Nuove prospettive sul futuro dell’ informazione – Contributi da Giornalaio

“Siamo tutti in un fosso, ma alcuni di noi fissano le stelle”.

La frase di Oscar Wilde credo riassuma perfettamente la situazione attuale, e le speranze di rinascita, sia in termini generali che con specifico riferimento al comparto editoriale.

Luca De Biase, nell’articolo Nuove prospettive sul futuro dell’informazione, con la competenza e la professionalità che lo distinguono dalla massa di molti suoi colleghi, sintetizza in tre punti quelli che sono a suo avviso gli aspetti salienti e qualificanti per un futuro – redditizio – dell’editoria.

Visione che viene integrata e specificata dalle interessantissime postille di Marco Formento.

Uno degli aspetti che emerge è relativo alle nuove professionalità richieste per soddisfare l’evoluzione dell’utenza, elemento che peraltro viene specificato con chiarezza anche nel successivo articolo che, in qualche modo, integra il precedente, richiamando con maggior vigore la massima di Wilde qui riportata.

Per quanto riguarda le professionalità richieste credo che una lettura dell’ Observatoire des métiers de la presse, ed in particolare all’area della Cartographie des métiers de la presse che mappa con estrema precisione l’elenco di tutte le funzioni coinvolte nel processo di realizzazione di un prodotto editoriale, suddividendole per aree di competenza [dalla elaborazione e produzione di contenuti sino alla logistica], sia elemento di straordinaria chiarificazione al riguardo. Sotto questo profilo vale anche la pena di ricordare come la carta stampata sia il settore che assorbe attualmente circa il 70% dei giornalisti impiegati.

Sempre in termini di completezza di informazione e di visione, credo possa valere la pena di riprendere i passaggi salienti dei direttori dei principali quotidiani riportati dalla rivista che ho già avuto modo recentemente di citare. In sintesi:

  • Ferruccio De Bortoli – Corriere della Sera: “[….]Meglio guardare in faccia la realtà e riboccarci le maniche. Tutti insieme. Noi che confezioniamo l’informazione quotidiana e voi che la distribuite nella società. Voi [gli edicolanti] che rimanete sempre il punto di riferimento principale per le aziende editoriale e, soprattutto, per i lettori.”
  • Ezio Mauro – La Repubblica: “L’edicola….è un luogo dove si incontrano l’offerta di informazione e il diritto consapevole di essere informati. I lettori fermano l’automobile, scendono dal tram per cercare in edicola proprio questo. Questo luogo dove si cerca e si offre informazione”.
  • Carlo Verdelli – La Gazzetta dello Sport: “[….] La cosa che mi fa più felice come direttore è vedere qualcuno, la mattina, che si avvicina al chiosco verde, posa un euro e se ne va con una copia della Gazzetta sotto braccio. Quel gesto, il posto dove avviene, è il fulcro di tutta l’attività giornalistica…..L’edicola di nuovo al centro del sistema dell’informazione scritta: ecco secondo me la vera sfida che ci aspetta”.
  • Gianni Riotta – Il Sole 24 Ore: “E’ possibile una democrazia senza giornali quotidiani? No. Sono immaginabili, in Italia, giornali quotidiani senza edicole? Credo di no.”

Certamente sono parole adattate al contesto ma non posso , non voglio, pensare che siano solo questo; spero davvero che riflettano anche effettivamente l’opinione, il sentimento, di quelli che sono i direttori dei principali quotidiani del nostro paese.

Legittimamente ciascuno osserva la situazione dalla propria prospettiva, come disse Konrad Adenauer “viviamo tutti sotto il medesimo cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte”, ma non posso che esprimere il mio sconcerto ed il mio rammarico per il silenzio che vige sul ruolo di giornalai ed edicole anche da parte di persone nei confronti delle quali nutro sincera stima e considerazione.

Mentre in altri settori di mercato la distribuzione ha un ruolo determinante nelle politiche delle imprese fornitrici, gode di meritato rispetto e di dovute attenzioni, in campo editoriale a nessun livello vi è traccia di interesse, di una benché minima progettualità che coinvolga la distribuzione.

Non esiste, ad oggi, nel nostro paese, convegno, festival, conferenza o incontro che tratti i temi dell’informazione e del suo futuro con il contributo dei protagonisti della distribuzione commerciale dei prodotti editoriali. Tutto il settore appare disinteressato alla costruzione di percorsi di rivitalizzazione dell’editoria attraverso la partecipazione della distribuzione, si immaginano, si progettano, nuovi prodotti e nuovi scenari senza menzione o considerazione alcuna del ruolo dei punti vendita, perpetuando il loop di nuovi mezzi e vecchi problemi. L’unica eccezione alla attuale desolazione è rappresentata dalle raccomandazioni di Econsultancy che, vivaddio, all’interno dei 5 punti cardine per un modello di successo [e redditizio] delle pubblicazioni editoriali include anche il suggerimento esplicito: “Think like a Retailer”.

Continuare il dibattito sul futuro dell’informazione e dell’editoria senza ascoltare la voce, senza dare spazi, alla distribuzione è portare avanti un discorso monco sin dall’inizio che inevitabilmente porterà a conclusioni altrettanto tanto parziali quanto provvisorie. Mi pare la si chiami visione strategica, torneremo a parlarne ben presto, statene certi.

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