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Lunga Vita all’Edicola

A margine del panel di discussione del journalismlab: “Chi vende le notizie. Distribuzione dell’informazione: visioni & modelli per la convergenza editoriale”,  all’interno dell’International Journalism Festival 2011 recentemente conclusosi, del quale sono stato il moderatore, il video dell’intervista ad uno dei relatori.

L’amica Domitilla Ferrari, social media strategist in Mondadori, conferma che anche l’ edicola ha motivo di esistere persino in un’epoca digitale.

Ovviamente, per continuare ad attrarre i lettori [sia in edicola che online] elemento imprescindibile è la centralità di contenuti e notizie di qualità.

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Il Discorso di De Benedetti all’International Journalism Festival 2011

Il key note tenuto da Carlo de Benedetti all’International Journalism Festival ieri su giornali e giornalismo, come mostra la word cloud realizzata dal suo discorso integrale,  è fortemente incentrato sull’assioma del ruolo dei quotidiani come elemento imprescindibile di una democrazia.

E’ una relazione che è stata riproposta nel tempo da diversi attori del comparto editoriale anche a livello internazionale. Quasi un anatema di quello che avverrebbe se un giorno i giornali, così come li conosciamo, dovessere davvero scomparire.

Il problema di fondo è che questa relazione viene sempre meno riconosciuta dai lettori ed è certamente una delle concause dell’attuale crisi endemica dell’informazione tradizionale,  appellarvisi per partito preso senza prima essere intervenuti al riguardo non può che essere perdente.

Non è tutto da buttare però il ragionamento del Presidente del gruppo Espresso – Repubblica.

Di particolare interesse, a mio avviso, i passaggi relativamente al  ruolo di giornali e giornalismo come filtro, come aggregatori e selezionatori del rumore di fondo costante che caratterizza l’attuale fase dell’ecosistema dell’informazione.

La funzione di aggregazione più che quella del contenuto, che di fatto perde sempre più di valore, o perlomeno è sempre più difficile valorizzare sotto il profilo strettamente economico, se ben svolta, potrebbe effettivamente restituire ruolo e valore ai giornali traghettandoli in un futuro migliore.

Se l’informazione è abbondante è il tempo ad essere una risorsa sempre più scarsa e dunque preziosa. In tal senso il valore dell’aggregazione potrebbe essere concretamente riconosciuto dall’utenza così come da tempo avviene per servizi di monitoraggio dell’informazione relativamente alle citazioni ed all’immagine delle imprese che pagano questi servizi.

Aggregazione di contenuti, in chiave di preselezione affidabile, ed aggregazione di comunità di utenti, di lettori, in chiave sociale, potrebbero effettivamente restituire dignità e redditività ai giornali.

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Chi Vende le Notizie?

“Chi vende le notizie. Distribuzione dell’informazione: visioni & modelli per la convergenza editoriale” è il panel del journalismlab all’interno dell’International Journalism Festival 2011 del quale sono stato il moderatore ieri.

L’eterogeneità del gruppo di relatori composto da Filippo Pretolani [Fondatore e CEO Gallizio Editore], Alessandro Sisti [COO Multimedia Gruppo Corriere dello Sport], Domitilla Ferrari [Social Media Strategist nella Direzione Generale Digital di Arnoldo Mondadori Editore], Fabio Cavallotti [Senior Editor and Manager Vigilio – Matrix] ed Amilcare Digiuni [Segretario Nazionale Responsabile Organizzazione SINAGI], ha consentito di dialogare sul tema offrendo prospettive distinte che hanno coinvolto il pubblico, partecipe sino a presenziare per mezz’ora oltre l’orario previsto di chiusura dei lavori, e  proposto una visione d’assieme fuori dall’ordinario.

Utilizzando la metodologia del metaplan [ o cloud] ho cercato di riunire i temi emersi da diversi interventi aggregandoli visivamente.

Il dibattito ha evidenziato la dicotomia tra i modelli verticali degli editori e quelli orizzontali della Rete, la necessità di guardare al futuro innovando e sperimentando,  coinvolgendo ed integrando la distribuzione tradizionale, il canale edicole, che rappresenta ancora oggi l’80% dei ricavi [vendite e pubblicità su carta stampata] del settore.

Volgarizzando, per sintesi, si tratta di non buttare via il bambino con l’acqua sporca, come probabilmente è stato fatto sin ora da coloro afflitti da tabletmania o altre simili affezioni patologiche.

Come ho avuto modo di dire per tirare le fila del confronto, sarò della vecchia scuola, forse, ma mi hanno sempre insegnato che per innovare, per costruire il futuro è necessaria una attenta gestione del portfolio prodotti/canali. Mi pare si chiami matrice di boston ed anche in tutti i suoi adattamenti non mi risulta che contempli la possibilità di buttare alle ortiche l’80% delle revenues.

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