A 10 giorni dall’apertura Tirannybook chiude per eccesso di successo.
Collegandosi alla pagina iniziale infatti, si può leggere il ringraziamento agli oltre 2milioni di visitatori che dal 10 maggio in poi hanno aderito alla proposta della sezione portoghese di Amnesty International.
Pare che non ci si possa permettere di sostenere i costi che “l’eccesso di domanda” ha generato.
E’ sempre l’ultimo miglio, l’attenzione al dettaglio e la capacita di visione degli sviluppi futuri che produce la differenza tra sogno e realtà, tra utopia e concretezza di realizzazione.
Una paradossale lezione di realismo.
In questo caso l’utopia discende dalla realta’ e non viceversa. Quindi qualcosa della tua analisi non funziona.
Fatico a capire il senso di quel che dici, scusa. Mi spieghi meglio, per favore. Grazie.
Pier Luca
L’utopia e’ prefigurazione, immaginazione di cio’ che la realta’, la concretezza, dovrebbe o dovra’ essere. In questo caso, pero’, quello che tu definisci “utopia” e’ una imitazione della realta’ (ovvero TB e’ una imitazione di FB). Ergo qualcosa nella tua analisi non quadra.
Ah ok, ora capisco, grazie. E’ che io per utopia intendevo/intendo una meta intesa come puramente ideale e non effettivamente raggiungibile. Nella mia interpretazione del termine utopia l’analisi mi pare, dunque, “quadri”.
Ciao.
Pier Luca
Come dire che quando la gente si assiepa per chiedere gli autografi a, non so, George Clooney, non e’ che magari comunque saranno sempre in troppi perche’ lui ce la possa fare; quanto piuttosto si tratta di una paradossale lezione di realismo che lo dovrebbe indurre a non firmarli affatto.
Come dire che prima di lanciare una iniziativa è necessario prevederne la portata e l’impatto. Si chiama Management [basico]. Qui, purtroppo, è mancato. Mi pare una lezione da imparare per altre onlus enti no profit.Questo è il senso, “la morale”.
PLuca
Quindi dici che Zuckerberg aveva previsto la portata e l’impatto di Facebook fin da prima della sua nascita? Mmna… mi sa che la tua logica proprio non funziona. Ovvero, funziona ma a cose fatte. Di solito la chiamano “senno del poi”.
Vedo con piacere che l’argomento ti appassiona davvero.
E’ una discussione che periodicamente si ripropone.
Dico/Penso che la visione strategica, la pianificazione di breve e medio sono criteri che non ho stabilito io e che sono universalmente riconosciuti come efficaci, migliorativi del percorso a parità di condizione.
Mi piace anche – come ho fatto in passato – citare la massima che recita: ” una buona pianificazione non potrà mai sostituire una gran botta di culo”, ma questo è un’altro discorso.
Buona serata e grazie per tutti i contributi ed il tempo investito.
Ciao
Pier Luca
Mica hai risposto.
P.S. Nel frattempo ne faccio un’altra: Quindi se ho ben afferrato, tu stai affermando che il grandissimo successo di Facebook e’ stata una “gran botta di culo”?
Mi pare invece di averti risposto. Se attaccandosi all’ultimo pezzo della frase continuiamo a riproporre uno sviluppo ulteriore della discussione probabilmente non si concluderà/risponderà mai.
Sto affermando [per la 3^ volta, eh] che la visione strategica, la pianificazione di breve e medio sono criteri che non ho stabilito io e che sono universalmente riconosciuti come efficaci, migliorativi del percorso a parità di condizione. Affermazione che, una volta chiarito il senso attribuito al termine utopia, risponde alla tua domanda/obiezione iniziale e chiarifica il senso di questo post.
Buona giornata.
Pier Luca
La mia domanda e’ chiarissima, la tua risposta per niente. Che tu sei del “partito della pianificazione universale” s’era capito da un pezzo. Il problema e’ che sfortunatamente -io non ti ho chiesto questo-.
La domanda era semplice, semplice: ti ho chiesto se ritieni che il successo di Facebook sia a) Frutto di una pianificazione e visione strategica; oppure: b) Frutto di una (termini tuoi) “gran botta di culo”.
Queste e’ domanda, non altra. Ora, domandare e’ lecito e rispondere e’ cortesia, quindi se non vuoi rispondere basta dirlo. Ma -cambiare- la mia domanda in quella che piu’ piace a te, no: questo non te lo permetto. Saro’ lieto, quindi, di conoscere la tua opinione in merito; diversamente grazie lo stesso e a posto cosi’.
Dunque, mi pare possibile stabilire di aver risposto alla prima domanda che ha iniziato la conversazione: <>.
Visto che entrambi ci gongoliamo con le citazioni, “la specificazione non è mai ovvia”.
Passiamo alla seconda:<>.
