Tyrannosaurus Rex

Ieri, dopo tanta attesa, è stata approvata in Germania la legge sul copyright sul Web  che in molti avevano ribattezzato “legge anti-Google”.

Rispetto alle intenzioni iniziali ed alle attese degli editori tedeschi la legge è stata “annacquata” e, come riferisce il «The Financial Times», all’ultimo momento nella legge è stato inserito un paragrafo che consente ancora di pubblicare piccoli porzioni di testo, estratti, senza chiedere permesso e pagare una fee per farlo.

La definizione di estratto e la sua quantificazione in termini di numero di parole darà probabilmente spazio ad una negoziazione tra Google e gli editori teutonici per quanto riguarda Google News, così come già avvenuto in Belgio ed in Francia recentemente, che non è difficile prevedere si concluderà con l’ennesima vittoria di Pirro.

Fonti notizie USA UK Germania

Gli editori, alla disperata ricerca di fonti di ricavo, vogliono far pagare Google per la pubblicazione dell’anteprima dei loro contenuti anche in Italia, con la FIEG schierata in prima fila nella “sacra battaglia”, e più in generale nel resto d’ Europa.

Google News genera se miliardi di click verso i siti d’informazione ed i criteri dell’algoritmo tendono a favorire i media tradizionali portando di fatto un vantaggio non indifferente agli stessi.

Claudio Giua, Direttore sviluppo e innovazione del Gruppo Editoriale L’Espresso, è intervenuto recentemente sulla questione affermando che più che di Google News, che “non fa pubblicità, quindi non sottrae risorse agli editori”, ma di Google in generale e della sua straordinaria capacità di capacità di monetizzazione di contenuti altrui grazie alla “posizione di monopolista della ricerca in rete e di semi-monopolista della pubblicità sulla rete”.

Peccato che di fatto la rilevanza in termini di ingressi pubblicitari per Google dalle notizie sia scarso o nullo come ha ben spiegato [qui tradotto in italiano] Frédéric Filloux che ha analizzato le ricerche effettuate dagli utenti e le keywords, le parole chiave di maggior valore, vendute a maggior prezzo da Google. 

La miglior sintesi su come affrontare la questione è stata espressa da Louis Dreyfus, CEO di «Le Monde» dopo l’accordo raggiunto in Francia che spiega “…questo accordo non cambia il modello economico della stampa e coloro che si basano sugli aiuti, siano essi il fondo di Google o i fondi statali, per tirare avanti sbagliano. I media possono contare solamente su se stessi e sulla capacità di rinnovare la propria offerta per uscire dalla crisi”.

Concetto che già nel 2007 Don Tapscott e Antony D. Williams in “Wikinomics” esprimevano ricordando un concetto, che volendo ben vedere dovrebbe essere basico, tra i fundamentals di qualunque impresa, scrivendo che è la creazione di valore [aggiunto] per il cliente, per le persone, NON il controllo la risposta da dare nella digital economy.

Che molti editori, molte testate, a cinque anni di distanza non l’abbiano ancora compreso è oltremodo preoccupante, indice di mentalità da Tyrannosaurus Rex che rischia di portarli all’estinzione come mostra il video sottostante nella meravigliosa animazione 3D.

Update: Il NYTimes spiega che la legge “anti Google” è passata solo al Bundestag, non al Bundesrat e quindi non è ancora ratificata. inoltre al Bundesrat hanno la maggioranza i verdi ed i socialdemocratici e quindi, per quanto “annacquata”, non è detto che passi. Credo che, comunque, il mio ragionamento resti valido. Comment is free!

3 commenti

Archiviato in Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

3 risposte a “Tyrannosaurus Rex

  1. Pingback: Tyrannosaurus Rex | Pressline News | Scoop.it

  2. Pingback: Tyrannosaurus Rex - Il Giornalaio | Giornalismo Digitale | Scoop.it

  3. Ogni posizione dominante comporta squilibri e potenziali strumentalizzazioni del potente di turno. Ma convengo pienamente su quanto riportato dall’articolo, poiché oggi si vede dominante Google sia nella ricerca che nella pubblicità, ma ieri chi era dominate? Mi sembra piuttosto curiosa la posizione dei “tirannosauri” analogici, dato che si vedono sparire i facili guadagni dovuti impropriamente non per loro merito ma solo per predende di legge, potevano svegliarsi prima e rendersi conto che il mondo cambia. Google ha sicuramente moltissimi difetti, ma sparargli addosso solo perché è più bravo di altri, mi sembra veramente avvilente.

Lascia un commento