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Informazione e Reti Sociali

Il «Financial Times» ha pubblicato due infografiche che sintetizzano l’utilizzo delle reti sociali da parte del celebre quotidiano economico-finanziario, risultato di un’indagine condotta tra giugno e luglio di quest’anno.

Emerge come il 20% del traffico all’edizione online del giornale, nonostante il robusto paywall, provenga dai social network ed un 91% dei suoi lettori utilizzi uno o più di questi.

Ben il 76% del pubblico del FT segue le notizie pubblicate dal giornale su una rete sociale; specificatamente è Twitter ad avere il maggior peso con il 39% del pubblico [2,2 milioni di followers] che utilizza la piattaforma di microblogging per avere le informazioni diffuse, segue Facebook con il 35% e Linkedin al 22%. A sorpresa, nonostante sia perlopiù ritenuta una “ghost town“, una città [virtuale] fantasma, sono ben 1,3 milioni gli utenti che seguono il quotidiano londinese su Google Plus.

Come per il resto della stampa, il traffico proveniente dalle reti sociali è in forte aumento e un 68% degli utenti legge il FT attraverso la distribuzione dei contenuti fatta dai propri contatti sui social network. Quasi la metà dell’audience [il 44%] condivide i contenuti nel proprio profilo.

I dati del «Financial Times» confermano il potere del flusso sociale nella definizione dell’agenda informativa del pubblico ed anche come l’audience si vada separando nelle diverse reti sociali con Facebook che assume il ruolo di diffusione di massa e Twitter sempre più concentrato sull’informazione.

Una realtà che viene ulteriormente confermata dall’indagine annuale di Ipsos Media: “2012 Ipsos Media Report”, che analizza il consumo mediatico della business elite nel mondo, che evidenzia come sia Twitter ad essere consultato più frequentemente dai top manager rispetto a testate quali «The Economist», il «The New York Times», il «The Wall Strret Journal» e lo stesso FT, come riassume la tabella sottostante.

Elemento che, guardando l’analisi sul livello di interazione su Twitter di «La Repubblica», «Il Corriere della Sera» e «La Stampa» condotta da tweetpolitico.it, pare non essere ancora chiaro ai quotidiani del nostro Paese che sono pressoché completamente assenti dall’ascolto e dalla conversazione con i propri followers continuando ad utilizzare la piattaforma di microblogging come mainstream media, come canale ad una via di comunicazione. Un’occasione, sin ora, sprecata.

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SperimentAzioni & InterAzioni

Il «The New York Times», da agosto 2011, ha reso accessibile ai visitatori dell’edizione online [anche ai non paganti] il proprio sito di beta testing pubblico dove gli utenti, i lettori possono sperimentare nuove applicazioni e caratteristiche che potrebbero essere poi rese definitivamente disponibili agli internauti.

Beta620, questo il nome leggermente criptico dato all’iniziativa. Partito originariamente con sette distinte aree progettuali alcune delle quali, come Times Istant, ispirato anche nel nome a Google Istant, sono divenute parte integrante dell’edizione online del quotidiano, ora lancia due nuove proposte.

Una prima: Accessible, tende a sperimentare la possibilità di adeguare i contenuti del sito agli standard W3C con particolare riferimento a coloro che hanno problemi di vista, e dunque di lettura del testo, ampliandone le dimesioni e leggendo il testo con un’applicazione appositamente dedicata, uno “screen reader”.

La seconda, che, mi pare ancorpiù d’interesse, Late Edition, si concentra sul design del sito proponendo una versione che privilegia lo scrolling rispetto all’attuale densità. Si tratta di aspetti di user experience che sin ora sono stati trascurati dalla grande maggioranza delle testate online che in questo modo perdono sicuramente valore ed attenzione.

Esperimento doveroso, ulteriore evoluzione dell’ecosistema dell’informazione, dal citizen journalism al citizen tester. Da seguire con attenzione per monitorarne sviluppi e risultati.