Sono argomenti sui quali scorrono fiumi di parole,in estrema sintesi,
Facebook sino a quest’anno non è stata una iniziativa – come molte altre in quest’area – che ha avuto redditività. Stabilirlo/ricordarselo credo sia una minima premessa importante.
Facebook nasce come qualcosa di diverso da quel che nel tempo diviene. Credo che l’inizio di Facebook sia assolutamente fortuito e fortunato e che i suoi sviluppi siano frutto di visione e pianificazione strategica.
Spero possa essere considerata almeno una bozza di risposta.
Ciao.
Pier Luca
Perfetto: grazie della risposta chiarissima. Altra domanda, allora, se permetti: come definiresti in una frase questo “qualcosa di diverso” che fu Facebook all’atto sua nascita? Un termine che sintetizzi in modo appropriato potrebbe essere, secondo te: “progetto idealmente dotato di grande valore per alcuni individui, ma dotato di scarsissime probabilita’ di successo concreto”?
Capacità di comprensione del macroscenario e visione del contesto che favoriscono l’evoluzione del progetto iniziale, ridifinendone la mission. Spero possa essere comprensibile ed appropriato.
PLuca
Grandioso. Vedi che siamo d’accordo: un “work in progress” che parte da un’idea fortissima che definire utopica allora, sarebbe stato eufemismo.
Ma questo e’ in palese contraddizione col tuo postulato iniziale:
“E’ sempre l’ultimo miglio, l’attenzione al dettaglio e la capacita di visione degli sviluppi futuri che produce la differenza tra sogno e realtà, tra utopia e concretezza di realizzazione.”
Appunto parlavo di “senno del poi”.
Tra l’altro all’apertura di TB leggo ora che scrivevi:
“Interessante realizzazione che -concretizza praticamente- quanto riportavo pochi giorni fa, eccetera”
Mentre ora scrivi;
“E’ sempre l’ultimo miglio, l’attenzione al dettaglio e la capacita di visione degli sviluppi futuri che produce la differenza tra sogno e realtà, tra utopia e -concretezza di realizzazione-.
Se questo non e’ senno del poi…
Ma come cavolo ti chiami di nome vero, amico mio?
Non c’è dissidio, non c’è divergenza. Le due visioni si integrano, si compenetrano. Una cosa non esclude l’altra.
1) Tyrannibook: confermo quel che ho detto e che riporti. Bella iniziativa della quale non è stata valutata la portata, l’impatto e che, proprio perchè ben realizzata, ha avuto un tale successo da costringere chi l’ha realizzata chiuderla, come dico, paradossalmente per eccesso di successo. La divergenza non esiste è solo sul termine utopia che mi sono premurato di chiarire come io lo intendessi in maniera diversa da te che continui, infatti, ad usarlo in questo senso: “Un’utopia (pron. utopìa) è un progetto o la sua realizzazione (prevista o attuale), quando questi si propongano come idealisticamente desiderabili e dotati di valore” [http://it.wikipedia.org/wiki/Utopia]
2)Facebook: Nuovo capitolo tutt’altra storia di un progetto che dura solo 10 giorni quale Tirannibook.
Visone strategica…bla, bla, bla [non mi ripeto] e certamente work in progress come è normale che sia in qualsivoglia progetto che è sempre caratterizzato da una parte strategica. Chi mi conosce da tempo sa che per anni ho firmato le mie mail con una frase di Sun Tzu che regita: “La strateggia senza tattica è la via più lunga alla vittoria, la tattica senza strategia è il rumore che preceder la sconfitta”, credo che riassuma anche in qs caso il mio orientamento.
Non citerei, comunque, a prescindere dal ns dibattito/confronto, facebook come esempio di grande visione e managerialità visto che sorpassati [pare] i nproblemi di redditività ora si scontra – come si legge ogni giorno – con nuove problematiche.
Infine, utilizzerei invece questi 18 commenti per un corso sulla tecnica di gestione delle obiezioni e dei conflitti, ma questo è un altro capitolo 🙂
Un abbraccio
Pier Luca
Tutti possono leggere quello che hai scritto prima e quello che hai scritto dopo:
Tuo articolo a), scritto -prima- del fermo di TB: “iniziativa valida perche concreta”.
Tuo articolo b), scritto -dopo- del fermo di TB: “iniziativa fallimentare perche’ non concreta”.
Non credo ci sia da aggiungere altro: la contraddizione e’ solare. In altre parole hai -aggiustato- la tua analisi, secondando il volgere degli eventi. Quel che si suol dire “senno del poi”.
P.S. “Infine, utilizzerei invece questi 18 commenti per un corso sulla tecnica di gestione delle obiezioni e dei conflitti, ma questo è un altro capitolo”
Io invece utilizzerei questa frase per un corso sull’umilta’.