Archivi del mese: gennaio 2013

Intervistato

Al termine della lezione tenuta al master in giornalismo scientifico digitale della SISSA all’inizio di questo mese i partecipanti mi hanno chiesto se potevano intervistarmi per fare una sintesi delle cose che ci eravamo detti quel pomeriggio.

Me ne ero quasi dimenticato finchè non ho visto pubblicato il video dell’intervista su «OggiScienza» la testata che viene realizzata da Sissa Medialab.  L’articolo che accompagna il video è così ricco di complimenti ed apprezzamenti nei miei confronti da lasciarmi più che imbarazzato anche se inevitabilmente lusingato del giudizio favorevole alla lezione.

Nell’intervista, in poco meno di cinque minuti, i miei due cents, come si suol dire,  sulla Rete, l’utilizzo dei social network da parte dei quotidiani e il mutamento del ruolo del giornalista. Buona visione.

Lascia un commento

Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

La Bocca della Verità in Tempo Reale

Al «The Washington Post» tira aria di cambiamento e innovazione. Dopo “Live Grid”, formato di live blogging multimediale, e “Post Pulse”, segnalati e commentati il 22 gennaio scorso, adesso viene lanciata la bocca della verità in tempo reale.

“Truth Teller”, ancora in fase di prototipo, è un’applicazione realizzata da quotidiano statunitense con il finanziamento della Knight Foundation che verifica le affermazioni dei politici in tempo reale.

[vimeo.com/58400613 w=500&h=280]

Secondo quanto spiega il giornale viene utilizzata la tecnologia di Microsoft Audio Video Indexing Service [MAVIS] per estrarre i file audio dai video dei discorsi dei politici e trasformarli in testo combinandoli al database di informazioni del quotidiano o a fonti esterne per il fact checking, la verifica delle affermazioni in tempo reale.

Guardando le prime realizzazioni pubblicate il risultato è davvero interessante. In un unico spazio vi è il video del discorso, la trascrizione dello stesso al cui interno sono evidenziate le porzioni di testo che sono state verificate alle quali si ha accesso come mostra lo screenshot sottostante.

Ottima iniziativa sia perchè riporta, finalmente, il giornalismo ed i giornali al loro ruolo di watchdog che per la pregevole realizzazione grafica, oltre che tecnologica, con lo splash a tutta pagina di grande impatto per la storia principale.

Truthteller

1 Commento

Archiviato in Nuovi Prodotti Editoriali, Passaggi & Paesaggi

Dal Triangolo al Rombo

Edelman, una delle più importanti agenzie di pubbliche relazioni al mondo con sede in  66 nazioni, ha pubblicato i risultati generali della tredicesima edizione del Trust Barometer. La ricerca ha coinvolto circa 32mila individui in 26 nazioni diverse del mondo, Italia inclusa, analizzando il livello di fiducia nei confronti di imprese, istituzioni e media. La ricerca è stata condotta da Edelman Berland, una consociata, con un’intervista online della durata di circa 20 minuti tra la metà di ottobre e la fine di novembre del 2012. Mille gli individui intervistati per ciascuna nazione ai quali sono stati integrati altri 5800 rispondenti definiti come “popolazione informata”,  gruppo di persone di istruzione medio-superiore, con un  reddito nel primo quarto della propria nazione, che legge o vede notizie sia generaliste che specialistiche del mondo degli affari più volte alla settimana.

Il rapporto indica una ripresa generale della fiducia nei governi e nelle istituzioni con un valore medio che cresce da 51 del 2012 a 57 di quest’anno. Crescita della fiducia  che resta comunque modesta con “avere grande fiducia” che si assesta al 16% degli intervistati per quando riguarda l’azione del governo e resta stabile al 17% relativamente ad imprese, al mondo degli affari, ed ai media. Ripresa di fiducia che comunque non riguarda l’Italia che scende a 51 rispetto al 56 di 2012 e 2011 e che arriva addirittura a 40 escludendo la “popolazione informata” collocando il nostro Paese tra i “distruters”, tra le nazioni senza fiducia.

