di marketing.

Sono certo che sia comprensibile il mio stupore, ed evidentemente il mio disappunto, quando il giorno dopo aver letto l’intervista all’arrivo di Vanity Fair n°34 del 1 settembre 2010 vi si trova la cartolina di abbonamento con uno sconto 70% [vd immagine].

Diceva Arthur Schopenhauer che l’egoismo teoretico possiede la coerenza della pura follia; esso non abbisogna di confutazione – che è impossibile – bensì di cure. E’ straordinario quanto l’affermazione sia calzante in questo caso.

Amplierò il ragionamento in maniera più organica domani parlando di edicola del futuro e futuro delle edicole.

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Communications Market Report 2010

Ofcom, organismo anglosassone equivalente all’ AGCOM [Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni], ha rilasciato il 19 di questo mese la settima edizione del rapporto annuale sul mercato delle comunicazioni in Gran Bretagna.

Il Communication Market Report 2010 consta di ben 377 pagine ed analizza con profondità e dettaglio ogni media, ogni mezzo di comunicazione, fornendo un panorama del mercato di riferimento davvero particolareggiato ed esaustivo.

Ho selezionato alcuni dei dati di sintesi che mi sono sembrati più interessanti, che maggiormente mi sono parsi in grado di stimolare la riflessione ed il confronto sul panorama mediatico, concentrando i commenti sull’area relativa alla carta stampata.

La televisione continua ad essere il mezzo principale ed in generale i media tradizionali tengono in termini di penetrazione della popolazione. La carta stampata complessivamente ha una penetrazione di circa il 50% che sale all’80% su base settimanale.

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Lo stato di crisi e la disaffezione dei lettori nei confronti della carta stampata emerge con chiarezza esaminando la tendenza delle variazioni relativamente a quali mezzi i cittadini sentirebbero una maggiore mancanza. Come evidenzia il grafico di sintesi sottostante, la stampa risulta essere il media che ha il peggior rapporto, del quale con minor difficoltà i consumatori-lettori potrebbero prescindere. Questo si acutizza nella fascia di popolazione in età tardo adulta che rappresenta complessivamente “lo zoccolo duro” di questo mezzo.

Si evidenzia, inoltre, come per la fascia d’età 16-24 anni i videogiochi rappresentino il media che riscuote maggior affezione.

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La collocazione della stampa nel quadrante in basso a destra, relativo ad alta importanza ma basso livello di attenzione, è un altro campanello di allarme sull’appeal del mezzo sia del rapporto con i lettori che in riferimento alla relazione con gli investitori pubblicitari.

Sotto questo profilo la soluzione presentata ieri potrebbe rappresentare un importante contributo sia per i contenuti informativi che per le proposte di comunicazione pubblicitaria, soprattutto per [ri]avvicinare i giovani.

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Oltre a raccomandare inevitabilmente la lettura completa del documento, sono di assoluto interesse, a mio avviso le considerazioni espresse da Silvia Cobo, giornalista presso la Fundació Escacc , che giustamente rileva come l’analisi delle diverse fasce orarie di consumo dei media debba essere tenuto in considerazione nella progettazione di nuovi prodotti editoriali.

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Realtà Aumentata & Convergenza Editoriale

La realtà aumentata è la sovrapposizione di livelli informativi [elementi virtuali e multimediali, dati geolocalizzati, ecc.] all’esperienza reale di tutti i giorni.

Il Süddeutsche Zeitung Magazin diventa la prima pubblicazione editoriale di massa a sfruttare la realtà aumentata.

Come mostra il video,  con l’utilizzo di uno smartphone [ed un’applicazione dedicata liberamente scaricabile] la rivista di carta “si anima” dando vita ad un’arricchimento di informazioni e di sensazioni  davvero straordinario.

Tra tutte le proposte sin ora sperimentate mi pare assolutamente la più convincente ed interessante sia per i contenuti informativi che per le proposte di comunicazione pubblicitaria.

Il primo pilastro per il processo di convergenza dell’editoria è stato piantato, non ho dubbi.

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Chi Tace Acconsente

Esiste da tempo una tecnica di diffamazione collaterale, una tecnica di disinformazione, un tempo definita tecnica Pecorelli che attualmente ha preso il nome di tecnica Boffo in “onore”, o forse, più correttamente, a memoria, della campagna mediatica che Vittorio Feltri ha praticato nei confronti dell ex direttore dell’Avvenire.

E’ una modalità che viene usata nei confronti di avversari politici e/o economici con crescente frequenza come è stato fatto, per citare i casi più noti al grande pubblico, nei confronti di Veronica Lario, di Gianfranco Fini.

Non stupisce che ispiratore di questa tecnica sia colui che nel suo trasferimento dalla direzione da Libero a Il Giornale ha portato con sé all’interno della redazione colui che è provato come sia stato precursore di queste tecniche.

E’ una fabbrica del fango che funziona a pieno regime le cui modalità sono state egregiamente illustrate dal direttore della Nuova Ferrara sul quotidiano del 22 agosto scorso. Nel suo articolo Boldrini esemplifica egregiamente come sia facile creare un falso scoop ed ingannare l’opinione pubblica narrando del caso immaginario di Anguilla e Patacca.

Sono testimonianze concrete dell’incivile assetto dell’informazione nel nostro paese rispetto alle quali, come recita il detto, chi tace acconsente.

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