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Sorpassi & [In]Successi

In questi giorni si è parlato molto del sorpasso del «Mail Online» ai danni del «The NewTork Times» che avrebbe fatto così dell’edizione online del tabloid inglese il quotidiano online con il maggior numero di utenti unici nel mese al mondo.

Per la mia colonna settimanale all’interno degli spazi dell’European Journalism Observatory ho approfondito cause e concause del successo di visite e, soprattutto, analizzato se ad un volume di visite così elevato corrispondono ricavi altrettanto entusiasmanti.

Curiosi di saperlo? Non vi resta che cliccare QUI e leggere il pezzo.

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Occupare le Redazioni

David Carr, dalle sue celebri colonne dedicate al mondo dei media del «New York Times», tratteggia gli effetti della crisi del mondo editoriale per i giornalisti d’oltreoceano, dipingendo una situazione che pare molto simile a quella della finanza e delle banche.

Perdita di posti di lavoro e, per chi resta, condizioni sempre più difficili di precarietà basata su ritmi lavorativi crescenti e compensi calanti sono la norma alla quale fanno invece da contraltare bonus stellari per i manager che hanno, sostiene Carr, generato questa situazione.

Dal parallello ne nasce la provocatoria proposta di adottare le stesse modalità del movimento partito da Occupy Wall Street occupando le redazioni per essere ascoltati.

E’ la misura estrema della drammaticità del dilemma del prigioniero.

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Twitter è più Veloce di un Terremoto

The New York Times ha creato un nuovo feed, un nuovo account su Twitter specificatamente dedicato a fornire informazione in tempo reale su eventi di particolare rilevanza.  Le motivazioni dietro alla creazione di un ulteriore canale oltre a quello già esistente sono ben spiegate dal Nieman Journalism Lab.

Si tratta della consacrazione definitiva di Twitter come canale d’informazione.

Contemporaneamente, Twitter stesso ha prodotto un breve video promozionale nel quale punta decisamente sul proprio plus di essere mezzo d’informazione rapido. Il girato, giocando con sapiente ironia, mostra una persona che avvisata via Twitter del terremoto pone rimedio, per così dire, alla situazione.

Come ho già avuto modo di segnalare, puntare tutto sulla velocità d’informazione rischia di creare un fenomeno definito “hamsterization” che, parafrasando la corsa all’interno della ruota del criceto, conferma in tutta la sua negatività i rischi  dell’effetto auditel sull’informazione online.

La tempestività dell’informazione non è sempre necessariamente un valore, ancor meno se finisce per essere elemento di disturbo alla selezione qualificata ed all’affidabilità.

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Nowism: Social Media & Informazione

James Surowieck, giornalista statunitense di riconosciuta autorevolezza, fa risalire il momento in cui i social media sono divenuti una parte rilevante dell’ecosistema dell’informazione allo tsunami del 2005. Nella sua conferenza sul tema spiega che:

In the world of blogs, there’s going to be before the tsunami and after the tsunami, because one of the things that happened in the wake of the tsunami was that, although initially – that is, in that first day – there was actually a kind of dearth of live reporting, there was a dearth of live video – and some people complained about this. They said, sort of, you know, the blogsters let us down. What became very clear was that within a few days the outpouring of information was immense, and we got a complete and powerful picture of what had happened in a way that we never had been able to get before. And what you had was a group of essentially unorganized, unconnected writers, video bloggers, et cetera, who were able to come up with a collective portrait of a disaster that gave us a much better sense of what it was like to actually be there than the mainstream media could give us.

Si tratta di una tendenza sempre più marcata che, sempre per identificare tentativamente dei momenti topici di riferimento, dalla rivolta iraniana del giugno 2009 vede in Twitter il “news stream”, la fonte dalla quale attingere le notizie più aggiornate, per eccellenza.

Se indubbiamente rappresenta un arricchimento di fonti e punti di vista sugli avvenimenti di portata mondiale, Twitter [o forse sarebbe meglio dire l’utenza di Twitter?] sembra afflitto dalla sindrome di voler capeggiare a tutti i costi rispetto agli altri media nell’essere la prima fonte in ordine temporale a diffondere notizie rilevanti.

