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Notizie Animate

Next Media Animation è una delle principali imprese nella produzione di contenuti tridimensionali in Asia.

Uno dei servizi offerti è la realizzazione di “notizie animate“, cartoni animati 3D che raccontano l’attualità.

NMA si distingue per la velocità di realizzazione, grazie ad uno staff di oltre 200 persone tra giornalisti, grafici e disegnatori, che consente di produrre e rilasciare i contenuti quando la notizia è ancora “fresca”.

A conferma, nel filmato sotto riportato  l’animazione delle indiscrezioni fatte trapelare dal Guardian circa i capi di imputazione di Julian Assange.

Recentemente, visto il successo ottenuto, è stato rinnovato il sito web dedicato all’iniziativa ed i video con notizie internazionali sono tradotti o sottotitolati in inglese.

Anche se talvolta, viste le differenze culturali tra asiatici ed europei, il risultato di quanto prodotto può può farci sorridere, si tratta di una modalità di narrazione della notizia  da non sottovalutare come dimostra l’esperienza tutta italiana di Beautiful Lab.

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L’Ottimismo della Ragione e il Pessimismo dell’Intelligenza

Ieri molti nuovi argomenti sono stati portati relativamente ai possibili sviluppi di quotidiani on line nel nostro paese. E’ un dibattito molto interessante che sembra finalmente trovare concretezza dopo tanto tempo trascorso senza riscontri operativi.

Pare siano cessati i riferimenti a realtà aliene alla nostra e ci si concentri sulle dinamiche, sulle iniziative in essere e future in Italia. Fattore scatenante [in senso positivo] del dibattito l’intervista di Sergio Maistrello a Luca Sofri.

Tra tutti [nelle note un elenco delle voci sul tema] spicca l’articolo del Sole24Ore, subito rilanciato da coloro che sono più direttamente coinvolti, che preannuncia un’ondata di siti di informazione per l’autunno.

Uno dei progetti in cantiere citati dovrebbe chiamarsi lettera 43, anche in omaggio alla macchina da scrivere che fu strumento di tanti giornalisti, e dichiara come obiettivo per il primo annodi voler raggiungere gli 80 milioni di pagine visualizzate , “spartiacque tra successo e aurea mediocrità”.

Non ci si può che augurare si tratti di un refuso dell’articolo poiché, se confermato, sarebbe sulla base degli ultimi dati Audiweb relativi ai quotidiani on line, un traguardo che posizionerebbe la nascente iniziativa editoriale pressoché agli stessi livelli attuali della versione on line del Corriere della Sera.

Se così non fosse, si renderebbe necessario essere didascalici soffermandosi sulla differenza tra obiettivo, sogno ed utopia affinché il nome della nascente testata on line non diventi profezia del suo destino di vanishing newspaper.

Una famosa espressione di Gramsci, spesso citata, sosteneva di opporre al pessimismo dell’intelligenza l’ottimismo della volontà, sulla base delle indiscrezioni, delle voci, raccolte sul tema specifico mi pare possa essere più opportuno bilanciare l’ottimismo della ragione con il pessimismo dell’intelligenza, prima di dare i numeri, in ogni senso.

Riflessioni e Voci sul tema:

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Ricavi Virtuali

L’ottimo lavoro svolto da Massimo Russo relativamente ai possibili ricavi del Post ha richiamato immediatamente la mia memoria all’intervista che Arianna Huffington, co -fondatrice del famoso giornale on line statunitense al quale il quotidiano fondato da Sofri si ispira a partire dal nome, ha rilasciato a fine luglio a Newsweek.

Nell’ articolo la Huffington, rispondendo alle domande del suo collega del celebre settimanale economico, dopo aver effettuato un interessante excursus sul futuro del giornalismo e lo scenario [anche pubblicitario] digitale, rivela i numeri del quotidiano da lei diretto.

Secondo quanto dichiarato, il 2010 sarebbe finalmente l’anno, a cinque anni dal lancio, con ricavi positivi per la testata statunitense. In particolare emerge che l’Huffington Post è stato visitato da 24,3 milioni di utenti unici nel giugno 2010 e che la previsione di chiusura per quest’anno dovrebbe assestarsi intorno ai 30 milioni di dollari di ricavi. Se non vado errato significa orientativamente un dollaro all’anno di ricavi per ciascun lettore.

Come osserva Zambardino, pare davvero che le iniziative editoriali on line non mainstream facciano davvero fatica a trovare uno modello sostenibile dovendo lottare, tra l’altro, con un considerevole vantaggio dei brand che nascono dall’off line.

Seppure sia difficile, ed erroneo, trarre delle conclusioni generalizzate, personalmente ritengo che nel nostro paese le prospettive di successo, in chiave economica, a breve-medio termine siano davvero ridotte anche per i main players.

La ricerca di una Arianna Huffington italiana passa attraverso numeri e percorsi che sono davvero a lontani dal venire. I ricavi sono ancora virtuali.

