Archivi del mese: settembre 2013

I Problemi dell’Integrazione tra Carta e Web

Sono entrato in possesso del comunicato del 23 Settembre scorso del Comitato di Redazione di un importante giornale locale facente parte a sua volta di uno dei gruppi editoriali di maggior rilievo nel nostro Paese.

Non è importante, ed è probabilmente inopportuno, rivelare di quale giornale si stia parlando, ma credo sia interessante, da diversi punti di vista, renderlo pubblico, e commentarlo, poichè esemplifica egregiamente una parte dei problemi dell’integrazione tra carta e web.

Dopo un introduzione di analisi critica sulle azioni dei giornali concorrenti sul territorio, viene descritto, sintetizzandolo per punti, il progetto aziendale :

[…..] Quanto all’integrazione carta-web, il progetto aziendale, già illustrato in assemblea e ribadito dal Direttore di fronte ai giornalisti, è il seguente:

– partenza con il mese di novembre: in questa fase sono coinvolti, nelle redazioni di cronaca, capo, vice e cronisti di nera e giudiziaria. E’ previsto l’aggiornamento professionale;

– entro tale data saranno approntati per il sito layout e grafica nuovi e le tecnologie necessarie. E’ all’esame dell’Azienda anche la situazione tecnologica del cartaceo e non sono esclusi interventi per le singole postazioni di lavoro;

– ciascuna redazione produrrà tra le 4 e le 7 notizie al giorno (per lo più abstract di poche righe) per il sito. Tali notizie potranno anche essere prodotte direttamente dalla redazione web o essere di fonte Ansa. Ciascuna redazione avrà un proprio link sul sito dove la redazione web collocherà tali notizie, che peraltro potranno anche essere poste in evidenza sulla home page;

– gestori assoluti del flusso delle notizie, “giudici delle stesse e interlocutori del sito”, per usare le parole del Direttore ripetute anche in assemblea, sono i capi, o i loro vice, di ciascuna redazione. Il giornalista si rapporta con il proprio capo, il quale poi decide se la notizia sia da girare al sito e interagisce con la redazione web;

– i redattori di nera e giudiziaria avranno l’accesso diretto a un “contenitore” gestito dalla redazione web dove inviare immediatamente le notizie di assoluto rilievo, in quanto per un sito internet la tempestività è “arma” necessaria e vincente. Sarà poi la redazione web a gestirle;

– sono previste 7/10 pagine tematiche d’autore, su valutazione del Direttore e su base volontaria, con il vincolo per il giornalista di aggiornare i testi almeno 2 volte a settimana e di essere legate al tema specifico (non un luogo di libero pensiero), ad esempio il mondo musicale;

– in questa fase sono coinvolti soltanto i giornalisti strutturati in redazione e non i collaboratori, mentre le notizie provenienti da questi ultimi saranno gestite dai capi, proprio in virtù del ruolo di valutazione e indirizzo dell’intero flusso informativo;

– non è previsto alcun impegno dei giornalisti con profili personali aziendali sui social network, né la produzione di foto e video da parte dei giornalisti.

Direttore e Azienda hanno infine sottolineato come l’integrazione carta-web è un tema in continuo divenire e che questo è soltanto il progetto di partenza.

Per “redazione” si intendono le diverse redazioni locali sul territorio poichè il quotidiano in questione copre diverse provincie. E’ interessante notare come [terzo punto] l’approccio sia prevalentemente quantitativo e dunque di fondo orientato al traffico sul sito con notizie brevi, “abstract di poche righe”, magari prese da Ansa con copia-incolla. Un aspetto che, come è possibile leggere di seguito, non pare interessare il CDR.

Contrariamente alla strategia portata avanti ormai dalla maggior parte dei giornali italiani, “non è previsto alcun impegno dei giornalisti con profili personali aziendali sui social network”, nonostante pare di capire saranno realizzati dei “blog d’autore” monotematici. Sarà interessante verificare al lancio a novembre l’evidenza data ai blog e le modalità di diffusione dei contenuti, che non passando attraverso i profili personali dei giornalisti coinvolti partono già con un  handicap a mio avviso. Un altro aspetto che non viene rilevato dal CDR.

