Il dibattito sul futuro dell’editoria, sui modelli di business perseguibili, è legato a doppio filo agli investimenti pubblicitari, elemento [parrebbe] inscindibile per poter sostenere le economie delle imprese editoriali.
Basandosi su questa logica si sono mosse, incautamente, da un lato, le aspettative delle versioni gratuite dei quotidiani on line e, dall’altro, le ipotesi di recupero contributivo che raramente prendono in considerazione interessi ed aspettative del lettore, dei segmenti di utenza, concentrandosi prevalentemente su quelle degli investitori pubblicitari.
In questo scenario generale i sostenitori di un futuro tutto digitale della lettura citano [pour cause?] i dati provenienti da oltreoceano dove le revenues pubblicitarie arrivano a rappresentare sino all’87% dei ricavi di quotidiani quali il New York Times.
La realtà italiana è ben distinta e attualmente vi è un perfetto equilibrio tra ricavi dalle vendite delle pubblicazioni e quelli derivanti dalla pubblicità. Dimenticarlo significa falsare realtà e relative prospettive.

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E’, altrettanto, opportuno rilevare come esistano realtà emergenti che allo stato attuale sono estranee a queste dinamiche con quotidiani di carta che basano praticamente esclusivamente la propria esistenza e sussistenza sulle vendite, tra tutte “Il Fatto”, ed altre che invece si fondano solamente sugli attesi ricavi pubblicitari, com’è il caso dell’ottimo [ho davvero piacere di poterlo dire, dopo averlo seguito sin dalle anteprime ] neo nato quotidiano guidato da Sofri.
Non bisogna, infine, a titolo esemplificativo, dimenticare una realtà storica ed importante, almeno sotto il profilo qualitativo, nel panorama dei quotidiani del nostro paese quale “Il Manifesto” che, come mostra il bilancio 2009, ottiene circa l’85% dei propri ricavi grazie alle vendite, grazie a propri lettori.
Analizzare uno scenario è la premessa necessaria alla specifica disanima della singola realtà da prendere in considerazione, per la quale è opportuno effettuare specificazioni bilanciate che guidino ad altrettanti interventi mirati.
Chi si riferisce esclusivamente al generale o è confuso o, in alternativa, vuole confondere, in ogni caso meglio diffidare.

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Consideratelo, se vi pare, un resumè del “campionato” 2009/2010 dell’editoria nostrana e dintorni.
PS: Il bilancio del Manifesto è stato pubblicato il 18 luglio scorso, ringrazio ancora una volta gli amici che lavorano nel quotidiano per avermelo inviato in forma da poterlo ripubblicare in questi spazi.
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