Secondo BlogPulse i blogger italiani, i redattori di blog che pubblicano post in modo continuato, sarebbero 4 milioni e mezzo, una popolazione enorme che, per le ragioni più diverse, ha voglia di esprimersi e di entrare in relazione con altri a distanza, su Internet.
L’insieme dei comportamenti e del lavoro in Rete di queste persone costituisce la «blogosfera», termine usato per la prima volta undici anni fa dall’inglese Brad L.Graham per denotare il sistema aperto e interconnesso di blog, che viene configurato progressivamente dai blogger: un sistema che produce conoscenze in quantità superiori a quelle generate finora dall’umanità nei millenni passati.
Questa galassia di produttori e consumatori di informazioni , di organizzazioni sociali rette dalla comunicazione, appare come un medium davvero globale, che può diventare utile per veicolare commerci di massa e fidelizzare consumatori o per trasmettere modelli di comportamento pubblico e ottenere consenso dai cittadini, su vasta scala.
Abbiamo già visto, nei post «Consumatori e produttori di conoscenza» e «Media di massa e personali in via di omologazione», come i tentativi di egemonia si vadano realizzando e la portata emancipatrice della Rete sia indebolita.
Alla costruzione di condotte in linea con la figura del blogger, funzionale ai mercati economici e politici, sono rivolte le gerarchie del merito, prodotte da commercianti e politici, basate sull’accettazione delle regole di comportamento imposte, sul valore dell’appartenenza offline, su criteri unici di valutazione, sulla riconoscibilità dei link e sull’indifferenza all’interazione non espressa con la ripresa pedissequa dei testi.
Sulla base di questi assunti, i blogger vengono sollecitati a scalare classifiche artificiose e a cercare la benevolenza delle «citazioni» di chi ne è al vertice, occupato spesso da iperattivi protagonisti dei mass media, abili sollecitatori dell’interesse popolare.
Viene così alimentato il circuito del conformismo, del bloggare per essere approvati, dell’inserimento in uno degli strati e delle categorie costitutive della scala sociale dei blogger. Come tutte le piramidi, anche questa ha una base ampia di destinatari delle informazioni, che i comunicatori, rafforzati dalle posizioni di vertice, dai premi e dalle feste, erogano e che i classificatori mettono a disposizione per discriminare il traffico sulla Rete senza nessuna autorità scientifica, né istituzionale. La piramide diventa un mercato della visibilità e degli affari.
Non occorrono indagini complesse per accertare come stanno le cose davvero. Chi vuole informarsi da qualunque blog, può usare facilitatori d’accesso, che lo indirizzano privilegiando i più richiesti, ma trascurando l’esistenza degli ultimi arrivati sulla Rete e di quelli già presenti, ma con meno accessi, può aprire schede che ripartiscono i contenuti già trasmessi per settori d’informazione predefiniti, può scoprire inimmaginabili specializzazioni informative e vedere rappresentazioni grafiche sull’andamento dei richiami espressi dagli altri blogger, più influenti se sono al vertice della piramide.
Purtroppo, il gioco degli aggregatori di contenuti, che accumulano le informazioni appena sono messe in circolazione, è facilitato dalla carenza legislativa e dalla remissività o dall’acquiescenza dei blogger, tanto compiaciuti di essere presi in considerazione da trascurare la mancanza di legittimità a valutare, da non sindacare i criteri di valutazione, decisi unilateralmente, da ignorare la sovrapposizione tra classificatori e operatori con interessi economici o politici conflittuali, da non chiedersi neppure a quale uso sono destinati i contenuti registrati.
Tutte disponibilità e aperture, che attuate come se la Rete fosse ancora l’enorme progetto originario, finalizzato alla costruzione di comunità e conoscenza, oggi risultano però troppo ingenue.

Estratto da Iriospark
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