Dei quattro attori considerati: governo, imprese, media e organizzazioni non governative [onlus], le ultime sono quelle che godono di un maggior livello di fiducia. Sensibile la differenza tra la fiducia riposta nel governo e quella data alle imprese, al mondo degli affari. Se complessivamente il gap è di 10 punti, per quanto riguarda l’Italia la differenza a favore delle imprese rispetto al governo è di ben 19 punti. Un dato che si commenta da solo.

Le banche e le istituzioni finanziarie si confermano come il settore che gode di minor fiducia. Non va molto meglio alle aziende che operano nel settore dei media come mostra il grafico di sintesi dei risultati sotto riportato.

Edelman Fiducia per Settori

Se la fiducia nei media cresce dal 51% al 57% complessivamente, così non è in specifico riferimento all’Italia dove invece, unica nazione tra le 26 esaminate oltre alla Polonia a mostrare tale dinamica, si assiste ad un calo dal 57 al 50%.

In questo quadro, le fonti di informazione tradizionale sono quelle alle quali continua ad essere riconosciuto complessivamente il maggior tasso di fiducia seppure registrino il minor incremento rispetto agli altri media. Si conferma “la galoppata” dei social media con un incremento del tasso di fiducia quasi doppio rispetto all’anno scorso. Social media che, comunque, nonostante il fortissimo sviluppo continuano ad essere l’ultima tra le fonti d’informazioni. I motori di ricerca come fonte d’informazione godono dello stesso livello di fiducia dei media tradizionali.

Edelman Fiducia nei Media

Il panorama attuale dei media, e lo scetticismo di cui è contornato nel complesso lo scenario di riferimento, richiedono molteplicità di voci e canali di comunicazione nonché un tasso di ripetizione del messaggio medio di 3 – 5 volte.

Edelman identifica 5 aree e 16 attributi specifici per la costruzione della fiducia da parte delle imprese. Fra questi l’engagement, che si compone di ascolto e feedback nei confronti delle persone, trattamento corretto del personale, dare priorità ai clienti invece che ai profitti e comunicare frequentemente ed onestamente lo stato del proprio business, è l’areea di maggior rilevanza in assoluto con il 59% dei rispondenti. E’ proprio su quest’area e sui relativi attributi che la ricerca rileva il maggior gap tra importanza attribuita e performance aziendali come mostra la slide 35 della presentazione dei risultati.

Si tratta di evidenze che non nascono solamente dall’attuale stato di crisi ma da una complessiva carenza delle imprese [ e delle istituzioni] nel dare risposte e relazionarsi secondo le attese delle persone.  Una dicotomia, un gap tra attribuzione di importanza dei fattori da parte delle persone e performance delle aziende caratterizzato da una distanza davvero significativa. Si veda a tale proposito anche la slide 36.

Nuove dinamiche ormai consolidate spostano le modalità di influenza dal triangolo, da logiche piramidali “top down” al rombo, o diamante come lo definisce Edelman. Co-creazione, dialogo, flessibilità divengono, sono, attributi e comportamenti dai quali le imprese [e i media] non possono più prescindere.

Edelman Influenza

Per tutti gli approfondimenti del caso e la presa di visione di aspetti non considerati dalla sintesi e commento si rimanda, come di consueto, alla lettura integrale dei risultati liberamente scaricabili. Comment is free.

Lascia un commento

Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

Il Passaggio dal Business Tradizionale a quello Digitale per l’ Industria dell’ Informazione

Nella mia rubrica per l’European Journalism Observatory, partendo da uno studio sul passaggio dal business tradizionale a quello digitale per l’industria dell’Informazione pubblicato da Boston Consulting Group, viene fatto il punto su come le imprese editoriali che nascono dalla carta stampata possano sopravvivere alla transizione dando uno sguardo a quali siano i KPI, gli indicatori di prestazione, in  questo percorso.