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Successivamente alla sintesi sopra riportata dei punti di sviluppo, il Comitato di redazione pone le seguenti obiezioni:

L’assemblea ha analizzato le varie novità, ed in sostanza sono emerse alcune tematiche da affidare al Cdr per il confronto aziendale, proprio per la premessa che il passaggio è decisivo per tutti:

– l’intero corpo redazionale dovrebbe essere coinvolto fin dall’inizio sia nell’organizzazione del lavoro che nella dotazione di efficienti tecnologie personali per interagire con la redazione e con l’esterno, considerato anche il grave ritardo in materia rispetto alla concorrenza ed anche alle altre Testate del Gruppo. E’ impensabile che alcuni giornalisti continuino a produrre informazione accollandosi l’onere delle spese (ad esempio telefonia e strumentazione idonea per l’accesso a facebook, twitter e quant’altro, ormai parificati all’Ansa come fonte privilegiata delle notizie). La mancata inclusione in partenza dell’intera redazione nel progetto rischia di portare ovviamente alla non partecipazione di una parte più o meno ampia dei giornalisti, che si sentirebbe esclusa a priori se non addirittura discriminata;

– l’organizzazione del lavoro deve essere funzionale, pratica, ma anche ben delineata, per evitare che un giornalista debba rispondere a più capi, ricevendo indicazioni contraddittorie, se non addirittura contestazioni da più parti sul proprio operato. In sostanza si condivide l’impostazione del Direttore che il giornalista interagisca con il capo della propria redazione e si rileva come comunque la prestazione multimediale deve essere contenuta nell’arco orario di lavoro;

– il riconoscimento da parte dell’Azienda dell’ulteriore impegno richiesto ai giornalisti.

Cordiali saluti

IL COMITATO DI REDAZIONE

Le obiezioni del CDR, come si legge, si concentrano fondamentalmente su aspetti economici, legati a retribuzione, “riconoscimento dell’ulteriore impegno richiesto”, e onere delle spese per accedere a Facebook e Twitter [Quali spese?]. Tra l’altro, restando sui social network, non si capisce perché prima non debbano essere usati dai colleghi e poi si parli delle spese  per utilizzarli come fonte.

Invece di entrare nel merito dell’organizzazione del lavoro, a cui si fa cenno, si rivendica il contenimento delle prestazioni all’interno dell’orario di lavoro. Ci si preoccupa della gerarchia e di eventuali possibili contestazioni al proprio operato senza in buona sostanza offrire, almeno secondo quanto viene scritto, alcuna soluzione, alcuna proposta su quelli che potrebbe essere gli elementi qualificanti del progetto e della professionalità dei giornalisti.

Gerontocrazia e miopia all’ennesima potenza. Una parte consistente dei problemi di integrazione tra carta e web.

perilous

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La Pasta della Libertà

Personalmente sono più scandalizzato, o almeno altrettanto, dalla visione espressa sul ruolo delle donne che dalle affermazioni fatte relativamente ai gay durante l’intervento del presidente della Barilla a “La Zanzara” e mi sorprende che pochi si siano soffermati su questo aspetto. Per farsi un’opinione al riguardo vale la pena di ascoltare l’audio sotto riportato.

Sulla crisi di comunicazione generata dalle dichiarazioni di Guido Barilla alla trasmissione, a cavallo tra giornalismo e varietà, condotta da Giuseppe Cruciani su Radio24 è già stato detto di tutto e di più. Tra tutte le migliaia di parole spese sulla questione, sotto il profilo professionale la più equilibrata mi pare quella espressa da Enrico Sola ieri su «Il Post» [via].

Difficile stimare quanto questo peserà sulle vendite della nota azienda alimentare, ma che sia stata, ad essere benevolo, una grave ingenuità che ha generato una caduta di immagine credo sia fuori di dubbio.

Se, come ha obiettato qualcuno, le casalinghe italiane non usano Twitter è molto probabile, per non dire certo, che utilizzino Facebook dove altrettanto le critiche verso Barilla hanno avuto ampio spazio.

Trattandosi inoltre di un’impresa che come riferimento non ha soltanto il mercato domestico, se non  sono stati social media e social network a far giungere la questione alle orecchie dei consumatori del brand in tutto il mondo certamente lo hanno fatto le numerosissime testate giornalistiche che hanno dedicato ampio spazio alla vicenda.

