Giornalisti & Blogger

Il rapporto tra giornalisti e blogger è segnato già dalla terminologia che ne identifica differenze di status.

Si tratta una relazione che in più di un’occasione ho definito di controdipendenza, termine che suggerisce come vi sia dipendenza gli uni dagli altri ma al tempo stesso conflittualità.

Conflittualità che Paul Bradshaw spiega, come illustra la grafica di sintesi sottostante, in uno scontro di culture, forse persino di ideologie.  Una distinzione di mezzi e fini che  finirebbe inevitabilmente, pare, per generare contrapposizione.

Il tema è ricorrente da tempo, a ondate ritorna, così come l’ipotesi che i blog, al pari dei quotidiani di carta, siano morti sepolti, tanto da spingere persino Jay Rosen ad occuparsene in occasione del recente SXSW 2011.

Se certamente esitono delle distinzioni, all’interno del “nuovo” ecosistema informativo i confini si assottigliano, si fanno sempre più labili, rendendo davvero difficile tracciare una linea netta di demarcazione tra cosa sia un post e cosa un articolo, tra cosa sia un blog e cosa un web magazine, un quotidiano on line.

Se persino il NYT lascia ampi varchi nei propri recinti, riconoscendo implicitamente l’importanza dei “blogger”, e al tempo stesso  inaugura, come molti altri quotidiani, uno spazio su Tumblr,  diviene impossibile non cogliere i segnali inequivocabili di come nel tempo la contaminazione abbia lavorato su entrambi i fronti, trasferendo il valore dalla notizia al commento, all’analisi della stessa e rendendo complementari invece che alternativi e contrapposti questi due mezzi.

Il futuro dell’informazione si gioca, anche, sull’abbattimento delle barriere ormai insensate dei giornalisti contro i blogger.

Ben arrivati nell’era dei giornalisti e dei blogger, anche se personalmente non mi ritrovo in nessuna delle due classificazioni.

15 commenti

Archiviato in Comunicazione, Passaggi & Paesaggi, Scenari Editoriali

15 risposte a “Giornalisti & Blogger

  1. Sono una giornalista prestata ai blog causa mammità. Ho scritto il mio primo articolo a vent’anni, battendo sui tasti della macchina da scrivere di un quotidiano di provincia. Ho fatto la vita da marciapiede, quella a caccia di notizie a contatto con la gente. Se mi capita un pezzo di nera so farlo, con i modi giusti. So procurare anche la foto di quel morto, pur se la famiglia è reticente. So intervistare il grande politico, lo sportivo, la vecchietta al supermercato. Conosco le “cinque W” e nei miei pezzi ci sono tutte, nelle prime cinque righe. So titolare, sottotitolare, scrivere didascalie appetibili. So impaginare e far quadrare la massa di notizie in uno spazio limitato, sia esso quotidiano, settimanale o mensile. Un blogger spesso sa scrivere bene, spesso affronta argomenti interessanti, spesso il suo lavoro lambisce il confine tra blog e stampa. Ma dagli un cadavere per strada e non saprà da che parte prendere. Dagli un pacco dono di un’azienda e si sdilinquirà in complimenti, quando per me si chiama solo marchetta. Dagli 3 euro e scriverà un pezzo che riempirà una pagina web, piena di Adsense. Peggio: si accontenterà di un bel pat-pat sulla spalla e dei mille “like” su Facebook. Lui sarà felice, ma avrà tolto lavoro a chi si è battuto per compensi equi e giornate di lavoro umane. Ed è per questo che la distinzione ci deve essere. E dovrà esserci. Sempre. Perchè il giornalismo non è solo politica, ma il racconto delle piccole cose di tutti i giorni. E come tale dev’essere affrontato.

  2. Non lo so, Babuska. Io sono tutte e due le cose (ho il mio blog e scrivo su alcuni periodici “di carta” nonchè sul blog del Corriere della Sera); condivido in parte le tue osservazioni, però conosco alcuni blogger davvero bravi, molto più interessanti, precisi e professsionali di alcuni giornalisti stipendiati, titolati e inamovibili che presidiano le redazioni.

  3. Questione a lungo discussa (e a cui diedi 4 anni fa un modesto contributo http://it.ejo.ch/?p=171).
    Ma la realtà è dura per tutti: http://daily.wired.it/blog/hoax_buster/2011/04/05/foto-ose-liz-taylor-bufala.html

  4. Pingback: Informazione Online: Giornalisti & Blogger | Creoweb

  5. Io non vedo la differenza fra le due figure e, anzi, tenderei a valutare molto di più il lavoro di un blogger, vista l’attuale qualità dei giornali!