E’ un fenomeno diffuso che non appartiene esclsivamente ai social media ma è ormai caratteristica integrante di una tendenza generale più ampia classificata come nowism: il bisogno di gratificazioni ed informazioni istantanee e costanti ben sintetizzato dalla definizione che ne fornisce l’Urban Dictionary.

Ho verificato personalmente tra ieri e l’altroieri gli effetti devastanti che può avere sull’informazione con riferimento alle sommosse popolari che stanno portando alla caduta dell’attuale regime in Libia.

Lo streaming continuo di notizie dalla Libia su Twitter è caratterizzato da momenti di picco in seguito alla diffusione di informazioni particolarmente rilevanti che eccitano gli animi e la diffusione.  Eclatante e significativa a tale proposito la dinamica relativa alla presunta fuga all’estero di Gheddafi con una prima indiscrezione che ottiene ben 2452 [a questo momento] retweet diventando di fatto notizia e generando, oltre alla mia ironia,  una ridda di indiscrezioni, di bufale, nate su Twitter e riprese dai mainstream media frutto della riconcorsa al primato nella notizia.

Il nowism rischia di uccidere l’informazione con un rumore di fondo costante  di voci ed illazioni che si ricorrono annullando di fatto  la positività di un flusso informativo condiviso e diffuso. Si tratta di una situazione che viene ben sintetizzata da Carlo Dante nel suo «Minime Pervenute»: “In principio fu il verbo, poi il discorso, poi l’affermazione, poi l’informazione, infine un chiasso infernale”.

Difficile dire se si tratti di un appendice dell’effetto auditel per l’informazione online, di propaganda, o, più semplicemente, di un inevitabile passaggio verso la maturità, verso una maggiore consapevolezza, del ruolo dei social media nell’ambito più strettamente informativo in chiave giornalistica.  Certamente rappresenta una deriva potenzialmente dannosa da tenere in considerazione alla quale attualmente non resta che porre rimedio affidandosi a fonti sul campo e di riconosciuta affidabilità.

- Anteprima della Prima Pagina del NYT del 22.02.2011 -

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Ricerca & Sviluppo Editoriale in Crowdsourcing

Il New York Times, dopo averlo annunciato da tempo, ha finalmente reso accessibile ai visitatori dell’edizione online [anche ai non paganti] il proprio sito di beta testing pubblico dove gli utenti possono sperimentare nuove applicazioni e caratteristiche che potrebbero essere poi rese definitivamente disponibili agli internauti.

Beta620, questo il nome leggermente criptico dato all’iniziativa, è online da ieri e attualmente presenta sette distinte aree progettuali:

  • TimesInstant: Come dichiarato dagli stessi sviluppatori, fortemente ispirato a Google Instant Search, migliora e velocizza l’esperienza di ricerca di temi ed informazioni all’interno del sito del quotidiano statunitense
  • Community Hub: E’ l’unica applicazione che richiede obbligatoriamente di essere utenti registrati per poterla usare. Crea una sorta di pannello di controllo dal quale visualizzare le interazioni, i commenti, agli articoli pubblicati. Secondo quanto dichiarato, a breve dovrebbe essere possibile visualizzare in maniera specifica i commenti dei prpri contatti su Facebook e la rappresentazione grafica della storia, della timeline, dei commenti.
  • Crosswords Web app: Le parole crociate del NYT in html5 da fare anche senza necessità di essere connessi.
  • Longitude: Mappa interattiva con la geolocalizzazione delle notizie e la possibilità di approfondire le informazioni [vd. immagine sottostante]
  • The Buzz: I dati di quanta attenzione ha ottenuto un determinato articolo in termini di condivisione all’interno dei diversi social network. Attualmente visualizza solo informazioni relative a Facebook e Twitter.
  • Smart Search Bar: Applicazione che consente la ricerca semantica di quanto d’interesse e visualizza i risultati senza mai uscire dalla home page.
  • Times Companion: Informazione contestuale e preview delle stesse.