La faccia, l’espressione di Guido Barilla nel video di scuse pubblicato nella “pre-home”, per dargli la massima rilevanza, del sito web aziendale, più che le parole, la dicono lunga sulla gravità in chiave di comunicazione d’impresa delle dichiarazioni rese alla radio di Confindustria [si legga anche il comunicato ufficiale aziendale sulla questione].

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Mentre tutto questo avviene, ed immagino che decine di PR abbiano perso molte ore di sonno per cercare di intervenire a calmare, per quanto possibile, le acque, il quotidiano «Libero» di stamani dedica la foto-notizia della prima pagina alla questione dandole grande evidenza e schierandosi a favore delle dichiarazioni, ritrattate, e della “famiglia normale”.

Nasce così “la pasta della libertà”, indesiderabile operazione di rebranding che, al di là di ogni altra possibile considerazione, non potrà che nuocere ulteriormente all’immagine aziendale del gruppo alimentare parmense.

Fossi nelle persone che lavorano alla comunicazione di Barilla un bel hashtag #BoycottaLibero [magari anche in inglese: #BoycottLibero] lo lancerei, forse servirebbe alla causa aziendale più di tante parole e tatticismi.

La pasta della libertà

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La Conversazione NON Viaggia su Twitter

Buzzdetector, società di social analytics, ha effettuato una desk research tesa a verificare se e in quale misura si sviluppino delle “conversazioni” su Twitter.

Sono stati analizzati oltre 8 milioni di tweet in sette lingue diverse, italiano incluso, tra il 2011 ed il 2013.

Secondo i risultati pubblicati all’inizio di questa settimana gli argomenti maggiormente trattati sono relativi a social TV, show business e eventi emergenziali di particolare intensità quali terremoti, alluvioni, uragani…etc.

L’analisi delle conversazioni mostra che, escludendo i retweet, che di fatto non sono dialogo ma segnalazione/condivisione, il tasso di comunicazione è davvero basso. Nel complesso, a prescindere dai diversi temi, il tasso di reply, di risposta, è del 6,9% del totale dei tweet; una percentuale che indica come attualmente la conversazione non sia esattamente l’anima della piattaforma di microblogging da 140 caratteri.

TW Conversation

Per quanto riguarda l’italiano, e dunque il nostro Paese, il cui dettaglio mi è stato fornito separatamente [grazie], il tasso di interazione è leggermente superiore attestandosi intorno al 10%. Un incidenza che comunque non sposta, se non di poco, la questione.

Le conversazioni, quando raramente avvengono, sono brevi con solo lo 0,6% del totale delle risposte che arriva al quarto livello.

La conversazione NON viaggia su Twitter.

TW Conversation Levels

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Communication e Digital Divide

eMarketer ha pubblicato ieri i dati relativi agli investimenti pubblicitari nelle 20 principali nazioni per ampiezza di mercato, per livello degli investimenti.

Quello che è interessante è che i dati sono stati riclassificati in base all’investimento per persona per quanto riguarda il totale della spesa pubblicitaria e per utente per quanto attiene gli investimenti in advertising online.

In entrambi i casi ci sono 6 nazioni europee tra i primi 10 ed in ambedue le classificazioni l’Italia non figura tra queste collocandosi al al 14° posto. Non a caso le ultime previsioni sull’andamento degli investimenti pubblicitari rilasciate da Zenith Optimedia il nostro Paese viene inserito tra le cinque nazioni dell’«Europa Periferica», marginale.

Adv Online per persona

Ad integrazione dei dati sopra riportati, interessanti anche i valori assoluti degli investimenti pubblicitari, e le tendenze 201-2016 delle principali nazioni del mondo, Italia inclusa, sempre con totale adv e dettaglio investimenti online.

Se le cifre pubblicate da eMarketer degli investimenti per persona venissero ulteriormente riclassificate basandosi sul potere di acquisto non ho dubbi che scivoleremmo ulteriormente nel ranking al di sotto delle poco nazioni che precediamo, forse addirittura fuori dai primi 20.

Ulteriori segni dell’arretratezza di una nazione la cui definizione di Belpaese ricorda sempre più soltanto la mollezza del celebre formaggio. Sigh!

