L’ iPad e l’ iPerconsumatore

Nell’ultima decina di giorni articoli, recensioni ed approfondimenti relativi al lancio dell’ultimo ritrovato della Apple hanno tenuto banco sino alla saturazione, oserei dire, perfino all’ossessione.

Indiscrezioni, esibizionismi, critiche, tutte con un punto il comune: la focalizzazione sull’ “iCoso”® .

Tra tutte, la più interessante mi pare quella effettuata dalle pagine di Periodistas21, in cui viene esposta una critica tanto spietata quanto azzeccata con specifico riferimento al ruolo dell’ iPad in ambito editoriale.

Nell’articolo si spiega come [e perchè] il passaggio al tablet sia un passo indietro rispetto alla speranza di contenuti aperti ed utili.

Sono perplessità condivise da più parti relativamente alla pericolosa inutilità dello strumento concepito non per produrre o per condividere ma solo per consumare standosene comodamente sul proprio divano.

Non è casuale, infatti, se al lancio gli editori hanno immediatamente riacceso le loro speranze, sin ora frustrate, manifestando favori e positività, arrivando sino a definirlo il futuro dei quotidiani. Tutto diviene una applicazione [a pagamento] affinché il web non scappi ancora una volta di mano e si possano, finalmente, mettere sicuri e ben guardati recinti all’informazione, in cui le espressioni culturali si trasformano in pure occasioni di consumo.

L’iPad raccoglie le tendenze di una nuova era per i contenuti digitali, di maggior consumo e minor partecipazione e apertura di contenuti e mezzi. In cui la viralità delle reti sociali si riduce al marketing [nella sua accezione negativa] e l’utente torna ad essere un consumatore. E’ in questo che sperano gli editori tradizionali per risolvere i problemi dai quali non riescono a districarsi.

“Tenete le mani aperte, tutta la sabbia del deserto passerà nelle vostre mani. Chiudete le mani, non otterrete che qualche granello di sabbia”

Eihei Dogen Kigen Zenji

9 commenti

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9 risposte a “L’ iPad e l’ iPerconsumatore

  1. iPad targato Apple risente dei problemi sopra sollevati.
    Altre case hanno sviluppato o stanno sviluppando lo stesso concept, senza le limitazioni imposte da Apple.

  2. pedroelrey

    Anche i cinesi sono sul mercato dal 3 apr con una copia a 290$.

  3. uhm… vero, ma non rischiamo di confondere il recipiente col contenuto? Notizie ed informazioni sno comunque disponibili: che poi uno le voglia leggere con un IPad o con qualcos’altro di più “aperto”, sono fatti suoi. Vedo peggio l’avvento della pubblicità sull’IPhone come applicazione. Non capisco i vantaggi per chi sta pubblicità se la ritrova sul cellulare, ecco…

  4. pedroelrey

    Baldo [giusto?],
    In linea di principio sono assolutamente d’accordo con te. Il contenitore, in questo caso più che altri, vista la portata e le potenzialità determina contenuto, forma e attitudine mentale – di proposta/consumo. Mi è dunque parso corretto evidenziare i limiti strutturali del contenitore e le “minacce” potenziali che contiene.
    Per quanto riguarda l’iPhone immagino che la pubblicità sarà a fronte di servizi erogati in cambio della visione; non sono molto informato al riguardo, confesso, potrei dunque sbagliarmi.
    Ciao.
    Pier Luca

    PS: Nel tuo blogroll c’è ancora Marketingblog 🙂

  5. Il concetto è la “Near Field Communication”… e iPad potrebbe fare di più in questo senso…
    Riguardo i contenuto, direi che è fortemente dipendente dal contesto nel quale è fruito.

    Il device attraverso il quale leggi una stessa cosa, può disegnare diversamente il contenuto a seconda del device, delle abitudini e dei contesti collegati ad esso.

    non è così semplice 😉

  6. pedroelrey

    Antonio,
    Se fosse semplice si sarebbe già risolto da tempo ed invece continuano a scorrere fiumi di parole sul tema. Se fossi il depositario della ricetta miracolosa farei conferenze a 50mila euro al giorno.
    Sul resto credo che la miglior sintesi sia qui:
    http://blog.debiase.com/2010/04/il-business-e-il-messaggio.html ed in particolare quando viene detto: ” modo di finanziare il giornalismo non è irrilevante. Perché genera sistemi incentivanti che favoriscono certe scelte a scapito di altre. Niente di nuovo. Un giornale completamente basato sulla pubblicità di scarpe tenderà nel tempo a essere diverso quando parla di scarpe da un giornale che parla di scarpe ma non ha pubblicità e si può leggere solo se lo si compra. E un giornale che parla di scarpe completamente finanziato da un’associazione di amanti delle scarpe tenderà a essere ancora diverso. I modelli di business generano sistemi incentivanti che nel tempo influenzano i giornali”. Come minimo vale per Apple e l’iCoso.
    Ciao
    Pier Luca

  7. Concordo.
    “I modelli di business generano sistemi incentivanti che nel tempo influenzano i giornali”.
    Lo shift al quale stiamo assistendo (e non vale solo per iPad e affini)e che gli utenti stessi in qualche modo diventano sempre più marcatamente designer delle loro Apps, influenzando chi progetta “applicazioni” e chi a monte progetta “sistemi”.

  8. iUsemyiPad

    Ciao, scusami ma mi permetto di dissentire dalla tua visione da giornalaio”.
    Si, l’iPad è un fantastico strumento di fruizione di contenuti, ma NON è assolutamente limitato a ciò: io uso il mio iPad 3G per leggere news, riviste e ebook, così come per produrre musica!
    Lo ripeto: PRODURRE. Sono 2 mesi che mi porto l’iPad sul palco e lo SUONO usando un’App deliziosa chiamata Mugician.
    La tua voce, per quanto mi riguarda, va unita al coro di tutti quelli che dicono che internet serve solo per il porno… 😉

  9. pedroelrey

    Sono felice di apprendere che la tua passione sia soddisfatta attraverso qs device.
    La mia non è una visione da giornalaio, ma una sintesi delle motivazioni sul perchè l’avvento dell’iCoso sia un passo indietro per i con tenuti aperti e condivisibili, con particolare riferimento al campo editoriale, di cui mi occupo.
    Ciao.
    PLuca

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