Paper

Sempre in tema, per gli amici di LSDI, la mia recensione di “News(paper) Revolution” libro su ‘’l’ informazione online al tempo dei social network’’, come recita il sottotitolo, in vendita da pochi giorni. Saggio sulle modalità di approccio dei quotidiani alla Rete, di cui ne ripercorre le evoluzioni dalle primissime sperimentazioni degli anni novanta ad oggi, su alcuni dei tratti distintivi del Web, a cominciare ovviamente da multimedialità ed interattività, e sul modo con il quale vengono utilizzati i social network da i feed RSS a Twitter e Facebook passando per Instagram e Reddit.

Buona lettura.

newspaper-revolution-umberto-lisiero

Lascia un commento

Archiviato in Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

Vendite dei Giornali: Diffusioni & Confusioni

Ad aprile del 2012 ha preso il via il nuovo sistema di rilevazione della Ads che non si basa più sulla media dei 12 mesi precedenti ma rileva la diffusione dei singoli mesi. Se l’adozione di questa nuova metodologia ha lo svantaggio, sino ad aprile 2013, di rendere impossibile il confronto tra i dati del pari periodo dell’anno precedente in teoria oltre ad una maggiore attualità del dato, che viene fornito a distanza di 30 giorni e non più di 60 come in precedenza, doveva anche fornire maggior chiarezza e trasparenza su diffusioni e vendite soprattutto a beneficio degli investitori pubblicitari.

Che diffusioni e vendite dichiarate da alcuni editori non siano aderenti alla realtà è cosa che si sussurra in un orecchio  in confidenza da tempo e che anche il sottoscritto ha evidenziato come possibile recentemente.

Franco Abruzzo, giornalista di lungo corso ed ex Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia [e molto altro ancora], in un articolo pubblicato ieri sul suo sito a firma di Francesco M. De Bonis, scrive che “Sulle vendite e sui bilanci delle società editrici di quotidiani quotate in Borsa si impone, però, una grande “operazione verità”. I dati delle vendite sono circondati dal mistero più fitto. La diffusione è una realtà, le vendite in edicola sono un’altra realtà”.

L’articolo prosegue approfondendo la situazione del «Il Sole24Ore» ma basta un’occhiata ai dati di dettaglio che è possibile visionare nell’area riservata, previa registrazione, del sito di Ads per capire che la situazione non è circoscritta al solo quotidiano di Confindustria.

E’ in particolare soffermandosi sui dati per provincia che si notano immediatamente le distorsioni. Ad esempio per quanto riguarda «Italia Oggi» questi sono i dati medi giornalieri 2011: Bologna 809, Milano 3.606, Genova 8.538 . Sin troppo facile capire che le copie che regalate sono comprese tra le copie diffuse nei canali previsti dalle disposizioni di legge. O ancora il caso di «Milano Finanza», per restare nell’area dell’informazione economico-finanziaria, con vendite medie del 2011: 5.789 copie mediamente a settimana a Milano, 2.747 a Roma e…..15.672 a Genova. I casi sono due o la finanza si è trasferita in blocco a  Genova oppure è evidente che i dati sono falsati artificiosamente ad hoc.

L’autore del precitato articolo suggerisce di “pensare a una autorità [l’Agcom?] alla quale conferire il potere di condurre accertamenti penetranti”, proseguendo “Gli stessi contributi pubblici vanno rapportati ad elementi sicuri e certificati. la libera stampa è il perno del sistema democratico e non può tollerare zone opache e tenebrose. Gli inserzionisti  si possono recuperare con  una politica improntata alla trasparenza”. 

Sono aspetti sui quali, ora posso anticiparlo, sto scrivendo un libro [che uscirà verso la fine di marzo], rispetto ai quali ho avuto modo di entrare in buona profondità al contrario, sorry, di Francesco M. De Bonis che evidentemente non è aggiornato sulla situazione legislativa al riguardo.