Banda Larga

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Un Innovativo Ecosistema per l’Informazione Digitale

E’ notizia di ieri che Flipboard ha raccolto altri 50 milioni di dollari per finanziare ulteriormente il suo sviluppo. Il nuovo finanziamento porta la valutazione della startup che fornisce il popolare servizio di “lettura sociale”, di aggregazione delle notizie, a ben 800 milioni di dollari, la metà della capitalizzazione di mercato del «The New York Times». Aspetto che fa riflettere su come la aggregazione di contenuti abbia attualmente per le persone, e per il mercato un valore superiore rispetto alla produzione di singole informazioni come dimostra la recente cessione a Jeff Bezos del «The Washington Post» per 250 milioni di dollari, poco più di un quarto del valore del più popolare degli aggregatori di notizie.

In questo quadro vede, finalmente, la luce Etalia, start-up fondata due anni fa dall’accelleratore d’impresa dell’Università della Svizzera Italiana, presentata in anteprima al Festival Internazionale del Giornalismo del 2012, che dopo un lungo periodo di raffinamento e beta test sarà lanciata il 7 Ottobre prossimo.

Anche se a prima vista Etalia potrebbe sembrare un altro aggregatore le differenze sono sostanziali sia in termini di logiche di aggregazione che di modello di business e, soprattutto, di revenue sharing

“Et alia”, “e altri” è una locuzione latina solitamente usata nelle citazioni, per indicare che oltre all’autore citato esistono anche altre fonti che trattano il medesimo argomento. Proprio quello che accade su Etalia, dove il punto di vista su una notizia non è mai unilaterale: su ciascun argomento il lettore può consultare una pluralità di fonti, confrontandole e contribuendo con un proprio contenuto, che potrà essere messo a disposizione degli altri utenti per arricchire il patrimonio di informazioni.

Etalia è una piattaforma per la diffusione di contenuti, che permette agli utenti di consultare e condividere notizie provenienti da molteplici fonti editoriali, aggiornate in tempo reale, costruire veri e propri giornali personalizzati e fondare nuove testate digitali. Il tutto incentivato da un innovativo modello di business.

Gli utenti di Etalia avranno a disposizione strumenti flessibili per la lettura e la produzione di news, in grado di ampliare le possibilità di accedere alle fonti di informazione con reciproci vantaggi per autori e lettori.

“I contenuti vengono importati sulle nostre macchine e sono indicizzati semanticamente, non ci limitiamo ad aggregarli”, ha spiegato Aldo Daghetta, CCO di Etalia e Country Manager di Etalia Italy, in una sua recente intervista sul «Corriere della Sera».

Per ogni articolo letto all’interno di Etalia, la piattaforma trattiene il 25 per cento della pubblicità mentre al sito consultato viene corrisposto il 75 per cento. A tutti, senza distinzione, dagli editori – che in molti casi hanno già sottoscritto accordi con la piattaforma – ai giornalisti freelance ed ai professionisti, ai blogger, Etalia offre un modello di business unico per monetizzare finalmente in misura adeguata il frutto della propria attività, introducendo un sistema di redistribuzione dei ricavi provenienti sia dalla vendita del contenuto sia dalla pubblicità associata, gestita da Adalia, una piattaforma prodotta internamente che venderà le inserzioni in base a un sistema d’asta in tempo reale.

I “journals” pubblicati su Etalia possono essere gestiti da una singola personaa opure, proprio come i giornali veri, da un gruppo di utenti, ciascuno con un suo ruolo e una sua prerogativa come avviene nelle redazioni.

Etalia è la nuova casa dell’informazione per andare oltre le singole fonti informative ed i tradizionali aggregatori di notizie, il primo information network su misura, totalmente personalizzato sulla base degli interessi dell’utente.

Etalia Locandina Presentazione

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Iconografia dell’Informazione

Siamo, da tempo, nella società della conoscenza, dell’informazione e della comunicazione iconica. Gli elementi visivi sono parte sempre più rilevante nella diffusione dei contenuti e delle informazioni, basti pensare alla diffusione, agli usi ed agli abusi delle infografiche.

Deve essere partendo da questa constatazione che ieri il «The Washington Post» ha lanciato “Topicly”, un nuovo modo di consumare l’informazione creato per gli utenti interessati a scoprire contenuti visivamente.

