Il Quadro Completo

La campagna pubblicitaria con la rivisitazione della storia dei tre porcellini lanciata dal «The Guardian» a sostegno della propria concezione di open jornalism ha centrato nel segno raccogliendo interesse e consensi pressochè unanimi sia sulla qualità della realizzazione che ancor più sui concetti alla base del posizionamento strategico del quotidiano inglese.

Un idea di sinergia, di complementarietà e convergenza che si esprime nell’idea di lavorare in maniera univoca sul brand del quotidiano rendendo concettualmente indifferente se la fruzione avvenga in formato digitale o cartaceo, come si evince dalla conclusione, dal pay off che recita “web | print | tablet | mobile”.

Alla campagna online e televisiva dell’ormai celebre video si affianca anche una campagna stampa che ovviamente è imperniata sullo stesso concept.

“The whole picture” [il quadro completo], realizzata in 4 soggetti diversi, riassume con una grafica tanto essenziale e pulita quanto chiara e d’impatto, l’idea di partecipazione e di relazione a due vie che  «The Guardian» ritiene essere caposaldo del percorso evolutivo del quotidiano.

Come ricorda Antonio Rossano dagli spazi di LSDI, l’informazione, ancor prima che un dato “fattuale” o un valore culturale, è un processo “sociale”, la verità non è più un proiettile mainstream sparato nella testa della gente, ma il risultato di un processo transazionale di confronto/verifica e suscettibile di modifica o di conferma, ottenuto attraverso la partecipazione della gente, ì social network,  le survey e tutti gli strumenti possibili dell’intelligenza collettiva condivisa.

Una strada ormai senza ritorno, in senso positivo, alla quale, sulla base di informazioni ottenute dal sottoscritto, pare che finalmente anche in Italia possano essere date delle risposte degne di questo nome a breve.

4 commenti

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4 risposte a “Il Quadro Completo

  1. massimo ciarulli

    dal sito lsdi ricavo:Il 4 gennaio scorso, Clay Shirky notava “Non è più sostenibile la logica dei quotidiani che vedono il lettore come un cliente e le notizie come un prodotto, concependo il giornale come un “pacchetto” generalista che possa soddisfare qualsiasi tipo di esigenza I giornali debbono puntare alla creazione dei contenuti originali e di qualità , ed a quei lettori che sono disposti a sostenerli. Bisogna dare più importanza a motivazioni non-finanziare e non commerciali, come la lealtà, la gratitudine, la dedizione alla missione, un senso di identificazione con il giornale, il bisogno di preservarlo come istituzione piuttosto che come business.”
    Sarebbe auspicabile, ma i giornali italiani hanno intenzione di percorrere questa strada? La reverenzialità delle redazioni italiane è proverbiale. persino quelle locali pensano di essere degli intoccabili e i capi redattori si atteggiano a super uomini, e il loro contatto con la città e i lettori è tutto subordinato ai loro interessi. la volontà di scendere dal gradino non la vedo. I libri in edicola ebbero quel clamoroso successo anni fa perché avvicinarono una fetta ampia di lettori che temevano e temono la reverenzialità delle librerie, considerate tempi sacri. Pietro Citati definì su Repubblica i giornalai, “gli eroi dei nostri tempi” per l’opera svolta. Ci sarebbe bisogno di un bel bagno d’umiltà tale e quale a quello che avvicinò i lettori ai libri. Ma i nostri giornali sono troppo orgogliosi per chiedere la collaborazione dei cittadini

  2. icittadiniprimaditutto

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. Pingback: Dal Guardian una nuova cultura dell’informazione « EJO – European Journalism Observatory

  4. Pingback: Gardijan i nova kultura informisanja « Evropska opservatorija za novinarstvo

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