Esiste già un obbligo di tracciabilità delle vendite, disposizione di legge alla quale appare evidente perchè ci si voglia sottrarre. Non c’è bisogno di nessuna autorità garante rispetto a quelle già esistenti che garantisca trasparenza sia nei confronti degli investitori pubblicitari  che relativamente ai contributi statali, c’è bisogno di rimuovere lacci e laccioli, blocchi e veti incrociati tra FIEG da un lato e rappresentanze sindacali delle rivendite, dei giornalai, dall’altro lato e procedere con alla massima sollecitudine  alla fine del processo da amanuensi ed informatizzare le edicole costruendo una volta per tutte un applicativo che dialoghi direttamente tra punti vendita ed editori al quale il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, che tra le altre cose eroga i finanziamenti statali, abbia accesso.

Se l’informazione è un bene prezioso per il Paese bisogna stabilirlo definitivamente ed agire di conseguenza, se invece è un prodotto come tutti gli altri lasciamolo pure a coloro che continuano a confondere il marketing con le marchette.

flussi-nella-distribuzione

2 commenti

Archiviato in Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali, Vendite Editoria

Quando Social Media Marketing e Buon Giornalismo Coincidono

L’engagement non è di per se stesso un obiettivo strategico nello sviluppo di un piano di social media marketing ma rappresenta uno dei principali parametri, se non IL parametro, per valutare la bontà delle azioni adottate.

Le poche volte in cui il termine inglese viene tradotto si utilizza, anche da parte del sottoscritto, come sinonimo coinvolgimento. Esiste però un altro termine che probabilmente è più adatto, più consono: ingaggiare. Termine che, come spiega il dizionario etimologico, significa impegnare, far si che qualcuno si impegni in una determinata azione.

Ingaggiare

Cory Bergman, per chi non lo conoscesse General Manager di Breaking News [NBC News], fondatore di Lost Remote [Mediabistro], co-fondatore di Next Door Media,  membro di Poynter e professore del Master of Communications in Digital Media dell’ University of Washington [e molto altro ancora], ha scritto un interessante articolo, tutto da leggere, su come misurare l’impatto di un articolo e più in generale del giornalismo. Nelle conclusioni scrive:

There still isn’t a trusted set of “impact metrics” for journalism, but as I’ve written before, I believe newsrooms must help create that connection by including action paths from current storytelling.   If we enable consumers to take action directly from stories — when they care the most — then we’re increasingly able to measure a given story’s impact.

Sostenendo in buona sostanza che l’abilitare le persone a svolgere un’azione di loro interesse e più in generale per la comunità di riferimento sia l’elemento perniante e premiante di valutazione del giornalismo. Tesi che mi sento di condividere in toto, e che, fortunatamente, è adottata anche alle nostre latitudini con quale caso di buone pratiche quotidiane.

La dimostrazione che, al di là di pregiudizi e ritrosie reciproche, social media marketing, se ben concepito rispetto agli obiettivi dell’impresa editoriale, e buon giornalismo possono assolutamente coincidere.

Sul tema da leggere la presentazione di Serena Carpenter, ricca di casi concreti su, appunto, [buon] giornalismo ed engagement.

6 commenti

Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

La Crisi è Economica o di Valori?

A metà di questa settimana Nielsen Media Research ha rilasciato i dati delle rilevazioni degli investimenti pubblicitari in Italia suddivisi per mezzo per i primi 11 mesi del 2012 ed il relativo confronto con il pari periodo del 2011.

Se già nel progressivo dei primi undici mesi dell’anno scorso la situazione era davvero critica con  gli investimenti in televisione  che registrano una flessione del -15,3% e quotidiani e periodici rispettivamente al -16,9% e – 17,8%, anche l’advertising online [display+ performance+ classified] per la prima volta dopo anni di crescita in calo dell’8,3%.