Topicly è alimentato da una tecnologia proprietaria per dare agli utenti notizie tempestive che gli editor del WashPost pensano possano essere d’interesse per i i lettori. Tutti i contenuti giornalistici [storie, blog, foto, video] vengono aggiornati ogni 15 minuti,  gli argomenti sono stabiliti in tempo reale in base al contenuto. Maggiori sono i contenuti  pubblicati su un determinato argomento più alto è il tema viene visualizzato sul display.

Topicly

Tramite la barra in alto a destra, gli utenti possono aprire un menu per visualizzare gli argomenti nella vista elenco. Vedranno un numero che indica quanti pezzi di contenuti sono stati pubblicati nelle ultime 72 ore su un determinato argomento.  E’ stato costruito come un prodotto “mobile-first” ma è possibile visualizzarlo anche da desktop, da PC.

Secondo quanto riportato da Adweek, cliccando su uno qualunque dei pezzi, degli articoli,  i lettori saranno comunque portati al sito del «The Washington Post , in modo che il giornale sarà ancora in grado di contarli come visite on-line ed eventualmente tentare di obbligarli a pagare se si imbattono contro nuovo paywall del Post nel processo.

Topicly ha un proprio formato di annunci, e, come con molti nuovi prodotti pubblicitari del quotidiano statunitense ed altri editori lanciati ultimamente, questo è  nativo per l’ambiente editoriale. Gli inserzionisti appaiono nello stesso formato come i temi informativi ed utilizzano lo stesso layout per condividere storie, immagini e contenuti sociali. Lo sponsor del lancio ufficiale è Land Rover [andatelo a guardare, vale la pena garantisco].

Evoluzione commerciale di quanto realizzato dal designer parigino Sylvain Boyer, segnalato in questi spazi a marzo, fortemente orientata ai click ed alle pagine viste, decisamente meno al coinvolgimento ed al tempo speso sul sito, confermerebbe l’ipotesi di lavoro di Mattew Ingram secondo il quale i giornali online non possono sopravvivere senza benefattori o le gif animate dei gatti [e tutte le possibili varianti sul tema].

Insomma, come si sarà capito, a mio avviso, se certamente ci sono dei concetti interessanti in Topicly mi pare che siano più gli svantaggi che i vantaggi apportati dalla realizzazione. Se sono questi i primi risultati dell’ingresso di Jeff Bezos il resto del cammino non lascia sperare molto di buono per l’informazione online.

Be significant

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Manifesto Digitale

«Il Manifesto» vuole rilanciare la propria strategia di contenuti e di sottoscrizione, allargando l’audience a più ampie fasce d’età e “nativi digitali” in Italia e soprattutto italiani all’estero. E’ un cambiamento in atto da circa due anni ed è favorito dall’introduzione di canali digital only, che consentano la sperimentazione e i test di nicchie di interesse difficilmente raggiungibili tramite la stampa e la distribuzione.

 Il 22 aprile scorso è stata lanciata l’app per iPad, la quale è basata interamente su tecnologie iOS native e contenuti HTML5 responsive.

Da qualche giorno è online la campagna di crowdfunding con con formule di microfinanziamento o di pre abbonamento – da 2 a 220 euro – che si pone l’obiettivo di raccogliere 40mila euro da qui alla fine di ottobre per rinnovare completamente il sito.

Il Manifesto Crowdfunding

Il cambiamento radicale consiste nella rimodulazione dell’offerta del giornale che metterà al centro le diverse audience sui diversi dispositivi e momenti di utilizzo. Una login unificata permetterà al lettore di scegliere il livello di partecipazione, non solo all’informazione pubblicata sull’edizione quotidiana, ma soprattutto alla community che sarà attivata sulla piattaforma web. La nuova presenza online del manifesto sarà infatti composta da edizioni quotidiane in digitale su Web e app native iOS e Android, ma soprattutto da una community di lettori e contributor a vario livello. Il sito ospiterà blog e iniziative editoriali indipendenti sulla scia delle ultime due edizioni di China Files, oltre che campagna di crowdfunding per supportare iniziative giornalistiche con distribuzione digitale.

