Media, Social Network & Dintorni

Le pagine di Facebook con il maggior numero di followers sono relative ad argomenti che spaziano dalla musica ai videogiochi passando per i programmi televisivi di maggior successo.

Secondo quanto riporta Facebook PageData, si nota una forte concentrazione nell’area dell’intrattenimento mentre la politica o l’attualità in termini di notizie scivolano in secondo piano.

Sono dati che, congiuntamente alle cifre segnalate sul Guardian, relativamente allo spreco di risorse effettuato dai media sui diversi social network, fanno riflettere sulla distanza esistente tra il pubblico attivo degli internauti ed il mondo delle notizie che complessivamente continua a presentarsi con modalità indifferenziate che, tranne in rarissimi casi, non coinvolgono l’utenza off line o on line che sia.

Sentenza senza appello che la recente ricerca di Zogby International, svolta nella prima settimana di giugno di quest’anno, decreta definitivamente, rilevando come i media nel loro complesso godano della minor fiducia in assoluto per gli statunitensi in generale, ed ancor più tra i giovani come illustra la tabella di sintesi sottostante.

Credo che siano spunti che richiedano una riflessione che vada ben al di là di quanto si è visto sin ora, con tatticismi tanto originali quanto inutili. Immagino non sia casuale che le innovazioni in ambito giornalistico arrivino prevalentemente da parte di chi non è legato alla professione in senso stretto, mentre i quotidiani hanno sino ad ora fallito nell’innovare e nel conquistare nuove audience.

I nuovi modelli di informazione giornalistica devono riconsiderare i concetti della libertà di stampa, della qualità e della governance delle notizie, puntando su una diversificazione dei media a beneficio della partecipazione e soddisfazione del lettore.

L’alternativa è perire indistintamente nelle versioni tradizionali cartacee oppure in quelle nuove on line. Il problema non sta nel mezzo o nel supporto, mi pare evidente.

3 commenti

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3 risposte a “Media, Social Network & Dintorni

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  2. Condivido pienamente la conclusione: “Il problema non sta nel mezzo o nel supporto”.
    Io lavoro in un portale – mi considero una specie di artigiano del web -. Ho un passato nell’editoria “tradizionale” (professionale).
    A me sembra che l’avvento delle nuove tecnologie abbia allontanato l’editore dal lettore. Si è persa la capacità di comprendere come è cambiato il bisogno informativo. Che questo, poi, sia stato anche indotto dai nuovi media non cambia l’oggetto del problema. Per esempio, resto convinto che non si sia lavorato sul terreno del linguaggio. Spesso ciò che c’è scritto su carta e copiato fedelmente su nuovi apparati tecnologici. Penso all’informazione finanziaria-economica. Nel nostro paese c’è un popolo di semi-analfabeti che potrebbe trasformarsi in un interessante mercato. Un editore potrebbe lavorare/investire sulla creazione di questo mercato. E qui l’uso di un linguaggio comunicativo “nuovo” sarebbe vincente. Molte soluzioni che in questi anni ho visto prima sul web e poi su nuovi device, innovano poco. Gli articoli, i prodotti editoriali sono troppo simili a come vengono confezionati sulla carta (e con l’iPad, per certi versi il processo di avvicinamento è ancora più marcato). A me sembra che l’ossatura dei prodotto peschi ancora nel lettore tipo di 10, 20 anni fa.

  3. pedroelrey

    Caro Fabio,
    Bel commento stimolante e analitico, grazie per il tempo investito.
    Oltre che l’ossatura del prodotto è probabilmente tutta la struttura dalle organizzazioni al sistema nel suo complesso che sono rimasti a 20 anni fa.
    Ciao
    Pier Luca

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