Arrivano ora i dati dell’ Osservatorio FCP Assointernet relativi a tutto il 2012. Il mese di dicembre registra una flessione del -10,3% confermando e peggiorando la performance del mese di novembre e  portando il totale del 2012 ad una crescita del 5,3%.

Pur restando l’unico mezzo con una variazione positiva, il calo a due cifre del mese di dicembre, mese in cui tradizionalmente la spesa pubblicitaria cresce per incentivare i consumi natalizi, fa riflettere.

Seppure l’assenza di dati sul valore della search, di Google, e di Facebook nel nostro Paese non  consenta di avere un quadro completo della situazione, resta la negatività del dato, che certamente non lascia ben sperare per gennaio 2013, e induce inevitabilmente a riflettere sulle possibili cause ed implicazioni dello stesso.

Ovviamente la costante crisi economica che stringe, anche, l’Italia è inevitabilmente una concausa del calo degli investimenti pubblicitari che inizia a colpire anche l’online ma non credo che da sola basti a spiegare.

Con CTR che hanno valori nell’ordine dello zero virgola zero zero l’inefficacia della comunicazione online nella sua forma più tradizionale, display, è ampiamente dimostrata da tempo. Il trasferimento di forme e formati della comunicazione pubblicitaria all’online è assolutamente fallimentare, inadeguata come proposta, come confermato dal report  Nielsen: “Global Trust in Advertising and Brand Messages” che ha evidenziato come le forme più tradizionali di comunicazione pubblicitaria online [e mobile] sono quelle che godono di minor fiducia, e dunque impatto e valore, da parte delle persone.

Vi sono elementi strutturali di cambiamento nel processo di relazione e comunicazione tra persone e brand, imprese, alle quali gli attuali format di comunicazione pubblicitaria, anche online, non sono in grado di dare una risposta utile. La pubblicità diviene sempre più, nella migliore delle ipotesi, un fastidio da sopportare per poter fruire di contenuti che interessano le persone.

La crisi è economica ma anche di valori. Sarà meglio lavorarci sopra alla svelta.

Ads Don't Work

1 Commento

Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi

Politica & Engagement dei Quotidiani Online

Il Giuramento di Obama per il secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti è stata occasione per molti quotidiani online in lingua inglese di testare, di sperimentare modalità e format per coinvolgere il lettore, le persone. Oltre al caso di “Live Grid” del «The Washington Post» segnalato precedentemente, diverse sono state le proposte.

E’ il caso del «The Guardian» che nella sua versione dedicata agli USA ha chiesto ai propri lettori di esprimere consigli, richieste e critiche ad Obama raccogliendo quanto proposto in un unico spazio interattivo creato ad hoc NEL proprio sito web.

Message 4 Obama

Concettualmente simile l’idea del «The New York Times» che, appunto ha chiesto ai residenti nel District of Columbia, quello di Washington dove risiedono “i vicini di casa” di Obama, di esprimere i loro pensieri raccogliendo però in questo caso messaggi audio e video.

Più interessante “Build your own speech”, sempre del «The New York Times», che in una sorta di “gioco” per costruire il proprio discorso inaugurale partendo da un questionario con 5 domande multiple choice.

Discorso Inaugurale NYTimes Obama

In maniera simile al «The New York Times» anche il «The Boston Globe»  ha prodotto una proposta interattiva che favorisce il coinvolgimento del lettore ed il tempo di permanenza sul sito. La realizzazione del quotidiano di Boston si basa sulla ricerca di parole scelte dal lettore che vengono visualizzate con dei grafici interattivi mostrando da quali Presidenti degli Stati Uniti sono state pronunciate ripercorrendo i discorsi inaugurali di elezione dal 1933 ad oggi, a quello di Obama.