  6. fishcanfly

    A proposito, volevo segnalare un interessante sito che smaschera i giornalisti imbroglioni che copiano dai blog o cose poco corrette dal punto di vista dell’etichetta professionale. Si chiama churnalism.com
    Be’ comunque è una questione dura da affrontare che dovrebbe far ripensare molto su come molti giornalisti nostrani scrivono i propri articoli.
    Io non sono giornalista, ma sono un blogger per passione! 🙂
    http://www.vongolemerluzzi.wordpress.com è il mio blog!

  7. Pingback: Giornalisti vs. Blogger… vs. Social?

  8. Pingback: » Informazione Online: Giornalisti & Blogger terrefertili.net: La telematica contro il digital divide

  9. Pingback: > Giornalisti vs. Blogger… vs. Social? | Giornale Blog

  10. Non commento quasi mai i post che leggo. Questo mi ha infiammato – sarà stato il mal di denti che mi attanagliava – al punto da pubblicare il commento anche sulla mia pagina di FB. E le risposte dei miei amici e colleghi non si sono fatte attendere. La soluzione del blogger professionista, di cui leggo da Marco, è interessante. Parlando di un mare magnum come gli Usa. Chissà se porterebbe a una regolamentazione anche da noi. Continuo però a leggere di blogger che scrivono di politica, di moda, di cucina. Di macro-argomenti, insomma. Forse è giusto che sia così. Sarò diventata una vecchia sindacalista, uguale a quei personaggi che ho sempre detestato. Ma, sederoni di pietra a parte (d’accordissimo con te, Cristina!), persevero nel difendere la categoria dei “cronisti”, quelli che fanno il giornale da pagina 5 a pagina 30. Quelli che alle 6 lanciano il primo giornale radio. E alle 8 leggono il primo tg. Quelli che sanno raccontare con la stessa professionalità il mercatino del biologico in piazza, della partita di pallamano di serie B, del bufalo scappato dal mattatoio. Perchè, a mia nonna, interessa essere informata su queste notizie. Possibilmente scritte bene. Passo e chiudo, mi son stancata pur io di me stessa… E chiedo scusa al padrone di casa se ho abusato della sua ospitalità.

  11. Proprio oggi ho scritto sulle conseguenze di queste barriere…. guardate che capita su un sito web aziendale se viene applicata la logica del giornalista

    http://www.appuntiscritturacreativa.it/post/4388692081/scrivere-comunicato-stampa

    se i giornalisti accettassero di parlare con noi…

    ps: sui blogger che “Dagli un pacco dono di un’azienda e si sdilinquirà in complimenti, quando per me si chiama solo marchetta. Dagli 3 euro e scriverà un pezzo che riempirà una pagina web, piena di Adsense” ci tengo anche a dire la mia avendo la fortuna di lavorare a stretto contatto con un classico ufficio stampa… beh… le mie colleghe hanno rapporti con aziende che:
    – regalano vacanze ai giornalisti per ricevere redazionali in cambio;
    – regalano oggetti e prodotti di valore (si parla di centinaia di euro) ai giornalisti per avere redazionali;
    – invitano giornalisti in azienda offrendo soggiorni in hotel da 5 stelle e pranzi da favola per avere sempre i soliti redazionali;

    e mi fermo con l’elenco che è meglio. Certo, mai generalizzare… eppure un articolo su web di un blogger si può misurare come performance (letture, conversioni etc.)…. l’articolo su carta che cosa porta all’azienda? Qui si gioca la crisi dell’editoria ma anche la non totale sostenibilità del web… nessuno ha piena ragione ma nessuno ho il futuro da solo nelle mani 😉

  12. Ciao, non sono d’accordo che il “blogging” non è commerciale. In Italia abbondano i blogger che spacciatamente fanno marchette (anche mal fatte). Anna

  13. A mio parere si tratta di una polemica sterile. Blogger e giornalisti hanno ruoli diversi e sono percepiti diversamente dal Web. Due ruoli, giornalisti e blogger, che insieme reggono l’intero sistema dell’informazione online. Senza i primi il processo d’intermediazione professionale cadrebbe e con essa la qualità stessa delle notizie. Senza i secondi il Web sarebbe privo di quell’approfondimento, di quella ricchezza e di quella fresca vivacità informativa che lo contraddistingue. Ne ho scritto in questo articolo

  14. Pingback: Blogger e giornalisti, diversi ma complementari « Snodi

  15. Pingback: TamTamy - Connessioni » Un fine settimana all’insegna del giornalismo (e non solo)

Scrivi una risposta a Marco Cancella risposta