Tra gli esperimenti già realizzati figurano le edizioni speciali prodotte da China Files, disponibili sull’App iPad, Kindle e Web. E’ stato pubblicato in formato Kindle un numero speciale di Alias relativo alla biennale di Venezia tradotto in inglese

Verranno rilanciati i blog ospitando guest writer, e collezioni tematiche prodotte da organizzazioni e autori diversi saranno confezionate in prodotti digitali su tablet, smartphone e ebook.

Il sito diventerà una community, dove i lettori potranno iscriversi e leggere i contenuti con una struttura paywall, effettuare sottoscrizioni di diverso livello che abiliteranno la lettura su web, smartphone, tutti i canali digitali o bundle digitale-carta. Nell’editoriale pubblicato a firma di Matteo Bartocci, membro del consiglio di amministrazione del quotidiano, viene dichiarata la volontà di sostenersi esclusivamente grazie al lettorato. Un sito senza pubblicità che “non sia per gli inserzionisti o per attirare «traffico» con filmati di gattini o l’ultimo gossip. Un sito di notizie e di «community» finanziato dai lettori”.

Gli utenti saranno inseriti in un unico database senza distinzione di modalità di abbonamento o di lettura, creando una login per ciascun abbonato, il quale potrà partecipare alla discussione, sostenere delle campagne mirate, stabilire le priorità di investimento del giornale fornendo il supporto morale od economico alle iniziative che preferisce. Si vuole far crescere la partecipazione e conoscere approfonditamente i gusti e le abitudini dell’audience. Anche le offerte commerciali saranno mirate e personalizzate sul singolo lettore. Un algoritmo calcolerà un ranking del lettore secondo diversi parametri, e fornirà contenuti mirati e offerte di sottoscrizione agevolate per aumentare la fidelizzazione.

Il progetto verrà implementato a step e si concluderà indicativamente a fine anno. Nel 2014 verranno rilasciati nuovi prodotti editoriali, coinvolgendo anche le edizioni Alias e Le Monde Diplomatique.

L’immagine sotto riportata mostra il cambiamento negli ultimi 18 mesi del quotidiano con il 95% delle entrate derivante da vendite e abbonamenti [nel 2011 era il 58%], il crollo della pubblicità dall’11 al 4% dei ricavi e l’assenza del finanziamento pubblico.

Il Manifesto Ricavi

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Social Media Policy Quotidiane

Anna Masera,  Social Media Editor di «La Stampa», nel corso di questa settimana ha pubblicato il decalogo per l’uso dei social media da parte dei giornalisti del quotidiano torinese.

In apertura, come premessa alla pubblicazione del decalogo, viene scritto che:

Questa bozza di ” social media policy” risale a gennaio 2012, quando sono stata nominata Social Media Editor a La Stampa. L’abbiamo tenuta internamente come punto di riferimento, ma su grande richiesta abbiamo deciso di pubblicarla, perchè non è certo un documento segreto ed è un lavoro “in progress” che può beneficiare del contributo di tutti, anche di chi ci legge da fuori. Quindi benvengano i vostri commenti, nel limite dell’accettabile, qui sotto: li valuterò tutti attentamente e se saranno costruttivi ne terrò conto per aggiustare il tiro e aggiornare quelle che vogliono essere delle semplici linee guida per un lavoro di squadra, nel rispetto dell’individualità di ciascuno.

 Raccolgo l’invito.

Se i 10 punti sono certamente un buon punto di partenza, e va altrettanto certamente apprezzata la pubblicazione, mi pare che siano prevalentemente normativi e non tengano in considerazione quelli che possono essere i buoni comportamenti, le “best practices” da incoraggiare.

In tal senso vale la pena di prendere spunto da quelle del «The New York Times» che sono estremamente ampie, meno puntualmente definite, e che si appellano fondamentalmente all’utilizzo del buon senso da parte dei propri giornalisti ed effettuano un interessante richiamo al rapporto con i lettori.

Più puntuali invece quelle del «The Guardian», che risalgono al 2010, segnando la distanza, anche, temporale che intercorre tra l’utilizzo diffuso di social media e social network da parte dei media del nostro Paese rispetto a quelli esteri, e che si compongono di 8 punti tra i quali ve ne sono, almeno, due che aggiungerei al decalogo di «La Stampa».

Li traduco per facilità di lettura.

Punto 2 –  Focus su contributi costruttivi riconoscendo e premiando i contributi intelligenti.