Freedom Obama

Tutte iniziative che con sentono di coinvolgere il lettore beneficiando dei volumi di traffico  e del tempo speso sul sito che questo può generare. Ma invece i giornali italiani a meno di un mese dalle elezioni politiche 2013 che fann0?

L’iniziativa più interessante è quella del quotidiano piemontese «La Stampa» che in collaborazione con LA7 e Google ha creato su Google+ uno spazio dedicato alle elezioni. Se l’iniziativa sulla rete sociale di Google è tesa principalmente a “creare brand” è lo spazio realizzato ad hoc per l’occasione sul sito che assolve ad altre funzioni di engagement .

In particolare sono interessanti dal mio punto di vista “il gioco”, costituito come nel caso del «The New York Times» da un questionario con 20 domande multiple choice per scoprire chi tra i leader politici in corsa corrisponde di più alle proprie idee e priorità. Apprezzabile iniziativa che però avrebbe richiesto di maggior trasparenza sull’algoritmo utilizzato per la realizzazione onde evitare sospetti di malcelati intenti promozionali a favore di questo o quel candidato [#].

Interessante altrettanto la possibilità offerta al lettore di creare un proprio manifesto politico anche se al momento il riscontro non pare essere elevato con soli 48 utenti che hanno colto questa possibilità al momento della redazione di questo articolo.

Ed ancora “La macchina della verità” che verifica ogni giorno le affermazioni dei politici con un autorevole fact-checking, messo a punto dalla redazione del giornale grazie alla collaborazione con i ricercatori della Fondazione Hume diretta dal professor Luca Ricolfi e “Le voci della politica” che permette di verificare le attività dei partiti e dei principali candidati sui social network e osservare come Facebook e Twitter reagiscono ai messaggi.

Iniziativa che resta praticamente unica a soli 30 giorni dal voto con «La Repubblica» che invece si dedica ad attività off line riproponendo “La Repubblica delle Idee” il 2 e 3 febbraio a Torino e «Il Sole24Ore» che realizza uno spazio ad hoc per le elezioni estremamente statico, tradizionale, eccezzione fatta per l’analisi del mood su Twitter e “Live Twitter” che comunque si limita a proporre i tweet dei candidati senza interattività e coinvolgimento del lettore che resta spettatore; un’occasione sprecata a pochi giorni dal lancio del nuovo sito del quotidiano di Confindustria.

Le voci della Politica

[#] Che sia chiaro che non sostengo che vi sia manipolazione, sostengo che bastava pensarci [è spesso “l’ultimo miglio” che fa la differenza] e dichiarare come è stato costruito.

2 commenti

Archiviato in Passaggi & Paesaggi

[Ar]Resi

L’industria dell’informazione, come noto, sta attraversando quella che probabilmente è la sua più grave crisi da Gutenberg ai giorni nostri. L’Italia non fa eccezione.

In questo desolante quadro complessivo i giornali di carta stampata soffrono con vendite in calo costante da anni ed i costi di stampa e distribuzione hanno un’incidenza pesante sui traballanti conti degli editori del nostro Paese.

Partendo dai dati ADS dei quotidiani per il mese di novembre 2012, ultimo dato disponibile diffuso pochi giorni fa, sono andato a verificare l’incidenza delle rese sulla “pagata”, sulle copie vendute in edicola e gli abbonamenti a pagamento.

Per i 15 quotidiani presi in considerazione l’incidenza media si assesta al 50,4% con picchi sino al 230% [ovvero per ogni copia venduta ne vengono rese più di due]. L’incidenza delle rese sembra essere influenzata da tre fattori: dimensione delle vendite, come mostrano i dati di «L’Unità» e «Il Manifesto», distribuzione nazionale o locale, vedasi «Il Messaggero» e «Il Resto del Carlino»  e ovviamente la forte incidenza degli abbonamenti sul totale delle vendite come nel caso di «L’Avvenire» ed «Il Sole24Ore» [per i dettagli vd. tabella a fondo articolo].