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No, Non è la BBC

Erik Huggers, Director of BBC Future Media & Technology, illustra il percorso di sviluppo della area on line dell’emittente di stato inglese.

Nell’articolo ripercorre sinteticamente le tappe del cammino effettuato sin ora, motivandolo attraverso la storia dell’evoluzione del consumo di media da parte delle famiglie del Regno Unito, coniugando efficacemente sintesi e chiarezza.

Spiega come il ruolo, ed anche il dovere, di una emittente pubblica sia quello di adattarsi alle nuove esigenze del proprio pubblico di riferimento.

Con l’ausilio di immagini semplici e chiare illustra la situazione ex ante e gli obiettivi, il punto d’arrivo della televisione anglosassone. Come mostra l’immagine sottostante, una strutturazione definita per cinque macroaree: Notizie, Bambini, Radio & Musica, Conoscenza & Formazione e Televisione ed iPlayer.

Con specifico riferimento alla area delle notizie si impegna pubblicamente ad offrire il miglior giornalismo on line al mondo, ricordando come la BBC per qualità, imparzialità ed accuratezza dell’informazione, sia una delle organizzazioni che godono di maggior fiducia e miglior reputazione a livello internazionale.

Questo avverrà, assicura Hugger, riportando anche altre fonti esterne con punti di vista distinti così da evitare inutili duplicazioni ed arricchire ulteriormente la qualità dell’offerta.

No, non è la Bbc, questa è la Rai, la Rai-tv, diceva una vecchia canzonetta, impossibile non notare ancora oggi la sostanziale differenza rispetto all’approccio utilizzato dall’emittente di stato del nostro paese, nella quale, il potere fondato sulla televisione, sul controllo dell”informazione o disinformazione televisiva, viene anteposto, di volta in volta, ai diktat del padrone anziché al servizio del pubblico.

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Micropagamenti e Deperibilità della Notizia

Quando ho iniziato a prendermi cura di questa zona temporaneamente autonoma, che convenzionalmente chiamiamo blog, una delle ipotesi che andava per la maggiore era legata all’idea che attraverso un sistema di micropagamenti simile a quello di iTunes si sarebbe riuscito ad ottenere il pagamento delle notizie.

E’ trascorso poco più di un anno da allora e mi pare che l’ipotesi di lavoro sia decisamente meno quotata.

Il motivo è semplice: le notizie sono un bene deperibile non sono come una canzone, un brano, da scaricare da iTunes per goderne più volte anche a distanza di tempo.

Update: Pur non risolvendo il problema di fondo legato ai contenuti, questa pare una soluzione decisamente più interessante.

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Mi si è Staccato un Bottone

Ragionare per differenze aiuta a esemplificare, agevola, attraverso il paragone, il processo logico. Ci proviamo.

Nel corso della stessa settimana due quotidiani nazionali di due diversi stati cambiano la veste grafica ed alcuni contenuti della home page.

Da un lato, in Italia, “La Repubblica”, che approfitta dell’occasione per attaccare qualche bottone << social >> ed inaugurare al tempo stesso la stagione dell’invasività pubblicitaria.

Dall’altro, in Argentina, “La Voz”, che, letteralmente, << sbatte il lettore in prima pagina >>, inserendo nella home page la sezione dedicata agli utenti del giornale ed all’area dedicata ai contributi realizzati dagli stessi.

Come ricorda giustamente l’amico Gianluca Diegoli “non è la vostra promozione ma la loro conversazione a differenziare il vostro prodotto, e provocare un acquisto”.

Per quanto mi riguarda, null’altro da aggiungere.

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Cattive Notizie per le Notizie Online

Journalism Org, area di ricerca dello statunitense Pew Research Center dedicata specificatamente all’analisi del giornalismo ed alle sue evoluzioni, pubblica un resoconto di quelli che sono stati i risultati complessivi delle notizie online.

Per finalizzare l’analisi sono stati presi in considerazione ben 4600 siti web di notizie ed informazione.

Come riassume il grafico sottostante, a fronte di una crescita generale dell’audience del 9,25% i ricavi sono diminuiti del 4,6% rispetto all’anno precedente. Il gap, in termini reali, è dunque circa del 14%.

In questa dinamica generale vi è sicuramente l’impatto della negoziazione dei prezzi che in momenti di crisi tende inevitabilmente al ribasso, ma resta una indicazione, alternativamente, o di quanto scarso valore sia attribuito alle notizie on line o delle enormi difficoltà di riuscire ad ottenerne il giusto riconoscimento in termini economici.

Le considerazioni espresse sul futuro della mediasfera sembrano dunque confermate oltre che giustificate. Riflessioni che, se riferite in maniera specifica all’Italia, richiedono ancora maggiore attenzione ai facili entusiasmi.

Non si tratta di negare l’onda che sta arrivando ma di tenere sempre in mente il vecchio proverbio hawaiano.

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