Punto 7 – Incoraggiare i lettori a contribuire con le loro prospettive, conoscenze e competenze aggiuntive. Riconoscere positivamente i loro contributi.

Ad integrazione di questi spunti offerti da altre testate, una mia personale integrazione che porrei al punto uno di qualunque policy:

– Social media e social network permettono di comunicare e relazionarsi con i lettori, e con i potenziali tali, in un modo completamente distinto dagli altri mezzi. NON usateli come un megafono personale o aziendale, la conversazione da pari a pari, con chicchessia,  è un elemento essenziale, usate questa opportunità per stabilire e rinforzare la relazione tra voi, la testata ed i lettori.

Se ancora non avete realizzato la social media policy della vostra testata [o della vostra impresa] e siete alla ricerca di ispirazione, il posto giusto per trovarla è “Social Media Governance” che ne contiene un database di ben 247  suddivise per settore.

Esiste anche un tool, uno strumento, che vi guida, attraverso un serie di domande mirate, alla realizzazione della vostra social media policy.

Se, colpevolmente, non l’aveste ancora fatto, iniziate ora a definire la vostra social media policy e mantenetela aggiornata nel tempo.

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Viewership

Chartbeat ha analizzato 25 milioni di sessioni utente in Rete e reso disponibili alcuni risultati davvero interessanti.

Nonostante quello che molti inserzionisti possano pensare, non è la parte superiore della pagina che è la più vista ma in realtà la parte della pagina appena sopra la linea all’altezza di un quarto della pagina web, come mostra l’infografica di sintesi dei risultati sotto riportata.

Guardando poi dove gli utenti trascorrono la maggior parte del tempo sulla pagina, e presumibilmente vedono gli annunci adiacenti collocati, si scende ancora più in basso, circa a metà della pagina.

Emerge infine come in funzione del tempo speso vi sia, a parità di condizione, una miglior memorabilità degli annunci. Ecco perchè il tempo speso e non le pagine viste sono la metrica di maggior rilevanza.

Chartbeat data-ad-placement-01-2013

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Un Nuovo Strumento Gratuito per Analizzare e Archiviare Twitter Contemporaneamente

Un problema durante la ricerca su Twitter per un termine molto comune è che ci sono pochi filtri, o nessuno, sui risultati che si ottengono.  Soprattutto durante eventi o situazioni di notizie molto popolari, che attirano l’interesse di una vasta parte dell’utenza della piattaforma di microblogging da 140 caratteri,, ci si ritrova a scorrere un lunghissimo e indifferenziato elenco di tweet.

Questo, sia in generale, che ancorpiù per i giornalisti che utilizzano Twitter per la ricerca di informazioni, è un problema rilevante che spesso porta poi alla pubblicazione di notizie infondate o comunque inaccurate.

Per cercare di ovviare al problema il Knight Lab della Northwestern University ha creato, e reso disponibile gratuitamente, TwXplore.

Lo strumento fornisce:

  • I tweets più recenti [gli ultimi 500] che utilizzano il termine ricercato,
  • I link più popolari che appaiono in quei tweet,
  • Gli hashtag che appaiono in quei tweet,
  • Il più popolare  di altri  termini che compaiono nei tweets in questione.

Non solo fornisce la quantità di tutti questi risultati ma li rappresenta anche graficamente. Inoltre consente di salvare “istantanee” nella propria dashboard, nel proprio cruscotto [una volta autorizzata l’applicazione ad accedere al proprio account Twitter] per un termine di ricerca, permettendo così di salvare sezioni di Twitter “congelato” nel tempo.

E’ possibile effettuare le ricerche in 13 lingue diverse, italiano incluso.

Infine, altro aspetto non trascurabile, TwXplorer consente anche di visualizzare le liste di Twitter allo stesso modo – per vedere i termini più popolari, tweet, hashtag, ed i link che appaiono al loro interno. Ulteriore filtro davvero interessante.

A titolo esemplificativo, sotto riportato, lo screenshot dei risultati ottenuti, per testare le funzionalità dello strumento, relativamente alla ricerca di “lodo Mondadori”. Se prima di provarlo personalmente voleste approfondire ulteriormente non vi resta che leggere la presentazione sul blog del Knight Lab della Northwestern University.

Buon lavoro.

TwXplore

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