Incidenze Rese su Pagata

LA soluzione, di cui ho sottolineato l’importanza così tante volte da averne a noia, è tanto semplice quanto sinora inapplicata, si chiama informatizzazione delle edicole.

L’informatizzazione delle edicole consentirebbe all’editore di conoscere in tempo reale il venduto per ciascun punto vendita garantendo ottimizzazione del costo delle rese, l’attenuazione [o scomparsa] delle micro rotture di stock che paradossalmente caratterizzano le pubblicazioni alto vendenti, efficientando nel complesso il sistema e consentendo un saving che stimo possa avere percentualmente un’incidenza a doppia cifra. Saving che, come insegna il manualetto della casalinga di Voghera, andrebbe immediatamente ad impattare sull’ultima riga del conto economico: quella dei ricavi.

Sono due gli attori che, è ormai lapalissiano, “remano contro” l’informatizzazione delle edicole. Alcuni tra gli editori stessi che evidentemente non hanno interesse ad una effettiva tracciabilità delle vendite che porterebbe qallo scoperto come i dati dichiarati siano gonfiati e, ancor più, i distributori locali vero anello debole della filiera.

I distributori locali guadagnano, anche, su quanto trasportano e sulla lavorazione delle rese, non sono dunque legati esclusivamente alle vendite come invece è il caso di editori, che però, come sappiamo, hanno ricavi significativi –  seppur calanti – anche dalla vendita di spazi pubblicitari, e edicolanti, che invece vivono solo di quello.

Un distributore locale è responsabile della ” buona distribuzione “, per poter operare correttamente deve avere le statistiche di vendita, solo basandosi sullo storico delle vendite potrà affinare le forniture limitando l’inutile esposizione finanziaria imposta al rivenditore, al giornalaio. Ma il distributore locale non ha interesse alcuno in tal senso, anzi. Oltre a quanto soprariportato, i DL hanno interesse a caricare i punti vendita così da avere un vantaggio finanziario con l’edicolante che genera cassa per loro, non è un caso che anche le circa 5mila edicole attualmente informatizzate [con due applicativi distinti di cui – Inforiv – “creato” da FIEG] abbiano in dotazione un software che dialoga solo con il distributore locale che poi provvede a trasmettere i dati [“aggiustati” ad hoc?] a distributori nazionali e editori.

Inoltre questa procedura è possibile solo con le pubblicazioni che hanno già un discreto numero di uscite, non ci possono essere statistiche di vendita se non dopo almeno quattro o cinque numeri distribuiti. Aspetto che evidentemente penalizza le nuove testate e rende impossibili nuove iniziative.

Credo sia indubbio che editori, i molti che sono certo vogliono lavorare “onestamente”, e rivendite hanno un interesse comune nel procedere con la massima sollecitudine all’informatizzazione delle edicole. Credo che questo processo debba essere implementato anche in un’ottica di possibile rinascita di una collaborazione tra editori e rivendite che apporterebbe indubbi vantaggi ad entrambi.

Oltre ai fattori evidenziati infatti, come, ancora una volta, ho sottolineato a più riprese, l’informatizzazione delle edicole agevola la possibilità di sondaggi, di ricerche su argomenti ad hoc e favorisce l’implementazione di servizi a partire, per citarne almeno uno, dalla raccolta di dati sul lettore, attraverso delle card, sia mono editore che pluri editore, sulla falsariga di quelle da tempo utilizzate dalla grande distribuzione organizzata, che consentano di profilare l’offerta editoriale e pubblicitaria, che permettano di raccogliere informazioni sul lettore ed avviare programmi di fidelizzazione nel canale edicole.

L’informatizzazione delle edicole consente, termine in voga, di disintermediare l’intermediazione, fare rete per dare voce, corpo e sostanza ai concetti sopra riportati e a tutti quelli che è possibile aggiungere.

Ora o mai più.

