Stay

L’80% delle conversazioni avvengono altrove rispetto al sito web dove sono state generate, o forse per meglio dire, iniziate.

Un dato, quello riportato dall’ infografica, che fa parte, anche, della mia esperienza quotidiana di partecipazione a FriendFeed, dove l’ultimo caso, in ordine cronologico, al momento della redazione di questo articolo registrava oltre 400 commenti contro i “miseri” sei all’interno del blog di chi aveva originato la discussione.

Questa evoluzione trova conferma anche in termini di accessi alle edizioni on line dei quotidiani e potrebbe avere un ulteriore impatto negativo in termini di prospettive sui già miseri ritorni che gli editori complessivamente ottengono dal web in termini di revenues pubblicitarie.

La reazione degli editori a questo fenomeno attualmente parrebbe essere quella di affidarsi maggiormente ai blog all’interno delle loro piattaforme, generando un modello di e-journalism dove i giornali assomigliano sempre più ai blog e viceversa, rendendo, forse, ancor più complessa la situazione.

Ad adbundatiam, in questo modo, da un lato, si legittimano le attese di un riconoscimento economico da parte di quelli che sapientemente Roberto Favini ha definito “i giardinieri”e, dall’altro, si rischia di complicare la già spinosa questione sulla trasparenza di quanto viene pubblicato.

Ai tempi della mia giovinezza era in voga, tra le tante, una canzone il cui ritornello: “Oh, won’t you stay, just a little bit longer, please let me hear you say that you will, say you will” sembra composto ad hoc per descrivere le attuali aspirazioni frustrate degli editori.

Torneremo sicuramente a parlarne, anche di persona.

12 commenti

Archiviato in Comunicazione, Scenari Editoriali

12 risposte a “Stay

  1. Dati molto interessanti Pierluca, solo una precisazione, l’esempio purtroppo non calza, il post che iti nel secondo paragrafo non è il luogo dove si è originata la conversazione (che è nata proprio su friendfeed), ma un riassunto esterno nato a metà post. Non che non sia come dici tu, anzi, solo non è l’esempio giusto 🙂

  2. pedroelrey

    Caro Marco,

    Ovviamente ho seguito la dinamica della conversazione che cito. Il post sul blog di MaxCava è stato inserito – mi pare – al commento n°86 su FF e a qs momento siamo al commento 441, per quello che mi è sembrato che in termini di dinamica complessiva potesse essere un esempio calzante.

    Lieto dell’interesse dimostrato e del fatto che si possa concordare nella sostanza sulla dinamica che l’articolo descrive.

    Un abbraccio.

    Pier Luca

  3. È assolutamente come dici tu, è pieno di post senza commenti e pieni invece di interazione su Friendfeed e facebook. Al punto che oggi “i blogger” integrano dei plugin ad hoc per riportare artatamente i commenti fatti “altrove” nel posto dove i lettori non sono voluti “stay” 🙂 Nel caso in questione si dimostra che la conversazione non solo è altrove (tipicamente nei social network), ma vi è anche ben radicata e difficile da traslocare 😉

  4. pedroelrey

    Già lo farei anche io di integrare i commenti di FF al blog, se fossi capace 🙂
    Cito: “Nel caso in questione si dimostra che la conversazione non solo è altrove (tipicamente nei social network), ma vi è anche ben radicata e difficile da traslocare” e qs è un problemino in più da risolvere per gli editori.

  5. Mi chiedo come mai questa ridondanza di commenti ad una qualsivoglia notizia non si riscontri anche in calce agli articoli delle testate online.
    I lettori, evidentemente, si sentono a loro agio altrove e lì discutono. Comfortable zone? E’ questo, a mio avviso, il dato più importante su cui l’editoria dovrebbe riflettere.

    Ciao

    Titti Zingone

  6. pedroelrey

    Sulle testate on line – in generale – vi sono tanti e tali freni che anche il sottoscritto le rare volte che ha pensato di mettere un commento vi ha desistito.
    Un abbraccio.
    PLuca

  7. Certo Pier Luca, le restrizioni ci sono. Trattasi di un retaggio del cartaceo (le famigerate “Lettere al Direttore”, dove se ti pubblicano una missiva è come vincere al Superenalotto, quando ti capita più), e di per sè già scoraggiano il potenziale commentatore. Il problema è ancora più ampio e riguarda l’identità di una testata incapace di creare intorno a sè una comunità attiva e motivata di fedeli lettori.

    Ciao

    Titti Zingone

  8. pedroelrey

    Assolutamente sì. Un altro freno/occasione mancata rispetto a qs tema che segnalavo: https://giornalaio.wordpress.com/2009/05/01/vuoi-che-il-tuo-blog-appaia-in-queste-pagine/
    è la impossibilità di inserire i propri riferimenti.
    Rispetto alla possibilità/opportunità di creare community per gli editori, interessante [anche se leggermente “partigiano”] il recente white paper di Luca Vanzella:
    http://www.daimon.it/2010/03/04/le-community-per-leditoria-un-futuro-possibile/

  9. Pingback: Policy | Webeconoscenza

  10. Post molto interessante.
    Anzitutto ti ringrazio per la stima, PierLuca 🙂
    Per quanto riguarda le mie riflessioni, coerentemente le ho lasciate di là, su FriendFeed 😉
    Ciao
    Roberto

  11. Pingback: I miei bookmark del 24/3 < Livingston, il blog di Marco Mazzei

  12. Pingback: Il finale di Lost svelato da un blogger italiano. Si può già parlare di mediasfera? | Ls2 Blog

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