Difficile giudicare dopo solo un giorno le potenzialità di ciascuna proposta, anche se di primo acchito, per quello che mostrano ad ora, Longitude e Times Istant mi sembrano le  più promettenti.

Interessante ed apprezzabile la filosofia di fondo del progetto, simile concettualmente al recentemente seppellito Google Labs, di fare ricerca e sviluppo in crowdsourcing.

Ulteriore evoluzione dell’ecosistema dell’informazione, dal citizen journalism al citizen tester. Da seguire con attenzione per monitorarne sviluppi e risultati.

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Ghostwriters & Gratificazioni

In uno dei passaggi chiave del discorso che il Presidente del Consiglio ha effettuato ieri alla Camera si dice che: ”Abbiamo fondamentali economici solidi, le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test”.

Discorso in realtà redatto da Ombretta Colli che, incaricata come ghostwriter personalmente da Silvio Berlusconi, si è liberamente ispirata ad una delle sue opere più celebri come il taglio complessivo del ragionamento fatto evidenzia.

Al termine di una lettura tanto impegnativa fortunatamente non sono mancate le gratificazioni, grazie all’impegno dell’On Michaela Biancofiore, avvocatessa di Bolzano eletta nella circoscrizione Campania2, che si è premurata di sostenere personalmente il Premier che ha potuto così finalmente rilassarsi come mostra l’immagine.

Da leggere al riguardo i commenti del New York Times e del Wall Street Journal, senza dimenticare lo speciale di 14 pagine recentemente pubblicato dall’ Economist sempre in tema.

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Misurare il Coinvolgimento dell’Audience

SocialFlow, società dedicata al monitoraggio della comunicazione digitale nei social media, ha effettuato uno studio comparativo dei followers, dell’audience, su Twitter di alcuni dei principali media internazionali.

Sono stati analizzati i comportamenti dei followers di  Al-Jazeera English, BBC News, CNN, The Economist, Fox News e New York Times,  misurando il livello di coinvolgimento in base a numero di click per ciascuna notizia proposta ed al numero di retweet. Lo studio ha anche misurato il livello di sovrapposizione tra le diverse fonti d’informazione.

Secondo i risultati pubblicati, si evidenzia la maggior sovrapposizione tra Economist e NYT.

Le principali evidenze raccolte sono:

  • The Economist ha il livello di maggior coinvolgimento sia in base a numero di click per ciascuna notizia proposta che al numero di retweet.
  • Le diverse audience si differenziano per predisposizione a consumare e condividere informazioni.
  • Ad un maggior numero di followers non corrispondono necessariamente un maggior numero di interazioni. Elemento emergente che sottolinea la differenza tra coinvolgimento ed interazione, aspetti che vengono invece spesso confusi.
  • Timing e differenziazione degli argomenti sono fondamentali nel coinvolgimento dell’audience di riferimento come sintetizza la mappa sottoriportata.

Mappa [Tag Cloud] degli Argomenti che hanno Portato Maggior traffico per Ciascuna Fonte:

Al di là della specificità dei dettagli emersi dallo studio, sono due gli aspetti che è opportuno evidenziare.

E’ importante attribuire a ciascuna metrica il giusto valore e significato,  mentre il numero di click per ciascuna notizia proposta fornisce un risultato immediato in termini di traffico al sito web i retweet incrementano fiducia e notorietà di marca.

Rispetto al passato esistono oggi strumenti che con buona approssimazione consentono di monitorare e misurare l’interazione ed il coinvolgimento con il pubblico di riferimento in Rete, non conoscerli è strano, non utilizzarli colpevole.

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Paywall

Lo share del New York Times sul totale dei siti d’informazione statunitensi, dopo l’introduzione a fine marzo del paywall, crolla al 10,6% ad aprile, non beneficiando neppure del traino della notizia della morte di Bin Laden.

E’ il livello più basso degli ultimi 12 mesi secondo quanto rilevato da comScore.

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