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Homo Debitor

La crisi del debito tocca ormai tutti i paesi a economia avanzata, non risparmia che quelli lontani dagli Stati guida della globalizzazione, trionfante fino a un quinquennio fa. Tocca il cuore del sistema economico, politico e sociale degli USA, della Germania, della zona euro, fa leva sui meccanismi istituzionali e indipendenti della relazione creditore – debitore, rafforza gli organismi di vigilanza e intervento, dal Consiglio d’Europa alla Banca centrale europea, dal Fondo monetario internazionale, alle agenzie di rating, che minacciano e declassano le solvibilità. Domina in modo trasversale, senza fare alcuna differenza tra lavoratori e disoccupati, attivi e inattivi, pensionati e in mobilità.

Trasformare ogni persona in soggetto economico indebitato è la logica del sistema in cui viviamo. L’homo debitor è la nuova figura di homo economicus, afferma Maurizio Lazzarato, filosofo e sociologo, autore di «La Fabrique de l’homme endetté. Essai sur la condition néolibérale», Editions Amsterdam, Paris, 2011.

Il debito, sostiene, permette di disporre in anticipo dell’avvenire, connette anticipatamente tutte le biforcazioni imprevedibili del comportamento. Dietro la fabbricazione etica dell’uomo indebitato c’è il risultato di una morale della colpevolizzazione e tutti sono in colpa e responsabili davanti al capitale, che si presenta come il grande creditore, il creditore universale. Una delle maggiori sfide del neoliberismo, svela senza ambiguità, è la crisi attuale, della proprietà, che esprime un rapporto di forza tra proprietari e non proprietari del capitale.

Attraverso il debito pubblico tutta la società è indebitata, esarcebando le disuguaglianze, che è tempo di qualificare come “differenze di classe”. Con il debito non si finisce mai e il debito infinito è la caratteristica della modernità, che trasforma il debitore nel Sisifo contemporaneo.

E’ la tecnica di governo per mezzo della quale viene assicurato il controllo delle soggettività individuali e collettive, volte a ridurre l’incertezza del tempo e dei comportamenti dei governati. Siamo perciò debitori dello Stato, del sistema finanziario e, più in generale, delle aziende, che incitano e costringono a diventare imprenditori della propria vita, del capitale umano. Il proprio orizzonte materiale, mentale e affettivo è riconfigurato e sconvolto.

Il libro di Lazzarato è d’una razionalità assoluta. Si apre sul debito come apprendimento fondamentale del vivere in società e facilitazione del rapporto di potere specifico. Prosegue con la genealogia del debito e del debitore, in cui è dimostrato il doppio legame della soggettività di chi è indebitato e dell’agire in questa logica di fiducia. Si conclude con la riconfigurazione del potere sovrano, disciplinare e biopolitico di quello che si deve al creditore nell’impresa neoliberista, dell’indebitamento come metodo di governo.

Il blocco del potere neoliberista non può e non vuole regolare gli eccessi della finanza, perché il suo programma è sempre quello rappresentato dalle scelte e le decisioni, che conducono all’ultima crisi finanziaria.

Con la minaccia incombente del default per debito sovrano, i governanti puntano a una ricostruzione del welfare pubblico al servizio dei nuovi “assistiti”, le imprese e i ricchi, organismi dominatori della privatizzazione totale.

L’opposizione all’economia del debito e alla sua colpevolizzazione è, in fondo, una morale della paura, che richiede una conversione soggettiva specifica di liberazione da tutti i sentimenti del dovere nei confronti della propria origine e ragione d’esistere.

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