La Crisi è Economica o di Valori?

A metà di questa settimana Nielsen Media Research ha rilasciato i dati delle rilevazioni degli investimenti pubblicitari in Italia suddivisi per mezzo per i primi 11 mesi del 2012 ed il relativo confronto con il pari periodo del 2011.

Se già nel progressivo dei primi undici mesi dell’anno scorso la situazione era davvero critica con  gli investimenti in televisione  che registrano una flessione del -15,3% e quotidiani e periodici rispettivamente al -16,9% e – 17,8%, anche l’advertising online [display+ performance+ classified] per la prima volta dopo anni di crescita in calo dell’8,3%.

Arrivano ora i dati dell’ Osservatorio FCP Assointernet relativi a tutto il 2012. Il mese di dicembre registra una flessione del -10,3% confermando e peggiorando la performance del mese di novembre e  portando il totale del 2012 ad una crescita del 5,3%.

Pur restando l’unico mezzo con una variazione positiva, il calo a due cifre del mese di dicembre, mese in cui tradizionalmente la spesa pubblicitaria cresce per incentivare i consumi natalizi, fa riflettere.

Seppure l’assenza di dati sul valore della search, di Google, e di Facebook nel nostro Paese non  consenta di avere un quadro completo della situazione, resta la negatività del dato, che certamente non lascia ben sperare per gennaio 2013, e induce inevitabilmente a riflettere sulle possibili cause ed implicazioni dello stesso.

Ovviamente la costante crisi economica che stringe, anche, l’Italia è inevitabilmente una concausa del calo degli investimenti pubblicitari che inizia a colpire anche l’online ma non credo che da sola basti a spiegare.

Con CTR che hanno valori nell’ordine dello zero virgola zero zero l’inefficacia della comunicazione online nella sua forma più tradizionale, display, è ampiamente dimostrata da tempo. Il trasferimento di forme e formati della comunicazione pubblicitaria all’online è assolutamente fallimentare, inadeguata come proposta, come confermato dal report  Nielsen: “Global Trust in Advertising and Brand Messages” che ha evidenziato come le forme più tradizionali di comunicazione pubblicitaria online [e mobile] sono quelle che godono di minor fiducia, e dunque impatto e valore, da parte delle persone.

Vi sono elementi strutturali di cambiamento nel processo di relazione e comunicazione tra persone e brand, imprese, alle quali gli attuali format di comunicazione pubblicitaria, anche online, non sono in grado di dare una risposta utile. La pubblicità diviene sempre più, nella migliore delle ipotesi, un fastidio da sopportare per poter fruire di contenuti che interessano le persone.

La crisi è economica ma anche di valori. Sarà meglio lavorarci sopra alla svelta.

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