Incidenza Rese Valori Asssoluti

Se voleste approfondire ulteriormente, consiglio l’intervista rilasciata dal Segretario Nazionale del Si.Na.G.I. [Sindacato Nazionale Giornalai d’Italia] a Ciao Radio TV pochi giorni fa in  occasione delle proteste che hanno avuto luogo a Bologna proprio su questi aspetti.

2 commenti

Archiviato in Distribuzione Editoria, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali, Vendite Editoria

Tendenze & Formati

Il Giuramento di Obama per il secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti stabilisce un nuovo record su Twitter con 1,1 milione di tweet durante i 67 minuti della cerimonia. L’intero discorso di Obama è stata twittato dal suo staff ed ogni frase ha ottenuto migliaia di retweet con un picco di 27.295 tweet al minuto mentre il Presidente diceva “non possiamo confondere l’assolutismo con i principi, o sostituire lo spettacolo alla politica o trattare gli insulti come un dibattito ragionato”. Frase che ha ottenuto 3.304 retweet ed è stata aggiunta ai preferiti da 1.203 persone e che, per inciso, mi pare di gran lunga più interessante di quella sui giusti diritti degli omosessuali di cui invece parlano molte delle prime pagine dei giornali italiani oggi.

Obama Giuramento Twitter

In occasione della cerimonia e dei festeggiamenti che hanno seguito il «The Washington Post» adotta un formato di live blogging multimediale: “live grid”, letteralmente griglia dal vivo. Nuovo format a mio avviso davvero interessante poichè, oltre ai vantaggi che questa modalità apporta ai giornali, in un unico spazio si raccolgono tutti gli elementi proposti dalle reti sociali, dai video ai tweet passando per le foto di instagram, inglobandoli in un unico spazio, dandogli un senso e, inevitabilmente, beneficiando dei volumi di traffico  e del tempo speso sul sito che questo può generare.

Proposta di format che ha come sottoprodotto non trascurabile il riconoscimento, finalmente, del giusto credito alle persone. Una base minima di rispetto che dovrebbe essere alla base di una qualsiasi relazione, e dunque anche in quella tra giornali e lettori, persone, dalla quale alcuni quotidiani italiani hanno ancora molto da imparare.

WP Grid

– Screenshot “live grid” –

Sempre il «The Washington Post», ed ancora una volta in riferimento al rapporto informazione e reti sociali, altro argomento che verrà affrontato il 24 aprile al prossimo Festival Internazionale del Giornalismo in un panel nel quale anche in questo caso parteciperò come “valletto-moderatore” e che vedrà, tra gli altri, la presenza dell’amico Vincenzo Cosenza, è stato lanciato il 15 gennaio scorso “Post Pulse”.

Lo spazio è dedicato agli articoli del quotidiano americano che ricevono il maggior traffico, il maggior numero di visite dai diversi social network. “Post Pulse” è aggiornato ogni 15 minuti e vi si può accedere o attraverso lo specifico “bottone” dedicato di ciascun articolo o dalla home page del sito mobile del giornale; ulteriore elemento di attenzione al sempre più stretto rapporto nell’utilizzo delle reti sociali in mobilità attraverso smartphones e tablets.

Per ciascun articolo viene mostrato titolo, anteprima dei contenuti e la tendenza delle visite dai social network nell’ultimo quarto d’ora. Anche in questo caso, come per “live grid” il beneficio di permanenza e possibilità di monetizzazione è, credo davvero, evidente ospitando al suo interno, come mostra l’immagine sottostante, diversi formati pubblicitari.

Tendenze e formati che ritengo possa essere interessante sperimentarne l’efficacia adattandone i principi al pubblico di riferimento, alle persone con le quali ciascun quotidiano, in funzione delle sue caratteristiche e del suo relativo posizionamento, si relaziona.

PostPulse

3 commenti

Archiviato in Comunicazione, Distribuzione Editoria, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali